GUIDA ALL’ASCOLTO DAL VIVO – Collana “Spirto Gentil”

Dal vivo – Collana “Spirto Gentil” CD 45.
Nazzareno Carusi pianoforte; Pier Paolo Bellini relatore: Rachmaninov Preludi.

 

PIER PAOLO BELLINI:
Bene, allora questo segnale di applauso vuol dire che si può cominciare. Questa sera vorremmo fare un ulteriore passo nel cammino che abbiamo cominciato all’inizio di questo Meeting, per dare un contributo a questa ricerca che appassiona il cuore di tutti noi, la conoscenza, la conoscenza attraverso gli avvenimenti, la conoscenza è un avvenimento. Questa sera non presenterò il relatore perché sono io stesso, quindi mi sento un po’ in difficoltà a fare la presentazione di me stesso, invece presento un carissimo amico e un grandissimo pianista, è qui alla mia sinistra, Nazzareno Carusi. È Già venuto al Meeting due edizioni fa, l’edizione scorsa per un problema di salute non siamo riusciti a realizzare l’appuntamento che avevamo stabilito e, grazie a Dio, quest’anno è qui con noi. È stato, è allievo prediletto di Alexis Weissenberg e Viktor Merzhanov, due leggende del pianoforte del ’900. Non leggo la lista lunghissima del suo curriculum, dico semplicemente che è stato vincitore di premi internazionali da Parigi a Buffalo, a Roma, a Ravenna, al Cile e ha suonato in tutte le più importanti sale da concerto del mondo. Oggi, insieme a me, ci condurrà all’ascolto di alcuni brani di un autore particolare – io mi permetterò di introdurlo con poche parole, pochissime parole, perché vorrei lasciare più spazio alla musica; sono convinto che la musica che ascolteremo sappia spiegarsi quasi da sola, quindi mi limiterò al minimo indispensabile, utilizzando lo schermo che avete dietro le mie spalle, perché penso che sia un aiuto a non perdersi per la strada. Prima una sola precisazione sull’autore: Rachmaninov, lo avete sentito nominare tutti, è un autore, un nome se non altro famoso. Risulta ancora più strano, di fronte a questa fama, risulta strano un fatto che io ho notato quando finivo i miei studi in università: andando a rileggere un testo, che ormai è diventato un testo fondamentale per chi vuole studiare storia della musica in maniera un po’ approfondita, un testo della UTET – non faccio nomi – una storia della musica di circa 15 volumi, quindi con migliaia e migliaia di pagine, andando a cercare Rachmaninov sono rimasto colpito, perché a Rachmaninov è dedicata più o meno una paginetta su circa 10000 pagine, e mi sono chiesto perché, mi sono meravigliato di vedere che problematiche di tipo ideologico sono ancora persistenti, un’ideologia politica che stranamente continua a persistere. Ricordiamo che Rachmaninov è uscito dalla Russia a 44 anni e non ci è più rientrato, perché in quel momento era andato al potere, era in auge il potere socialista, ed è scomparso da tantissimi conservatori, da tutti quelli russi e da tutti quelli di carattere marxista, ed è scomparso dai libri di testo. Secondo motivo – e questo è quello che più mi interessa, anche perché vorrei presentarvelo -, c’è un’ideologia non solo politica, c’è un’ideologia anche estetica che lo ha reso un compositore tutto sommato non importante, ininfluente. Rachmaninov praticamente è un compositore del ’900, ma se voi ascoltaste la sua musica, direste tutti: “Non è un compositore del ’900”. Evidentemente c’è un taglio – ecco, scusate, spegnete i telefonini. Ringrazio chi lo ha fatto suonare così lo ricordo a tutti gli altri. Rachmaninov scrive con uno stile che non è quello del suo tempo. C’è un’ideologia estetica che lo ha censurato. Chi ascolta Rachmaninov non è un uomo del suo tempo – Rachmaninov lo sapeva benissimo, lo aveva scelto e lo difendeva con tutte le energie che aveva. Perché questo? Sinteticamente, che cosa c’è in ballo? Non è tanto una questione di come si mettono le note, se usare le dissonanze o meno, penso che la cosa sia più profonda, più radicale, e cerco di renderla comprensibile a tutti, spero. Vorrei proporvi questa frase, per cominciare, che è una frase che lui ha scritto, che sintetizza il suo modo di scrivere, il suo modo di vivere la musica. “La musica è una calma notte di luna, un frusciare estivo di foglie, uno scampanio lontano nella sera – son tutte parole che riutilizzerò per introdurvi ai Preludi – è amore, sorella della musica è la poesia e madre la sofferenza. Deve essere la somma totale delle esperienze del compositore”. Io penso che il motivo vero della censura di Rachmaninov sia esattamente questo: in un periodo in cui tutta l’arte affermava esattamente il contrario – tutta l’arte, non solo quella musicale -, Rachmaninov continua a dire: l’arte è espressione dell’uomo, è espressione dell’umano, è espressione dell’esperienza, comunica l’esperienza, non è un gioco, non è una costruzione, è il tentativo di dire la parte più profonda dell’esperienza dell’uomo, nelle sue particolarità, nei suoi momenti particolari, la luna, l’amore, la tragedia, la sofferenza, la poesia. Ecco, tutto questo è sinteticamente quello che ascolterete, perché i suoni, qualsiasi suono di Rachmaninov tende a dire questo, tende a dire non quel particolare, ma tende a dire l’esperienza che è universalmente condivisibile, quella che tutti noi possiamo condividere, che abbiamo ascoltato stranamente nei canti napoletani due giorni fa, che abbiamo ascoltato in Beethoven e l’ascoltiamo in Rachmaninov. Persone o tradizioni totalmente lontane, che però sono comprensibili universalmente perché partono dall’esperienza del cuore.

