125. Innovazione:una sfida a 360°

Press Meeting

L’innovazione è uno dei campi di battaglia del presidente della Compagnia delle Opere, Bernhard Scholz, ha introdotto l’incontro dal titolo “Innovazione: una sfida a 360°” tenuta alle ore 15.00 in Sala A2, in collaborazione con Unioncamere. È intervenuto Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Europea e commissario responsabile per l’Industria e l’Imprenditoria. Hanno partecipato: Marco Arzilli, segretario di Stato all’Industria della Repubblica di San Marino; Giampiero Cantoni, senatore, presidente della Fondazione Fiera di Milano; Sergio Dompé, presidente di Farmindustria; Giuseppe Orsi, amministratore delegato di AgustaWestland.
Scholz ha esordito segnalando un’anomalia: “Negli ultimi anni solo due Stati europei hanno avuto un saldo positivo nelle esportazioni, l’Italia e la Germania. Esportazione significa innovazione perché senza prodotti nuovi non si vende all’estero. Eppure nelle classifiche sull’innovazione l’Italia non appare certamente ai primi posti”. Questa anomalia si spiega forse pensando che le piccole imprese innovano i prodotti e i processi senza quegli investimenti classici che poi appaiano nelle stime economiche. A Giuseppe Orsi Scholz ha quindi chiesto qual è il segreto del successo della sua azienda.
Dopo un elogio al Meeting (soprattutto ai tremila volontari: “Finché c’è gente così l’Italia non fallirà mai”), Orsi ha affermato che “nessuna industria può avere successo se non ha un cuore che desidera cose grandi”. Professionalità, passione e cuore: ecco il segreto, secondo Orsi, per avere successo. E l’innovazione ha lo scopo di migliorare la vita dell’uomo. L’innovazione, ha spiegato, non è un meccanismo completamente razionale: “Ci si innamora di un’idea e non si guardano le difficoltà che si possono incontrare, come quando si decide di avere un figlio”. Richiamandosi poi al discorso di Emma Marcegaglia, ha riaffermato che l’Italia non può rinunciare all’industria manifatturiera (“siamo il secondo Paese industriale d’Europa”) per diventare una specie di Florida d’Europa. Della AgustaWestland Orsi ha dichiarato che fa prodotti ad alta tecnologia nel settore aeronautico: “Innovazione è pensare al futuro prima dei concorrenti e per questo vi investiamo il venti per cento. Dei 14mila dipendenti 2.500 sono ingegneri. Il livello di selezione è molto alto, ma una volta assunti diamo un posto di lavoro appetibile”. Tra i vanti dell’azienda varesina c’è la fornitura dell’elicottero del presidente degli Usa. Dopo aver confermato che da sei anni la AgustaWestland ha bilanci positivi, ha annunciato l’ultimo nato in azienda, il convertiplano, il primo costruito in Europa, aereo ed elicottero insieme, che parte senza bisogno di una pista e viaggia a velocità di un aeroplano. Le risorse? I tremila nuovi assunti negli ultimi anni, tutti giovani, tutti aperti all’innovazione. Orsi si è anche abbandonato a una confidenza: “Quando mi sento in crisi, scendo dall’ufficio e giro per l’hangar dove ci sono questi giovani che montano gli elicotteri. Me ne ritorno in ufficio rinfrancato”. “Per non farsi superare dai concorrenti, come la Cina, bisogna andare avanti con il cervello e il cuore. Abbiamo una stretta collaborazione con le piccole aziende nel distretto aeronautico lombardo per migliorare insieme”.
Altro tipo di industria è quella rappresentata da Dompè. Si tratta dell’industria farmaceutica che, ha affermato, nell’innovazione richiede anche organizzazione. Dompè ha portato l’esempio dei farmaci oncologici che hanno fatto grandi progressi in pochi anni: “grandi, ma ancora insufficienti, purtroppo”. Pur essendo un settore con bilanci positivi, per Dompè, la ricerca non può essere fatta all’interno dell’azienda, che anzi deve aprirsi a una rete nella quale piccole e grandi collaborano. Per dimostrare che l’innovazione necessita di meccanismi premiali ha mostrato la diapositiva di un brano dello Statuto dei Brevetti della Repubblica di Venezia del 1474.
Al senatore Giampiero Cantoni Scholz ha chiesto di parlare di innovazione nella finanza. “Don Giussani era un innovatore”, ha cominciato a dire, parlando di sussidiarietà. Quindi ha citato i “lacci e laccioli” di Guido Carli, per affermare che spetta alle autorità fare le regole e vigilare, mentre la globalizzazione finanziaria non era regolamentata e perciò poche migliaia di ricchi disonesti hanno riversato danni su milioni di risparmiatori in tutto il mondo. “Essenziale è la governance dell’innovazione finanziaria” e fondamentale è la conoscenza che si ottiene da diversi formatori – la famiglia, la scuola, l’università – perché “chi non sa, declina e la crescita rende più facile l’equità. La base fondamentale è l’etica del buon padre di famiglia”.
Anche San Marino ha bisogno di innovazione, lo ha detto Marco Arzilli, è ormai una necessità vitale nel piccolo Stato, ma l’investimento in questo settore è meno dell’uno per cento. Si sta delineando una sinergia tra pubblico e privato nel campo dell’innovazione. L’economia va basata sul sociale e sulla conoscenza e ha concluso: “Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti”.
Arduo è stato il compito di Antonio Tajani di spiegare la contraddizione delle istituzioni europee tra necessità di innovazione e burocrazia. “Io non parlo da burocrate, ma da politico che sente il compito di superare i problemi di una crisi non ancora risolta. La Commissione sta disegnando le regole per affrontarla con l’obiettivo di una politica sociale di mercato”. Per essere competitivi, ha continuato, dobbiamo puntare non sulla quantità, come Russia, Cina e India, ma sulla qualità e l’innovazione non deve riguardare solo le grandi aziende ma anche le piccole e medie. “Compito dell’Unione europea è anche di impedire le delocalizzazioni”.
Proseguendo il discorso, ha fatto alcuni accenni alla vicenda Fiat e alle parole di Marchionne al Meeting: “Il suo intento è proprio di riportare il lavoro in Italia”. Ma l’Europa che cosa sta facendo per l’innovazione? Poco, è il parere del commissario, perché il nuovo documento di programmazione, che uscirà fra non molto, parla di raggiungere il 3 per cento del Pil in ricerca entro dieci anni. Un altro cenno ha riguardato le banche, che “devono tornare al proprio ruolo, cioè raccogliere denaro da dare in credito ad aziende e famiglie”, e sulle pubbliche amministrazioni che devono pagare in tempi certi i loro fornitori. “Innovazione è anche cambiare l’etica e per certe case farmaceutiche questo significa aiutare a combattere le malattie e non inviare più farmaci scaduti in Africa”. Il commissario europeo ha poi fatto una carrellata per rapide allusioni di altri potenziali settori di innovazione: il turismo, cominciando per esempio dall’Expo 2015 di Milano, la scarsità di materie prime, quindi recuperi e riciclaggio, i marchi europei di eccellenza, lo sviluppo del digitale, le pmi, per le quali l’Europa deve diventare il punto di riferimento. Infine, i soggetti intermedi “devono farsi carico dell’innovazione, sempre puntando sulla qualità”.
Scholz ha concluso sottolineando che le piccole e medie imprese sono piene d’idee e di innovazione, senza timore di confrontarsi con le grandi, ma devono anche elaborare piani a lungo termine da presentare alle banche per ottenere credito.
(A.B.)
Rimini, 26 agosto 2010