Il Papa e il filosofo

Press Meeting

“Il Papa di cui parla questo libro è quel papa Francesco che abbiamo iniziato a conoscere ed amare, il filosofo è l’uruguayano Alberto Methol Ferré, il pensatore cattolico latinoamericano più geniale della seconda metà del XX secolo”. Ha iniziato così il suo intervento alle 16 in sala eni Caffè letterario A3 l’uruguayano Guzmán Carriquiry, segretario della Pontificia commissione per l’America Latina, che ha firmato la prefazione al nuovo libro “Il papa e il filosofo”, edito da Cantagalli.
Il testo ripropone, con importanti integrazioni, una lunga intervista di Alver Metalli a Methol Ferré, pubblicata alcuni anni fa, tant’è che la prefazione di Carriquiry è intitolata: “Più attuale che mai”. Il relatore ha ricordato di essere stato il tramite dell’incontro tra “questo mio maestro e Comunione e Liberazione, in particolare con don Francesco Ricci e poi con l’amico Alver Metalli” e di aver messo in contatto il filosofo uruguayano con Augusto Del Noce. “Methol Ferré – ha detto Carriquiry – ha mostrato una sorprendente capacità di far nascere dalla fede un giudizio storico”. È un pensatore che deborda dagli schemi usuali: critica la teologia della liberazione per la sua subalternità agli schemi marxisti, ma nello stesso tempo coglie una mancanza, un vuoto da riempire nella successiva “evaporazione” di questa teologia. Il relatore ha ricordato “la profonda stima umana e culturale che il cardinal Bergoglio ha avuto per Methol Ferré” e l’importanza di alcuni giudizi, presenti nel libro, del filosofo uruguayano: quelli sul passaggio “dall’ateismo messianico (di matrice marxista) all’attuale ateismo libertino” e sul Concilio Vaticano II come “nuova riforma e nuovo illuminismo”.
Massimo Borghesi, docente di Filosofia morale all’Università di Perugia, ha ringraziato Metalli per il suo prezioso e paziente lavoro: 357 ore di intervista! Anche Borghesi ha sottolineato che l’intervista all’origine del libro “assume oggi tutta la sua pregnanza e ci permette di conoscere meglio il pensiero del Papa”. “Il dramma del pensiero cattolico contemporaneo, se questo pensiero esiste – ha affermato – è di essere subalterno al potere, alla mentalità dominante. Questo può avvenire in due modi: da una parte in forma tradizionalista (visibile in alcune opposizioni a papa Francesco), dall’altra in un puro adeguamento al nuovo. In entrambi i casi manca un pensiero critico”.
Al contrario, Methol Ferré si misura in maniera originale con la storia, com’è necessario per un pensatore cristiano. Come i maestri Chesterton e Del Noce, Methol Ferré è consapevole che bisogna liberare il pensiero cristiano dal vicolo cieco dell’anti-moderno. “Per lui, infatti – puntualizza Borghesi – la modernità nasce dall’esigenza di sanare una ferita interna alla storia cristiana. Il nemico oggi per il filosofo uruguayano è l’ateismo libertino divenuto di massa. Ma non si può vincere il nemico senza recuperare la ‘verità impazzita’ che in esso trova espressione: l’esigenza che la vita abbia una soddisfazione, una sua bellezza”. Per Methol Ferré la Chiesa è l’unica realtà che può vincere l’ateismo libertino e nello stesso tempo riscattarne l’intenzione di verità “che sta dentro una posizione pur così distante”. “Ma è a livello di esperienza che questo può accadere”, ha concluso Borghesi sottolineando l’affinità col pensiero di don Giussani.
Lo scrittore e giornalista Alver Metalli, dopo aver ricordato che l’intervista proposta nel libro è l’esito di “una lunga frequentazione quotidiana durata un anno” con Methol Ferré, è tornato a ribadire l’importanza delle riflessioni del filosofo uruguayano sul nuovo ateismo libertino di massa (“un’apoteosi del corpo senza un tu”).
“Questo è un punto sensibile – ha aggiunto Metalli – anche in Bergoglio, che in un suo intervento ha parlato di ‘ateismo edonista’ con integrazioni gnostiche”. L’ha riconosciuto, recensendo il libro, anche Sandro Magister, che pur non ha in simpatia papa Bergoglio. Metalli ribadisce: “Un nemico si vince superandolo”, non per contrapposizione. Ha ricordato quindi la partecipazione di Methol Ferré al Meeting di Rimini (1982 e 1983), il suo incontro con don Giussani nel 1983, la straordinaria conversazione tra Giussani e il filosofo pubblicata da “30Giorni” e recentemente riproposta dal sito internet terredamerica.com. “Methol Ferré rimase molto colpito da questo incontro: aveva colto in Comunione e Liberazione una capacità di parlare all’uomo moderno che non trovava altrove”. Ritorna anche il giudizio espresso in precedenza, con un’ulteriore specificazione: “Il riscatto dell’ateismo libertino può avvenire solo a livello di esperienza. Questo aspetto di umiltà – conclude Metalli – è un tratto originale e inusuale, per un filosofo, e credo che renda onore a Methol Ferré”.
(V.C.)

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