NAZZARENO CARUSI:
Scusami Pier Paolo, permettimi una chiosa, piccola piccola. Questo pensiero è assolutamente veritiero sulla musica di Rachmaninov. Io ho studiato a Mosca, io ho vissuto a Mosca negli anni di passaggio tra l’URSS e la CSI, quindi so come veniva trattato Rachmaninov nel conservatorio di Mosca, naturalmente era un autore che si studiava, ma si studiava tradendo tutto questo, tradendo la sua poesia, tradendo la sua voglia di mettere per iscritto la sua esperienza d’animo, la sua esperienza d’uomo. Il tradimento avveniva con esecuzioni ipertecnicistiche, che pretendevano soltanto la velocità e, possibilmente, suonare il famoso miliardo di note al minuto. Questo è stato il massimo tradimento perpetrato ai danni di Rachmaninov, proprio laddove Rachmaninov era nato.

PIER PAOLO BELLINI:
Grazie. Come è evidente, siamo abbastanza in sintonia, non ci siamo scelti per questo. Introduciamo i brani, quello che ascolterete oggi, i Preludi. Innanzitutto il titolo preludio: letteralmente vuol dire qualcosa che precede qualcos’altro. Normalmente per la tradizione erano dei brani che servivano di introduzione ad altri brani, per esempio anche nelle liturgie. Chopin aveva incominciato a usarli in maniera assolutamente autonoma, autosufficiente – Rachmaninov è un grandissimo amate di Chopin, lo sentirete, gli deve molto e lo ama tantissimo, lo suonava tanto e lo difendeva di fronte a tutti. Questi Preludi sono il risultato di tre opere diverse, composte nell’arco di 18 anni, quindi sentirete anche una certa evoluzione nella scrittura di Rachmaninov. Tenete presente che, mentre il primo, il più famoso, che adesso ascolteremo, è stato scritto ancora nel periodo russo, gli altri sono stati scritti nel periodo americano, la maggior parte, in esilio, con tanta nostalgia e tanti elementi di ricordo, che poi vi farò notare. Il primo preludio fu una scommessa: Rachmaninov non aveva in mente di scrivere 24 preludi – ne ha scritti 24, come le tonalità, ne ascolteremo 7 in tutto, perché non abbiamo il tempo per gli altri, sono tutti dei capolavori. Il primo preludio nasce un po’ casualmente: era una raccolta, non di preludi, si intitolava Morceaux de Fantaisie, Pezzi di Fantasia, e sono del 1892, e tra questi brani, mi sembra 4 brani, c’è questo preludio che diventò immediatamente famoso nel mondo, divenne il Preludio, oppure “quello”, bastava dire “quello” e si capiva che era quel preludio, e fu scritto, trascritto per tutto, per banda, per chitarra, addirittura per un quartetto di tromboni, cosa che sarei molto curioso di andare ad ascoltare. Le altre opere – l’opera 23 e l’opera 32 – andarono, negli anni, a completare il ciclo delle 24 tonalità, fino a creare questa opera completa. Sono tutti brani indipendenti che possono essere eseguiti – cosa che faremo anche stasera – dando un ordine diverso da quello originale. Sicuramente Rachmaninov aveva in mente un percorso, un percorso che oggi devo ricostruire un po’ liberamente, un percorso in cui ogni preludio – questa è la particolarità semplicissima e straordinaria di questi preludi – ogni preludio racconta un fatto, un sentimento e lo racconta in maniera totalmente comprensiva, comprensibile, in maniera totalmente esaustiva. Per cui mentre ascoltiamo ciascuno di questi preludi, cercate di cogliere l’essenziale, c’è un’idea, e quell’idea viene detta in maniera semplice e assolutamente sintetica. Partiamo – così familiarizzate anche con il mio modo di rendere visibili questi preludi. Le forme sono assolutamente semplici – mentre la scrittura è assolutamente complessa e anche l’esecuzione è assolutamente completa – la forma dei preludi è semplice, normalmente una forma ternaria, la forma più semplice che esista nella storia della musica. Partiamo da questo preludio. Vi dicevo il preludio opera 3, numero 2 – opera 3, quindi molto giovanile, siamo prima ancora del ’900. Essendo divenuto così famoso, questo preludio Rachmaninov fu costretto, cosa che non amava molto fare, fu costretto a spiegarlo – è raro che un autore spieghi il suo brano – e vorrei partire dalla sua spiegazione, poi dopo cominciamo ad ascoltare. Il primo tema viene descritto – ecco, non so perché qui ha avuto un po’ paura a dire veramente, a dire con coraggio quello che avrebbe potuto dire e che io invece dirò perché non sono lui e quindi mi posso permettere di dirlo – lo dice in maniera un po’ generica, dice: “Ci sono tre note – che adesso ascolteremo – tre note all’unisono che risuonano solennemente e pomposamente e a queste tre note si alternano degli accordi che sono come delle luci nelle tenebre”. Senza aggiungere altro lo ascoltiamo, poi aggiungo dopo. Sentite questo attacco e cercate subito di immedesimarvi nella situazione in cui vi vuol portare, in quell’avvenimento. Vi chiederei subito: felice, triste, tragedia, festa, bello, brutto, buono, cattivo. Tenete in mente queste categorie e ascoltate.

