Fra federalismo e centralismo quali prospettive per le regioni

Redazione Web

Dopo la pandemia, collaborazione fra eguali per Stato e Regioni

Cassese: costruire lo Nazione dal basso. I governatori pronti alla sfida

Rimini, 23 agosto 2021 – Lo stress test della pandemia ha visto l’Italia superare la prova, ma ha anche messo in luce aspetti contraddittori e vecchi stereotipi che dovranno essere superati in una leale collaborazione fra Stato e regioni, con i partiti che riducano la loro in-vadenza rispettando meriti e professionalità. Questa mattina, al Meeting, un autorevole parterre ha continuato la tradizione che vuole l’evento riminese punto di riferimento del di-battito istituzionale nel nostro Paese. Coordinati dal giornalista di SkyTg24, Roberto Inciocchi, sono intervenuti Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche; Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale e professore di Global Governance alla School of Government della LUISS Guido Carli; Mariastella Gelmini, ministro per gli affari regionali e le autonomie; Arno Kompatscher, presidente della Provincia Autonoma di Bolzano; Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria. Ha introdotto l’incontro Andrea Simoncini, vice presi-dente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Firenze. L’evento è stato possibile grazie al sostegno del Gruppo Maggioli, della Provincia autonoma di Bolzano – Alto Adige e della rivista Tracce.
A Cassese il compito di tracciare un bilancio dello stress test pandemico sulle nostre istitu-zioni e di indicare quel che, secondo lui, Stato e Regioni sono chiamati a fare. Secondo il giudice, pur con i necessari distinguo e le false partenze, le Regioni se la sono cavata bene. L’aspetto negativo, invece, riguarda la tenuta del sistema sanitario nazionale che ne è uscito lacerato. Una débâcle che Cassese ha riassunto in un polemico interrogativo: «Perché non c’è stato un Figliuolo nella sanità e si è dovuto andarlo a prendere nell’esercito?» Domanda alla quale ha dato una altrettanto polemica risposta: «Forse perché da anni e anni ai vertici della sanità non vanno i migliori, ma i più graditi e la sanità continua a costituire il 100% della influenza politica». Secondo il relatore, poi, occorre registrare una diversità di comportamento fra le Regioni, alcune delle quali hanno avuto governatori più presenzialisti che presidenti, «ma la storia», ha spiegato, «dimostra che le guerre non le vincono i re che stanno sul campo di battaglia, ma i sovrani che restano nella capitale e tengono tutto sotto controllo, fornendo gli ordini e le risorse necessarie per vincere i conflitti. Il presenzialismo, nella pandemia, non ha dato buoni frutti». Infine, secondo il giurista, fra le Regioni non ci sarebbe stata una gara di solidarietà. Cassese ha definito una «idea balorda» quella di istituire nuove Regioni, anzi, a suo dire, bisognerebbe passare alle macro Regioni e ridurre così il numero delle attuali. C’è necessità, invece, «di ricostituire il tessuto lacerato attraverso la Conferenza delle Regioni, perché è dal basso che deve rinascere l’idea di nazione».
L’analisi e le proposte del giudice emerito hanno ottenuto un certo consenso da parte dei politici. Ministro e presidenti, però, non hanno rinunciato alle precisazioni. Intanto sulla mancata solidarietà fra Regioni. Toti ha ricordato la collaborazione che c’è stata a proposito della ripartizione delle dosi di vaccino. Kompatscher ha parlato dei posti di terapia intensiva messi a disposizione dalle Regioni che ne avevano di liberi e ha indicato nello scambio di buone pratiche fra una regione e l’altra un’ennesima prova di solidarietà. La stessa Confe-renza delle Regioni, che non ha ancor alcun riconoscimento costituzionale, è stata indicata come un esempio di collaborazione e di intesa. «Non è un mistero», ha aggiunto il presidente della provincia di Bolzano, dal suo privilegiato osservatorio verso il mondo germanico, «che tedeschi e austriaci ci guardano sempre e spesso, come durante la pandemia, ci copia-no».
Acquaroli ha rivendicato alle Regioni un ruolo decisivo nell’affronto della pandemia, «perché hanno il polso della situazione dei loro territori e sono più vicine alle popolazioni». Per il governatore delle Marche «la diversità delle regioni è da tutelare perché è un grande valore e a tutte vanno garantire le stesse opportunità».
Per il ministro Gelmini Stato e regioni, agli inizi della pandemia, hanno attraversato un periodo di incomprensione senza una intesa operativa, «ma quando, con Draghi, lo Stato è tornato a fare lo Stato, dando indicazioni precise, le Regioni hanno risposto in maniera straordinaria. Un rapporto di leale collaborazione ha fatto avanzare il piano di vaccinazione: 75 milioni di somministrazioni non si fanno con uno Stato assente o con Regioni tenute in di-sparte». La Gelmini ha affidato a parole come «competenza, conoscenza, approfondimento, fiducia e coraggio nelle scelte» l’identikit della futura azione governativa e ha elencato i prossimi impegni del governo Draghi: «Autonomia differenziata, così come richiesto da va-rie Regioni; federalismo fiscale; riforma del Testo Unico degli Enti Locali; sburocratizzazione della macchina amministrativa centrale e periferica». Per la scuola, la conferma che a settembre si riprenderà in presenza.
Cassese, nelle sue conclusioni, ha invitato ad abbandonare concetti datati come “centralizzazione” e “decentramento” chiedendo piuttosto una collaborazione fra eguali. Ha rilanciato l’importanza delle Regioni, ricordando come la Costituzione vuole che siano esse la salvezza dello Stato. «Perché questo avvenga», ha spiegato, «occorre lasciare che le Regioni costruiscano lo Stato dal basso, esercitando una vera responsabilità e parlando con una voce sola, senza dare l’impressione che l’Italia sia un Paese vestito come Arlecchino».
Simoncini ha chiuso la conversazione ringraziando per la testimonianza di dialogo offerta dai partecipanti, secondo la grande e riconosciuta tradizione del Meeting.
(D.B.)

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