MILANO SOCIALE

Press Meeting

“Che vale la vita, se non per essere data?” Con queste parole, tratte dall’”Annuncio a Maria” di Claudel, Antonio Intiglietta ha introdotto la testimonianza di Walter Izzo, fondatore e presidente del Gruppo “La Strada” nell’ambito della tavola rotonda dal titolo “Milano Sociale”, cui hanno partecipato, oltre ad Izzo, Mariolina Moioli, Assessore alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali del Comune di Milano, Livia Pomodoro, Presidente del Tribunale di Milano, e Letizia Moratti, Sindaco di Milano. “La strada, infatti – ha proseguito Intiglietta – nasce da questa percezione del senso della vita”. L’esperienza dell’associazione è stata innanzitutto mostrata attraverso un video, che ha raccontato di un’iniziativa che si avvale di 25 strutture operative e organizza corsi di formazione per il recupero di ragazzi difficili, di formazione professionale e di riqualificazione per adulti, si occupa poi, attraverso un centro per l’impiego, di trovare loro un lavoro. Il “gruppo” collabora anche con iniziative poste in essere da altre associazioni: tra queste: alcune che svolgono attività in favore di famiglie in difficoltà o di bambini con disagi, spesso derivanti da traumi e violenze, permettendo il loro inserimento in case–famiglia; una cooperativa sociale per dare lavoro a carcerati; una comunità alloggio per tossicodipendenti; una casa per malati terminali di AIDS. Tutte le iniziative, ha spiegato Izzo, tendono a dare risposte ai bisogni di chi soffre un disagio morale o materiale; ma al bisogno di bene che ogni persona ha può dare risposta solo una compagnia di persone resa appassionata all’uomo dall’incontro fatto con l’esperienza della vita cristiana. Izzo ha anche messo in risalto come dietro le iniziative poste in essere ci siano fatiche, sacrifici, fragilità, precarietà, tali “da non far dormire la notte” : ne nascono serie domande alle istituzioni per interventi che vadano nel segno della sussidiarietà; pur dovendosi dare atto al Comune di Milano, ed all’assessore Moioli, in particolare, di una grande sensibilità verso il mondo del “volontariato” e di un aiuto reale alle iniziative poste in essere.
L’assessore Moioli ha qualificato Milano come uno “straordinario laboratorio del sociale”, evidenziando però la complessità dei bisogni presenti nella città e la necessità di rendere organici i rapporti tra istituzioni e mondo sociale: rapporti che già esistono (1.400 convenzioni con 950 organizzazioni del privato sociale) e vanno intensificati, nella speranza di far diventare Milano un “modello della sussidiarietà”.. Tre le direzioni verso il quale è indirizzato il suo lavoro di assessore: l’affronto dei casi umani, che quotidianamente si presentano; l’organizzazione della macchina dell’apparato comunale; l’innovazione nelle scelte, attraverso un processo che porti ad ascoltare tutti gli operatori sociali. Da privilegiare in queste scelte è l’aiuto alla maternità ed alla famiglia. Il metodo del lavoro adottato è quello di distinguere le cose possibili da quelle impossibili, per realizzare le prime; lavorare con la coscienza che il positivo non sarà mai vinto dal negativo; avere forza e responsabilità nel testimoniare la verità.
Rispondendo alla domanda di Intiglietta “come vede la Milano sociale?”, Livia Pomodoro, ha auspicato un cammino di verità ed una attenzione all’umanità delle persone nel porsi degli interventi da parte dell’istituzione. Richiamata la posizione di Aldo Moro in sede costituente, affinché fosse dato spazio ai diritti dell’uomo associato secondo la libertà di aggregazione, ha constatato l’odierna crisi del rapporto tra soggetti sociali e Stato, qualificandola come una crisi di identità. Il vero fascino e la ricchezza dell’io – ha sottolineato – sta nel mettersi in rapporto con l’altro io, ma la crisi è proprio a questo livello: di qui l’auspicio che i bisogni siano visti insieme ed inquadrati in un sistema di relazioni, in cui ciascuno faccia la propria parte per affrontarli e tentativamente risolverli; che i cittadini prendano consapevolezza di essere protagonisti di fronte alla propria vita ed alla propria città. Libertà e responsabilità sono un binomio inscindibile, “siamo tutti principi e non schiavi”, perché protagonisti della storia dell’umanità. Ma questo richiede una “ri-educazione”, che porti infine tutti a lavorare insieme per costruire la propria casa, non comportandosi, “come schiavi fuggiti dal proprio padrone”; insomma occorre abbandonare l’egoismo della supremazia dell’io.
Infine il sindaco Moratti, ha subito auspicato che veramente Milano, in un paese in cui c’è un rigurgito di statalismo, possa costituire un esempio di un welfare che cambia: da questo punto di vista ha espresso la propria convinzione che le istituzioni debbano puntare a essere un supporto a ogni realtà sociale perché possa trovare la propria strada. Milano ha i rischi e le opportunità di una società che cambia rapidamente; da dove partire, che fare?, si è chiesto il Sindaco. Occorre partire dal basso: a Milano da sempre c’è una vocazione ed una storia sociale. È necessario favorire una sussidiarietà vera: le istituzioni devono assumersi una responsabilità fino in fondo, ma la società deve dimostrare una partecipazione attiva. Responsabilità e libertà devono andare di pari passo, per non danneggiare nessuno, e l’istituzione deve garantire la possibilità di espressione della libertà di ciascuno, in un equo contemperamento. Occorre un welfare dinamico e flessibile, che dia risposte a una società che cambia: i bisogni evolvono, le disabilità sono diverse a seconda dei contesti. Ma occorre anche che, a livello normativo e governativo, non si pensi soltanto a tutelare chi è già tutelato, ma anche a chi oggi non ha tutele. Infine, per assicurare un vero welfare, è necessario rifuggire da due pericoli: il buonismo e l’assistenzialismo. Ad esempio, non è possibile aprire le porte a tutti, se poi non si è in grado di assicurare loro casa e lavoro. È meglio aiutare i paesi dai quali muovono flussi migratori, a “costruire il capitale umano”, con forme di intervento che permettano di costruire competenze e trovare occupazione nel paese d’origine. Al tempo stesso, occorre aiutare le persone a camminare con le proprie gambe. Occorre un welfare integrativo che metta insieme le risorse di tutti. Il sindaco Moratti ha concluso il proprio intervento annunciando l’idea della “Fondazione Milano sociale”, aperta a sindacato, impresa, cittadini, con lo scopo di creare un serbatoio di risorse e competenze, per il sostegno alle persone che stanno entrando o rischiano di essere espulse dal mondo del lavoro.

A. M..
Rimini, 23 agosto 2007