91. Mi tierra amor y canto

Press Meeting

Al mattino, quando si aprono le porte dei padiglioni della Fiera, i frequentatori del Meeting sono accolti dalla bellissima voce di Manoli Ramirez De Arellano. Una voce limpida, chiara, ma dalle sonorità inaspettate. Oggi, alle 15, in sala A4, Manoli con il suo gruppo, composto da Rafael Andreo alla chitarra, flauto e voce Paulino Carrascosa, fisarmonica e voce José Antonio Uña, ha presentato il suo ultimo cd “Mi tierra. Amor y canto”. La Sala A4 era ovviamente troppo piccola: gente in piedi, seduta per terra, fuori. Era presente, con il vescovo della città aragonese di Huesca, monsignor Jesus Sanz Montes, un folto gruppo di spagnoli nonché orientali e ugandesi.
Un cd con canzoni di diverse regioni della Spagna, “che miscela Dio e il Diavolo”, come dice il produttore, che prosegue: “È una musica di colori diversi, che unisce ritmi tradizionali a tutti i sentimenti umani, dalla gioia alla tenerezza, dal dolore all’amore. Insomma è arte”. Introduce i canti Carmen Giussani, la direttrice del mensile Tracce in lingua spagnola, e ogni canto è una storia.
Apre il concerto “El Relicario”, che racconta un tenero amore di una donna per un torero che muore nell’arena. Segue un canto d’amore di un autore messicano, Augustin Lara alla città di Madrid dal titolo, appunto “Madrid”. La terza è una canzone popolare dell’Aragona “El Ebro guarda silencio”: racconta del fiume che scorre silenzioso per non disturbare la Vergine del Pilar. Segue una dolce ninna nanna dei Paesi Baschi “Aurtxo Txiquia”, un canto che inizia malinconico per poi stemperarsi in una dolce pace. Dall’estremo Sud, dall’Andalusia, è “Los campanilleros”, il richiamo alla preghiera del mattino, quando compare la nuova luce. La tragedia arriva invece con “Antonio Vargas Heredia”, mentre con “Francisco Alegre” una donna innamorata prega il toro di non uccidere il suo amore nell’arena. “Granada” è una canzone molto nota anche in Italia, ma la voce di Manoli le imprime un accento nuovo, ben diverso dall’interpretazione stentorea e forse un po’ retorica di Claudio Villa. L’ultima canzone in programma è “Lela”, un canto della Galizia, una regione del Nord. Sono le lacrime di un amore che finisce, è la preghiera del cuore dell’innamorato che chiede all’amata di non lasciarlo, è l’invocazione di Cristo, commenta Carmen Giussani, che chiede a ognuno di noi di non abbandonarlo. Manoli è così presa dal canto che verso la fine si interrompe e piange. Il pubblico, che non aveva lesinato applausi a ogni canzone, si lancia in un applauso lunghissimo, infinito per dirle tutto l’affetto, l’amicizia che prova per lei.
Non può mancare il bis: il concerto si conclude con l’allegra canzone, che molti del pubblico cantano con gli artisti, “Por la calle de Alcalà”. Bravissimi i musicisti alla chitarra, al flauto e alla fisarmonica.

(A.B.)
Rimini, 26 agosto 2009