Frontiere sociali: emergenza giovani. La dignità del lavoro che vale la vita

Press Meeting

Per il ciclo ‘Frontiere sociali’ (promosso da Banca Prossima e Fondazione Fits! e da Gruppo Impresa San Paolo) lo spazio Agorà dell’Area della Compagnia delle Opere (pad. C1) ha ospitato alle ore 18 le testimonianze di due realtà che si occupano della formazione professionale dei giovani: la Fondazione Piazza dei Mestieri Marco Andreoni di Torino, nella persona della vicepresidente Cristiana Poggio, e l’Agenzia Emmaus di Chark’ov (Ucraina), con il suo fondatore Aleksandr Filonenko (prof. di filosofia all’Università di Chark’ov). Ha introdotto l’incontro Emanuela Maggi (Banca Prossima e Fondazione Fits!), davanti a una platea stretta nel piccolo spazio.
La Piazza dei Mestieri – ha raccontato Cristiana Poggio – è nata a Torino nel 2004 da un gruppo di amici affascinati dall’esperienza di don Luigi Giussani e feriti nel vedere i tanti ragazzi che a Torino, terminata la scuola, cominciavano a vivere nella marginalità. Perché questi giovani possano imparare un lavoro e acquisire una qualifica, sono sorti nel tempo vari percorsi di qualifica triennale e professionale, affiancati a laboratori di produzione, fondamentali a livello educativo (un pub, un ristorante, una tipografia). Il tutto in un luogo bello, che possa conquistare i cuori e aiutare l’incontro con la realtà, realizzato anche con il prezioso aiuto di Banca Prossima. Nella Piazza operano adulti che, abbracciando i ragazzi, li vedono rifiorire attraverso il lavoro, quell’“uso intelligente delle mani” che porta una persona a comprendersi e a dire ‘io’.
Il metodo – continua Cristiana sollecitata da una domanda – si comprende ad esempio dalla storia di Evans, arrivato alla Piazza dopo aver abbandonato la scuola e iscritto al corso di panettiere. Qualche anno fa, al Meeting dedicato al tema della libertà, ha confidato alla sua insegnante: “La libertà per me è quando ballo la break-dance, ma anche quando faccio il pane”. Come fa un ragazzo di diciassette anni a dire così? “Facile! – è la risposta di Evans – ho imparato dal Tino, il mio maestro: fare il pane, vederlo crescere, è come stare davanti a una persona che nasce, si sviluppa e muore”. Ecco la grazia di poter seguire un maestro. Alla Piazza dei Mestieri la formazione professionale raccoglie la sfida che un ragazzo rivolge all’adulto: “Perché dovrei comportarmi bene, se nessuno mi dice bravo? Vorrei qualcuno che faccia il tifo per me!”
Con l’Agenzia Emmaus ci si è spostati nella difficile realtà sociale dell’Ucraina, dove il crollo del sistema socialista ha lasciato dietro di sé un sistema dell’istruzione pubblica completamente in rovina. I più vulnerabili – racconta Aleksandr Filonenko – sono i bambini: invalidi, spesso orfani e abbandonati negli orfanatrofi, malati e con istruzione scarsissima, che li avvia ad una vita adulta già destinata alle case per anziani.
L’opera è iniziata due anni fa, cominciando dall’istruzione, poiché Aleksandr e i suoi amici ruotano per lo più attorno all’ambiente universitario. “I progetti nascono dalla gratitudine per quello che i bambini ci donano: siamo noi a ricevere da loro”: per testimoniare questo, Aleksandr ha raccontato la storia della piccola Tania dell’orfanatrofio di Chark’ov. Un giorno, visitando l’orfanatrofio insieme a una coppia di amici italiani conosciuti a Firenze, lo trovarono vuoto: i bambini non c’erano, perché avevano preparato uno spettacolo teatrale per il carcere femminile. L’argomento era il rapporto tra i bambini e la Madonna e Tania aveva la parte di un angelo che, senza parlare, doveva attraversare il palco. Era felice e piena di entusiasmo. Aveva telefonato alla direttrice del carcere ottenendo che una sua amica, Katia, potesse entrare di nascosto con lei e incontrare la mamma lì reclusa, che non vedeva da due anni. Al ritorno, con grandissima gioia, Tania si mette subito a raccontare cosa era accaduto: la mamma era corsa incontro a Katia con le braccia piene dei giocattoli che, in quei due anni, aveva cucito per lei; Katia, con il suo vestito rosa, unica macchia di colore nella marea grigia delle divise delle carcerate, aveva assistito allo spettacolo in braccio alla mamma. Tania aveva avuto paura di cadere dal palco, perché tutta intenta a guardare quella felicità!
Mentre Tania raccontava – continua Filonenko – Katia taceva e sorrideva. Mai vista in tutta la vita una persona gioire così tanto per la felicità di un’altra! Eppure Tania non ha più neppure i genitori. “La natura della sua gioia – ha aggiunto – era misteriosa, ma così attraente! Quando vogliamo aiutare questi ragazzi, in realtà vogliamo seguirli per capire da dove viene quella gioia”. Tania, senza mai pensare che qualcosa fosse opera sua, era semplicemente felice. Tania, piena di gioia, tremava però di paura pensando a cosa sarebbe stato di lei dopo la scuola. “Per questo – ha concluso Filonenko – abbiamo capito che dovevamo costruire una casa: la inizieremo a settembre e si chiamerà La casa volante”.
“Sono davvero felice che la mia Banca collabori a questa bellezza” – ha concluso Emanuela Maggi.

(A.D.P.)

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