Dante alternativa al transumanesimo moderno

Redazione Web

Dante alternativa al transumanesimo moderno
“Trasumanare” innalza l’umanità senza rinnegarla

Rimini, 24 agosto 2022 – Quanto è moderno Dante? Quali consigli ha per l’uomo di oggi? Le pagine della Divina Commedia, straordinario viaggio all’interno dell’animo umano, rispondo-no però anche ai grandi temi della nostra epoca, i più importanti, quali la prospettiva dell’umanità stessa, nella sua tensione verso l’eternità, alle prese con le sirene del transu-manesimo che avvicinerebbe l’uomo alle macchine.
Al XLIII Meeting di Rimini l’incontro “Le parole di Dante al nostro presente” ha unito le visio-ni dell’insegnante e scrittore Franco Nembrini, del giornalista e scrittore Aldo Cazzullo e del vescovo emerito di Reggio Emilia – Guastalla S.E. Mons. Massimo Camisasca, in una suddivi-sione tra inferno, purgatorio e paradiso.
Franco Nembrini parte dall’inferno: «Dante dice all’uomo che da qualsiasi inferno si proven-ga se ne può uscire. Attraverso l’inferno Dante condivide la speranza dell’uscire a “riveder le stelle”». Un Dante che «parla di me», per Nembrini, in quelle pagine lette fin dalla giovinezza e poi insegnate in tutto il mondo, «dai bambini soldato della Sierra Leone fino agli aspiranti ragionieri bergamaschi». In che modo far appassionare i più giovani alla letteratura dantesca? «Bisogna aiutare prima di tutto i ragazzi ad avere tenerezza per sé stessi, non per Dante. Bi-sogna aiutarli a ritrovare il proprio cuore e a farsi le proprie domande. Allora potranno trova-re in Dante una storia in cui riconoscersi».
Il Purgatorio per Aldo Cazzullo non è «la cantica più “sfigata”», ma «il posto più umano, che somiglia alla vita». Sebbene la Chiesa avesse perfezionato la dottrina del Purgatorio solo po-chi decenni prima, è in Dante che il Purgatorio riceve la sua connotazione geografica. E non è più un “inferno alleggerito”: «Nell’inferno c’è la disperazione», ha ricordato Cazzullo, «in purgatorio la speranza. All’inferno si scende, in purgatorio si sale. L’inferno è buio, mentre il purgatorio è pieno di luci e colori». Nel Purgatorio Dante incontra Pia de’ Tolomei «l’unica persona che “cura” Dante nella Divina Commedia» e Manfredi, scomunicato ma proiettato verso il Paradiso: «La sorte dell’uomo non la decide neanche il Papa, si gioca tutta nel suo rapporto con Dio». In Dante – e anche nel Purgatorio – «c’è in nuce tutta la letteratura futu-ra»: Cazzullo passa in rassegna giganti come Shakespeare, Ariosto, Ungaretti, Foscolo fino ad arrivare a Diego Abatantuono. E in Dante, «inventore dell’Italia», il nostro Paese scopre orgoglio e riconoscenza.
E infine, il Paradiso: «Un invito al coraggio e a non disperare mai», ha commentato mons. Massimo Camisasca, in un percorso del poeta e uomo Dante che «non è una fiction, ma una cronaca», una testimonianza della tensione che ci attrae verso la luce, verso Dio: «Alla base di Dante c’è l’esistenza di Dio. Senza Dio l’uomo rimane avviluppato dentro i propri limiti. Dante compie il suo viaggio perché crede che la storia abbia un significato eterno, cosmico e personale insieme». E la tensione dell’uomo verso il superamento della morte non viene eliminata nemmeno in chi mette da parte Dio e non crede più in Lui. Una parola inventata da Dante racconta questa tensione: “trasumanare”. «Trasumanare significa andare oltre l’uomo, immedesimarsi in Dio rimanendo sé stessi, rimanendo uomini». Un percorso, non auspicio, che però richiama un termine molto in voga negli ultimi decenni: transumanesimo, il miglioramento grazie alla tecnologia dell’essere umano, che a sua volta presuppone il suo passag-gio successivo, il postumanesimo. Una visione fatta di corpi perfetti, capaci di vivere per cen-tinaia di anni senza dolore fisico né sofferenze emotive.
(A.C.)

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