Un’aula grande come la città e come il mondo

Redazione Web

Un’aula grande come la città e come il mondo

“La scuola non può essere lasciata sola”

Rimini, 25 agosto 2022 – L’incontro “Un’aula grande come la città e come il mondo”, intro-dotto da Alberto Raffaelli, preside, Associazione Festival dell’Innovazione Scolastica, ha visto come ospiti: Paolo Andreolli, docente Scuola della Formazione Professionale Dieffe; Eugenio Paterlini, dirigente Comune di Reggio Emilia; Federico Samaden, dirigente Fondazione Demar-chi.
L’educazione diffusa trasforma il territorio in una potente risorsa di apprendimento, di scam-bio, invenzione, sperimentazione, per favorire la crescita di persone responsabili e di un tes-suto sociale solidale. Durante la pandemia ci si è resi conto della necessità per la scuola di altri spazi e di alleati nel territorio, oltre a non ritenerla solo una utility della società. Paterlini rife-risce che un esempio della sinergia scuola-territorio è stato il progetto “Scuola diffusa” del Comune di Reggio Emilia, che ha realizzato un intero sistema educativo a disposizione della scuola: «La scuola non può essere lasciata sola». Si sono coinvolti enti pubblici e privati, finan-che le parrocchie, per trovare spazi e collaborazione per realizzare un nuovo curriculum sco-lastico: «Il curriculum della pandemia». In questo modo i bambini hanno incontrato una di-dattica diversa da quella tradizionale.
Al Meeting per l’amicizia fra i popoli si è sempre creduto nella “comunità educante” e Sama-den ricorda che «l’educazione è dentro di noi, ed è in quella dimensione umana in cui uno incontra l’altro che si sviluppa o meno il processo educativo, poi ci sono le strutture dove que-sto si attua». Il processo educativo non è responsabilità di un luogo o una persona, parte dalla famiglia, che deve essere messa a capo di tutti i soggetti educativi. Nelle scuole bisogna ritor-nare al “bene” dei ragazzi e non alle “prestazioni”: il bene anima i processi educativi per poi vedere come si attua nella realtà. Con la Fondazione De Marchi si sta provando, con dei ricer-catori, a realizzare un indice di capacità educante, con degli indicatori: questo è un metodo per stimolare amministratori e territori a verificare se un processo è valido o meno. «Il patri-monio di un territorio sono le competenze, cosa sa fare la gente: ciascuno di noi è un patri-monio in un territorio. Se tutti i saperi di ciascuno di noi potessero essere messi in sharing in un territorio, si potrebbe realizzare quella economia circolare di saperi con al centro la parola “conoscenza circolare”».
Nella dinamica tra territorio e percorso educativo, alcuni modi con cui il territorio entra nella scuola sono la multietnicità e gli stage aziendali. Andreoli illustra come le collaborazioni tra azienda e scuola abbiano prodotto un valore aggiunto alla conoscenza dei ragazzi. I ragazzi dopo l’esperienza aziendale acquisiscono nuova responsabilità e sono protagonisti del loro percorso formativo.
(M.S.C.)

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