musica

PIER PAOLO BELLINI:
Tre note. Particolare, file rouge che ascolteremo nella stragrande maggioranza dei preludi di Rachmaninov: ci sono delle note che richiamano, proprio per come sono pensate, dei suoni che richiamano in maniera evidente – anche se voi non lo sentite, lo sentirete – il suono delle campane. Rachmaninov era innamoratissimo delle campane del suo paese. Quando scrive dall’America, scrive: “Io ho perduto le mie radici e non sentendo più quelle campane – che per lui dicevano, erano capaci di dire tutta l’esperienza umana – non sentendo più quelle, sono un uomo senza radici”. Ha scritto anche un poema sinfonico che si intitola “Le campane”. Se queste sono campane – queste tre note – che campane potrebbero essere? Cosa dicono queste campane? Ecco, dicono qualcosa simile alla morte. Ecco, questo attacco, l’inizio dei preludi, è un ‘inizio assolutamente tragico, c’è qualcosa che ricorda immediatamente qualcosa che sta per morire, è come se si partisse dalla fine. Rachmaninov fa questa strana partenza. Andiamo avanti. C’è una parte mediana – adesso non la ascolteremo, vi faccio sentire solo i temi principali – ma mi serve per farvi notare un altro particolare importante. Sono solo questi due: primo, questa idea della campana; secondo, un aspetto tecnico. Ad un certo punto nella parte centrale – anche qui un po’ avaro di notizie, a dire il vero, Rachmaninov – dice: “C’è un cambiamento di stato d’animo – lo ascolterete – la musica rapisce l’ascoltatore e…- e poi si arriva a una cosa importante – nel suo apogeo il movimento originale ritorna”. Attenzione a questa parola, apogeo: in tantissimi, anzi in tutti i brani di Rachmaninov – e questo lui lo suggerisce anche agli esecutori – c’è un punto che in russo si chiama tocna – spero di averlo pronunciato bene – che vuol dire “il culmine”. Se avete presente i vespri di Rachmaninov, tantissimi Vespri hanno un punto culminante nell’acuto o nel grave, nel forte o nel piano, e Rachmaninov stesso ci dice: “Attenzione. Questo punto è decisivo”, perché se lo si suona male – Nazzareno – si perde tutto, se lo si ascolta male, si perde tutto, perché si voleva arrivare lì, se non si realizza con assoluta precisione, calcolo perfetto, se scivola via, tutta la costruzione crolla. Bene, alla fine della parte b, centrale, sentirete queste tre note gridate con un’intensità superiore a tutte le precedenti. “Dopodiché – Rachmaninov stesso ci dice – detto questo si è detto tutto, e allora tutto può tornare alla calma”. Sentiremo tanti brani composti in questo modo. Ripeto: può essere forte, piano, all’’inizio, centrale, o alla fine, ma c’è sempre quel punto. Andiamo al secondo Preludio che ascolteremo. Questa volta devo usare parole mie e userò le parole che ho messo nel libretto di Spirto Gentil. Come vedete una forma di nuovo molto semplice, siamo all’opera 23, quindi questa è già un’altra opera, l’opera centrale, ed è molto semplice, è un tema a variato e una parte centrale b. Sentite che differenza radicale di stato d’animo rispetto al primo preludio. Se il primo era un grido di chi comincia a presentire la fine, la morte, prima ancora di partire, sentite, invece, che razza di canto lunghissimo – ho chiesto a Nazzareno di farlo tutto, anche sembra di sentire metà del brano – perché è un canto che non respira, che non finisce, che sembra non finire mai, un canto notturno, l’ho chiamato, di una dolcezza straordinaria. Ascoltiamo.

