L’eredità nella tradizione ortodossa.

Press Meeting

Rimini, 24 agosto 2017 – Si è svolto alle ore 19.00, nel Salone Intesa Sanpaolo B3, l’incontro che mette al centro “Il ruolo del concilio del 1917-18 nella rinascita della chiesa ortodossa russa”. Il relatore, Hilarion Alfeev, metropolita di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca, per la prima volta partecipa al Meeting. Introduce Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.

Guarnieri sottolinea in apertura lo straordinario momento di dialogo in corso tra le chiese ortodossa e cattolica: solo qualche giorno fa il metropolita ha incontrato il cardinale Parolin in visita a Mosca. Ha poi continuato mettendo in luce la profonda amicizia che lega il popolo del Meeting alla cultura russa: «Ha le sue radici nell’amore di don Giussani per la teologia ortodossa: ci ricordava spesso quanto noi abbiamo da imparare sa essa».
«L’incontro del 12 febbraio 2016 tra il Papa e il Patriarca di Mosca ha segnato un punto di svolta nei rapporti tra le nostre chiese», afferma il metropolita, che ritiene che «avrà delle conseguenze positive soprattutto nel lungo periodo. A seguito di quell’incontro, è stato possibile che le reliquie di San Nicola di Bari fossero portate in Russia dove, nell’arco di due mesi, sono state venerate da circa due milioni di fedeli; questo ci dice della fede del nostro popolo». L’evento è da mettere in relazione con la storia della chiesa ortodossa del secolo scorso: le decisioni prese durante il concilio del 1917-18 hanno segnato l’inizio di una linea di demarcazione tra due periodi. «Dopo secoli di asservimento allo stato, la Chiesa ortodossa affrontò un arduo e coraggioso cammino di riforme». Il primo passo fu la restaurazione del Patriarcato con l’elezione di Tichon. «Egli avvertì subito l’enorme sofferenza a cui il popolo cristiano sarebbe andato incontro», soprattutto perché stava prendendo piede la rivoluzione bolscevica con il piano di persecuzioni di cui ancora non sappiamo molte cose. Esse iniziarono proprio con l’assassinio di Ioann Kočurov, rettore della chiesa dell’icona della “Madre di Dio gioia di tutti gli afflitti” a Mosca.
Da allora i numeri dei perseguitati sono passati dalle centinaia alle migliaia, fino agli anni della perestroika. I più duri furono gli anni 1936-37. «Poteva sembrare che la struttura della chiesa venisse meno, invece, proprio le misure adottate durante il concilio mostrarono la loro tenuta». Ciò è stato evidente con il Giubileo del 1988, quando si è celebrato il millennio del Battesimo della chiesa russa: si è rivelato quale grande baluardo fosse stata la chiesa ortodossa. Nonostante le persecuzioni la sua presenza rimaneva viva. Quelli che seguirono furono gli anni della rinascita: da 600 sacerdoti del 1988 per 6.000 parrocchie, ai 36.000 di oggi per 36.000 parrocchie. Ha concluso il metropolita: «Non credo che nella storia della chiesa ci sia mai stato un periodo di così grande crescita, se non, forse, dopo l’Editto di Milano».
La relazione del metropolita è stata preceduta dall’ascolto di un brano tratto da “La passione di Matteo”, da lui composta ed eseguita di recente a San Pietro.
(G.L.)

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