

«Il mio coinvolgimento con il Meeting è cominciato fin da bambina», racconta Maria Chiara, oggi studentessa magistrale in Storia dell’Arte. «I miei genitori mi portavano con loro e trascorrevo intere giornate al Villaggio Ragazzi». Poi c’era suo padre, che ogni estate, con fedeltà silenziosa, sacrificava le ferie per servire bevande alla fiera. Da piccola non capiva cosa ci fosse di bello in quella fatica. Ma col tempo, vedendolo tornare ogni anno più felice, ha intuito che dietro quei gesti si nascondeva qualcosa di grande.
A sedici anni anche lei ha detto il suo primo "sì": si è iscritta come volontaria. «Quell’estate mi occupavo di pulire i tavoli nella zona ristoro. Ricordo la fatica, ma anche la letizia nostra e delle persone che ci ringraziavano dopo aver trovato il tavolo pulito».
Non è un’esperienza da curriculum, né una vacanza alternativa. È qualcosa che tocca il cuore e orienta il cammino. Oggi Maria Chiara è tra i giovani che contribuiscono ogni anno alla costruzione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, e la sua storia ricorda perché questo evento è un bene da sostenere.
Durante gli anni universitari è tornata a Rimini come volontaria, mettendo a frutto ciò che ama: l’arte. «Ogni anno rimango affascinata dalle mostre, soprattutto da quelle di ambito umanistico. Mi sono candidata come guida, certa di contribuire a un progetto che va oltre la divulgazione: una proposta che invita a interrogarsi sul motivo per cui qualcosa ci affascina o ci commuove».
Nel 2023 ha partecipato alla mostra La forma delle parole, esperienza che l’ha aiutata a sciogliere dubbi sul proprio futuro. «Fare la guida è stato un canale privilegiato per mettermi alla prova in ciò che amo. Alla fine della settimana, ero piena di gratitudine: avevo accompagnato le persone nella scoperta di qualcosa di bello».
Il Meeting è anche questo: un luogo dove le passioni diventano strumento per far brillare un pezzetto di verità davanti agli altri. E la verità ha la forma della bellezza, soprattutto quando nasce da un incontro gratuito.
«È bastata quella settimana per ridarmi fiducia e iniziare con entusiasmo il percorso magistrale». Un anno dopo è tornata ancora, guidando i visitatori nella mostra L’essenziale è visibile agli occhi: il giro del mondo di William Congdon. Ma non si è trattato solo di un approfondimento artistico. «In preparazione ho letto i diari dell’artista, in un periodo difficile. Quelle pagine mi hanno fatto scoprire un amico… Congdon mi ha accompagnato nella fatica, testimoniandomi la grandezza del mistero che lo ha salvato».
Così il Meeting diventa fucina di vita, sorgente di vocazioni e luogo di decisioni importanti. «Dopo quell’estate, ho deciso di approfondire lo studio di questo artista nella mia tesi magistrale. Una ricchezza inaspettata nata semplicemente dal dire “sì” alla proposta del Meeting».
Ma cosa rende il Meeting così potente da cambiare una vita? Per Maria Chiara, la risposta sta nella sua natura profondamente umana: «Credo che una forza del Meeting sia nella varietà delle sue proposte – mostre, spettacoli, incontri, testimonianze – nate tutte dall’esperienza di qualcuno colpito da qualcosa di eccezionale».
«È per questo che sono convinta che il Meeting sia un bene per il mondo: perché apre alla possibilità di cogliere un sussulto del cuore in ogni ambito dell’esperienza».
Sostenere il Meeting non è solo un gesto di generosità: è una scelta di campo. È dire sì a un’opera che educa, costruisce, rigenera. Un’opera in cui la bellezza prende forma nei gesti più semplici: «dal gesto gratuito di chi pulisce un tavolo, fino alla chiacchierata imprevista tra i padiglioni».
Maria Chiara lo ripete con convinzione: «Sostenere il Meeting è fondamentale. Lo si può fare in tanti modi: partecipando come spettatori, sostenendolo economicamente o donando una settimana del proprio tempo come volontari».
Perché il Meeting non è solo un evento. È una promessa. Un luogo dove ogni estate si costruisce – a partire da uno sguardo pieno di gratitudine – un pezzetto di mondo più umano.