L’ignoto e il Mistero: la libertà di Don Giovanni

 

‘La figura di Don Giovanni è attestata per la prima volta nella Commedia dell’arte spagnola dei primi decenni del Seicento: essa però, più che identificare un carattere sociale – il nobile altezzoso e spregiudicato -, fin dal principio venne a costituire quasi l’incarnazione della passione umana, dell’inesausta ricerca del piacere, del tentativo di soddisfare i propri desideri. Proprio il fatto di non essere una figura meramente legata a una dimensione sociale, valida in un periodo e in una cultura limitati, ha fatto sì che Don Giovanni, dopo la prima apparizione artisticamente compiuta nel teatro di Tirso de Molina, fosse continuamente rivisitato, diventando così il compendio artistico dell’esperienza umana e della coscienza di svariati artisti. Ne è esempio, il rapporto tra il libretto dapontiano e la musica di Mozart: le note del genio salisburghese riescono a sviluppare la tragicità e la potenza insite nella vicenda del seduttore, dando spessore alle parole di Da Ponte, di per sé limitate ad una leggerezza ingenua e giocosa. E’ come se la musica rivelasse il significato di una vicenda che il protagonista, assorbito dalle proprie imprese amorose, non sa invece comprendere. Sarà Puskin ad esplicitare questa duplice ottica nel microdramma “Il convitato di pietra” dove, pur riprendendo fedelmente la trama dell’abate, la figura dongiovannesca assume una dimensione ben più drammatica e profonda. Qui, per la prima volta nella letteratura, è colta tutta la tragicità della ricerca del seduttore, incapace di trovare l’oggetto che esaudisca totalmente i suoi desideri. Strepitosi, nell’esprimere l’angoscia che s’insinua nell’animo del seduttore, sono i versi di Lenau: il finale è funereo, come se tutta la realtà svanisse per la mancanza dell’Amore lungamente agognato. È proprio con l’opera del poeta tedesco che la vicenda di Don Giovanni assume i toni di un viaggio verso l’ignoto: è questo l’aspetto che caratterizza il Don Giovanni di Byron. Nel poema dello scrittore inglese, il viaggio assume una ripetitività quasi ciclica e Don Giovanni non progredisce, rimane sempre al punto di partenza. Kierkegaard infatti, in un suo saggio sull’opera mozartiana, sottolineava l’inutilità del reiterare gli sforzi da parte del libertino, riducendo tutte le sue imprese ad una ripetizione dell’uguale. Più moltiplica le proprie gesta, più il suo animo è attanagliato dall’angoscia per il fallimento dei suoi sforzi, e dal terrore per l’imminente, inesorabile fine. Una via di sbocco si aprirà con la rivisitazione di Milosz, in cui Don Giovanni sembra incontrare, per la prima volta, una donna, un altro. E’ la diversità di Gerolama a stupire Miguel, perché irriducibile al suo modo di pensare: ed è qui che inizia il cambiamento del protagonista. Non più angoscia e lutto, bensì stupore e gratitudine, sentimenti che si approfondiranno e fortificheranno dopo la morte di Girolama, il colloquio con l’abate e la definitiva scelta di Miguel.’

Data

22 Agosto 1999 - 28 Agosto 1999

Edizione

1999
Categoria
Esposizioni Mostre Meeting