Tumarankè: migranti in carne ed ossa, tra sogni e realtà

Sofia Bronzetti

PRESENTATO AL MEETING IL MONTAGGIO DI VIDEOSTORIE GIRATE CON IL CELLULARE DA RAGAZZI MIGRANTI NEL NOSTRO PAESE

 

Rimini, 23 agosto – Tutti i giorni ormai i media italiani mostrano immagini di migranti, utilizzate dai politici per la loro propaganda. Tumarankè è un reportage che nasce come progetto per dar voce ai ragazzi che affrontano il viaggio verso l’Italia, mostrando da un’altra prospettiva l’esperienza di vita di persone in carne ed ossa piuttosto che di migranti astratti. Presentato e proiettato a cura di Dugong Films, il reportage è interamente composto da filmati girati dai cellulari dei ragazzi selezionati, che giungono a destinazione senza averi oltre al loro cellulare. Ogni filmato racconta semplicemente la routine quotidiana dei protagonisti, partendo dalla vita in comunità di accoglienza, mostrando i momenti di relax e di studio e arrivando alle espressioni più personali e artistiche come una canzone e un messaggio scritto a cuore aperto da Morr.

Morr Ndiaye è uno dei ragazzi coinvolti nel progetto, presente in fiera. Al termine della visione del reportage si è reso disponibile per rispondere alle domande del pubblico, approfondendo le difficoltà affrontate da lui e i suoi amici, nonché i sogni e gli obiettivi raggiunti. In generale, il messaggio mandato dal film potrebbe essere riassunto dalla parola “riconoscenza” perché tutti i ragazzi si sono descritti felici di essere arrivati in Italia. «Circa il 50 per cento dei ragazzi decidono di andarsene, per esempio in Francia», ha spiegato Ndiaye, «io invece rimango qui, perché mi piace vivere qui». Morr si è poi soffermato sui problemi degli amici che vorrebbero studiare ma non riescono per la necessità di mantenere se stessi e, in alcuni casi, anche la famiglia. Ndiaye non ha famiglia e infatti è riuscito a studiare più di altri, arrivando a parlare l’italiano a un buon livello. È nato in Gambia e ha vissuto in Senegal, Libia e infine Sicilia dal 2016. Ora ha 19 anni e potrebbe proseguire con altri progetti legati al cinema e al videomaking, grazie al successo ottenuto con il suo reportage. L’esperienza di Morr e degli altri ragazzi ha colpito tutto il pubblico in sala, ottenendo anche ringraziamenti per la condivisione dell’esperienza.

Sicuramente guardare questo tipo di testimonianze ha fatto e continua a far ragionare, umanizzando un fenomeno che negli ultimi tempi viene strumentalizzato per far percepire l’immigrazione come una minaccia da combattere, capro espiatorio della difficile situazione italiana. Interessante la definizione data da Morr a se stesso e ai suoi amici: viaggiatori, non solo in quanto viaggiatori da un posto a un altro, ma più ampliamente come appartenenti a molteplici culture. Il collegamento interessante sta nel parallelismo tra questi ragazzi e quelli italiani, che pur avendo una situazione di base più agiata, hanno l’obiettivo di essere anch’essi viaggiatori, per sentirsi più completi. Morr e i suoi amici sono quindi partiti dal nulla, ma ora possono dire di essere ricchi di esperienza e di umanità, di vita.

 

(D.L.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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