GRATITUDINE, CHE MERAVIGLIA – Responsabilità di costruire

Agosto 2020

di Oscar di Montigny

Viviamo in un sistema sferico nel quale ogni pensiero, ogni emozione, ogni azione impatta su tutti e su ciascuno dei 7 livelli delle nostre esistenze. Quelli che definisco 7P: Person, cioè ogni individuo. People, l’Insieme, l’umanità. Partnership, tutte le relazioni. Profit, il frutto che dobbiamo produrre. Prosperity, la ricchezza non solo materiale ma intellettuale ed emotiva. Planet, la nostra Madre Terra che abbiamo in prestito dai nostri figli. Peace, l’attitudine umana di mettersi “in relazione con” e non “in contrapposizione a”.

In che Pianeta (Mondo) voglio vivere?

«Come sta la terra?» era il titolo del talk show che abbiamo potuto seguire l’altroieri al Meeting. Se dovessi rispondere in prima persona a questa domanda darei anzitutto alcuni dati. Un nuovo record assoluto di caldo è stato registrato all’interno del circolo polare artico raggiungendo punte di 38 gradi centigradi nella Siberia orientale. Più in generale, nei mesi di marzo, aprile e maggio di quest’anno le temperature all’interno del circolo polare artico son state superiori alla media di circa dieci gradi.

Oltre un secolo di estrazioni di petrolio e gas ha lasciato in eredità in tutto il mondo milioni di pozzi abbandonati dei quali molti rilasciano nell’aria e nell’acqua sostanze inquinanti. Rilasciano infatti metano, gas serra che contribuisce alla crisi climatica. L’agenzia di stampa Reuters ha scritto che la pandemia di Covid-19 potrebbe aggravare la situazione e con la riduzione dei prezzi che farà fallire molte aziende del settore, il rischio che restino abbandonati senza che siano stati chiusi è realistico.

L’anno scorso l’Ipec, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (un tema del quale qui al Palacongressi si è parlato mercoledì  nell’incontro Green economy, green welfare?) ha raccomandato ai governi di mappare i pozzi abbandonati e misurarne le emissioni di metano. Ciò nonostante Russia, Arabia Saudita e Cina non hanno reso pubblico alcun dato né sulle emissioni né sui pozzi abbandonati. Stati Uniti e Canada hanno invece presentato i dati dei loro accertamenti: in Usa sono stati censiti più di 3,2 milioni di pozzi abbandonati, un dato che è comunque incompleto mancando tutti quei pozzi che non sono mai stati registrati come ad esempio quelli dello stato di New York che risalgono alla fine dell’800. 3,2 milioni di pozzi che nel 2018 hanno emesso 281 mila tonnellate di metano.

Avete presente Jenga? È un gioco da tavolo fatto di 54 blocchi con cui costruire una torre di 18 piani. A turno ogni giocatore sposta un blocco a scelta e lo riposiziona sulla sommità della torre. Vince chi mette il giocatore che fa la mossa successiva alla sua, nella condizione di far cadere la torre.

“Jenga” in lingua swahili è l’imperativo del verbo kujenga, corrisponde all’italiano “costruisci!”. E in effetti il gioco consiste nel costruire: ogni atto con il quale si sottrae un blocco dalla torre preesistente, e ogni successivo riposizionamento, comporta di ridefinire la struttura della torre, una trasformazione multiforme e teoricamente perpetua.

In realtà, però, non si tratta di costruzione, perché l’obiettivo del gioco è rendere la struttura instabile per farla cadere, solo che per vincere non devi essere tu l’artefice del crollo, deve esserlo chi gioca dopo di te.

La trovo un’immagine impressionante. Non trovate che raffiguri perfettamente quello che stiamo facendo alla casa su cui tutti viviamo?

Noi esseri umani stiamo continuamente prendendo “blocchi” dalla natura, dal nostro Pianeta, in una dinamica ininterrotta che riteniamo essere “sviluppo”. Ci sentiamo felici e vincenti perché durante il nostro turno la struttura non crolla, e così ci creiamo l’alibi mentale di aver contribuito a costruire il futuro. Ma non ci accorgiamo (o facciamo finta?) che stiamo spostando la responsabilità ai posteri, ai nostri figli, ai quali toccherà la mano che sposterà il tassello che farà crollare l'intera struttura. A quel punto, a Jenga avremmo vinto noi. Peccato che a quel punto saremo tutti morti.

Chiediamoci quindi individualmente e collettivamente: che cosa devo fare, concretamente e quotidianamente, per trasformare la mia sfera di influenza in un modello del Mondo che vorremmo?