musica

PIER PAOLO BELLINI:
È come essere stesi su un prato e guardare le stelle.

musica

PIER PAOLO BELLINI:
Attenzione, adesso riprende, ricomincia il canto, sentite su le notine acute. Si è accesa una luce. Ecco, questo è il modo di scrivere: questo canto lunghissimo e arricchito volta per volta, l’ho segnato con a1. Andiamo al terzo preludio. Anche qui avremo un punto culminante, un tocna, questa volta quasi alla fine, quasi alla fine del punto b. Terzo preludio che ascoltiamo, anche qui – semplicissimo, schema semplicissimo – sentite che razza di diversità – qui voglio farvi sentire tutti e due i temi, mi permetto di fare questo perché sono troppo belli – perché c’è una contraddizione straordinaria. Siamo trascinati in tutt’altro ambito. È una marcia, potentissima, violenta, direi quasi come quando uno, non so, è settembre, finiscono le vacanza e si ricomincia, si ricomincia, gli orari di lavoro e il sistema che macina e ti trascina. Sentite questo tema come è violento. Prego.

musica

PIER PAOLO BELLINI:
Un macigno. Un ritmo che non si può gestire. Ogni tanto ha degli sfasamenti, ma sono ancora più violenti della regolarità, e sei trascinato. Ecco, in questa situazione le immagini potete anche cambiarle, eh, non ve le impongo. In questa situazione si apre una finestra straordinaria, assolutamente imprevedibile; per questo vorrei farvi sentire il tema b, il secondo tema che ho paragonato a una poesia – grazie a Dio la poesia ci aiuta dove non riusciamo a parlare. Questa poesia di Montale – si intitola I limoni, la conoscete sicuramente – in cui dentro la routine soffocante si apre uno squarcio. E qui Montale che è un grande musicista, un grande osservatore, racconta di un colore – il giallo e racconta di una odore – l’odore dei limoni, che dentro il tran tran quotidiano e soffocante fa intuire che esiste un punto di arrivo. Le trombe d’oro della solarità. Bellissima l’idea del ‘mal chiuso portone’: qualcuno che non ha chiuso bene il portone nel sistema che ci lascia intravedere degli spazi assolutamente inimmaginabili. Sentite il secondo tema come apre a questa possibilità.

musica

PIER PAOLO BELLINI:
Sentite che canto.

musica

PIER PAOLO BELLINI:
Eh, come al solito in Montale questa cosa qui verrà chiusa, questo portone verrà chiuso; era mal chiuso e verrà chiuso. Andiamo velocemente all’ultimo Preludio della prima raccolta. Anche qui, idea fondamentale, qui ascoltiamo semplicemente il tema: una campana, di nuovo. Don don, don don, suoni semplicissimi. Questa campana al vespro che fa sentire questa giornata che si chiude. Questa frase che vi avevo già letto: la musica è uno scampanio lontano nella sera. Ascoltiamo.

musica

PIER PAOLO BELLINI:
Una campana tenore.

