Giovani Vs crisi. Il game può aiutarci ad uscire dalla crisi?

Press Meeting

Secondo appuntamento del ciclo di incontri “giovani Vs la crisi”. Alle 13.45, in Sala Mimosa B6, i nuovi imprenditori della tecnologia hanno parlato di videogames.
Il ceo di Fotonica srl, Santiago Mazza, ha introdotto i protagonisti della giornata, ricordando l’importanza strategica che può avere una start-up nel periodo di crisi economica e valoriale che stiamo attraversando: “Sono convinto che il mondo delle start-up possa aiutare il Paese ad uscire dalla crisi, a competere con mercati internazionali e ritrovare un’identità smarrita. Per fare start-up devi sapere chi sei, avere un’identità stabile, essere disposto al rischio, metterti in gioco, confrontarti ogni giorno con te stesso e non aver paura del diverso”. La posta in gioco però è molto alta: “sentire realizzati i propri talenti e la propria creatività”. Mazza non perde occasione per esortare i giovani seduti tra il pubblico: “Mettetevi in gioco! Il vostro futuro e quello della nazione è nelle vostre mani!”
Così è stato per il giovane Andrea Postiglione, ceo and co-founder di Mangatar srl, che racconta: “Poco più di due anni fa inizia il nostro percorso, mentre nasceva la mia bambina, che oggi è qui in sala. Con in mano un gioco di carte ambientato in uno scenario giapponese, partecipiamo alle selezioni di Mind the Bridge, fondazione californiana che ha lo scopo di creare e aiutare a far crescere casi di successo di tecnologia italiana negli Usa. Siamo stati selezionati tra i tanti progetti in gara e abbiamo avuto la possibilità concreta di svilupparci a livello societario e fare del game un’attività lavorativa”. L’idea di business dei cinque soci di Mangatar srl ruota attorno ad un videogame gratuito sul web. “Il nostro gioco – spiega Postiglione – è gratuito. Facciamo soldi con tutta una serie di accessori che chi vuole può acquistare per arricchire la propria esperienza di gioco”. E conclude: “Ci abbiamo creduto fino in fondo e in due anni siamo riusciti a competere con i colossi del game sul web. Siamo stati selezionati da Microsoft e Nokia per un nuovo programma di sviluppo”. Il neo manager esprime poi gratitudine agli altri due relatori che operano nel campo dello scouting di idee imprenditoriali nel mondo digitale: “Ci hanno dato la possibilità di realizzare la nostra idea, strutturarla e avere visibilità sul mercato”.
Franco Gonnella, founder di dPixel, descrive al pubblico la sua mission: “Da noi vengono persone che hanno un sogno, un’idea, e noi aiutiamo loro a realizzarla”. Tutto parte da un pitch, il documento con cui si presenta l’idea. Il suo fine è catturare l’attenzione degli investitori e deve consentire di sintetizzare in undici slide di esposizione il progetto in tutti i suoi aspetti di business: l’idea, il mercato di riferimento, i concorrenti, la strutturazione dell’azienda, le previsioni di entrata. “Di qui – continua Gonnella – cerchiamo di capire se il progetto può funzionare. Ma non è l’unica cosa che valutiamo. C’è un altro aspetto altrettanto importante: le persone. Siamo alla ricerca di futuri imprenditori che abbiano da un lato una grande visione e dall’altro la capacità esecutiva di realizzare la loro idea già dal giorno successivo. Una sintesi molto difficile da trovare”.
Per Alberto Onetti, chairman di Mind The Bridge Foundation, “L’ondata imprenditoriale in Italia è ferma agli anni Ottanta-Novanta e la realtà delle start-up è una bolla destinata a scoppiare all’improvviso. Ma questa realtà porta con sé molti aspetti positivi. Perché è vero che forse il 90 per cento di nuove imprese fallirà, ma il dieci per cento magari riuscirà a competere con i grossi colossi mondiali e gli imprenditori reduci dalla sconfitta ne usciranno con le spalle più forti, pronti a buttarsi in una nuova impresa”. Onetti conclude con un’esortazione: “Non abbandonate la possibilità di realizzare vostri sogni! Apritevi al mondo e al diverso perché non ci si difende chiudendosi dal mondo che avanza bensì aprendosi!” E, detto da uno che di Silicon Valley se ne intende, “non si va in Silicon Valley per trovare dei finanziamenti, ma per formarsi, confrontarsi con una realtà in cui tutto è veramente possibile e ricevere critiche costruttive, non finalizzate a distruggere come purtroppo spesso avviene in Italia”.

(F.D’I.)

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