musica

PIER PAOLO BELLINI:
Attenzione adesso. Un’altra campana che risponde in acuto. Cominciano a richiamarsi. Due campane. Ma lo riascolteremo alla fine, questo. Passiamo alla seconda raccolta, gli ultimi tre preludi, poi li ascolteremo tutti. Primo preludio dell’Opera 32 numero 5, anche qui un canto bellissimo. Non c’è niente da dire. Rachmaninov usava l’immagine: la musica è un frusciare estivo di foglie. Sentite questa melodia. Da sola questa melodia vale tantissima produzione musicale del ’900. Prego.

musica

PIER PAOLO BELLINI:
E’ puro canto. Puro canto. Passiamo a uno dei preludi più impegnativi, non da un punto di vista tecnico, proprio dell’ascolto. E’ uno dei preludi più cari all’autore. Perché? Perché è di una drammaticità straordinaria. Fu ispirato molto probabilmente dalla visione di un quadro surrealista intitolato Il Ritorno. Lo sentirete dal tema che Rachmaninov aveva chiesto anche di eseguire al suo funerale insieme a un brano dei Vespri. Sentiamo la nostalgia di uno che è lontano da casa. Sentiamo la nostalgia di uno che risente – sentirete qui – la campana a morto, la risente non sapendo se riuscirà o meno a rivedere la sua terra, cosa che non è mai successa. E questo tema diventa un grido, nella parte centrale sentirete esattamente il grido disperato di chi sente le sue radici allontanarsi sempre di più. Sentiamo il tema.

musica

PIER PAOLO BELLINI:
Campane a morto.

musica

PIER PAOLO BELLINI:
Qualcosa che scivola via. Lo sentirete nel finale: sembra quasi che ci sia un fiore di speranza alla fine … e tutto scivola via. Attenzione, l’ultima parola, però, in Rachmaninov non è questa. Lo ascoltiamo in un altro preludio – l’ultimo che ascolteremo – che ci fa sentire delle altre campane. Ci fa sentire delle campane che invece raccontano di una possibilità e di una certezza che va oltre anche questa tragedia. Ascoltiamo semplicemente l’attacco di questo preludio ‘impestato’, come diceva prima Nazzareno.

musica

PIER PAOLO BELLINI:
Campane.

musica

PIER PAOLO BELLINI:
Sono campane anche queste e sono campane a festa. Io concludo qui. Vorrei semplicemente leggervi, siccome non l’ho fatto all’inizio, il suggerimento che don Giussani ha dato per questi preludi. “La creatività del singolo tocca la sua maturità più grande quanto più si identifica col popolo intero, quanto più si implica con la totalità della propria affezione fino a portare il popolo intero”. Le campane per Rachmaninov sono esattamente questo. Buon ascolto.

musica

NAZZARENO CARUSI (al pianoforte)
Allora, siccome siamo fra amici, io vorrei risuonare il primo preludio perché il famoso…la famosa ‘tocna’, o la ‘culminaze’, come dicevano a Mosca, non è venuta bene. Perché lì c’è uno scalino, m’è scappato il piede e le mani mi sono andate fuori, non ho nessuna difficoltà a dirvelo. Quindi lo rifacciamo, così vediamo di farlo meglio. E una notizia che prima non ho dato perché non volevo interrompere la bellissima presentazione di Widmer: il quarto Preludio dell’Opera 23 sembra che Rachmaninov l’abbia scritto il giorno della nascita di sua figlia. E pare che sia una ninna nanna: ecco il perché di questa melodia così, così distesa, così.. così, forse poco Rachmaninoviana, nel senso di poco drammatica, completamente tranquilla; era come, così, un augurio di buona vita alla sua bambina.

musica

PIER PAOLO BELLINI:
Allora, nel ringraziare Nazzareno, un grande musicista, un grande amico e anche un grande uomo, vi ricordo gli appuntamenti. L’ultimo appuntamento della proposta di Spirto Gentil al Meeting di quest’anno: domani avremo la possibilità di ascoltare il Concerto Triplo di Beethoven, chiaramente nella riduzione per pianoforte, per due pianoforti, e verrà eseguito da Chris Vath – pianoforte e relatore – Matteo Pippa al violino, Giacomo Grava al violoncello, e Antonietta Assini al secondo pianoforte. Vi ricordo che fuori trovate l’incisione di questi preludi di Rachmaninov della collana Spirto Gentil. Grazie ancora a Nazzareno e arrivederci a domani.

(Trascrizione non rivista dai relatori)

Data

27 Agosto 2009

Ora

19:00

Edizione

2009
Categoria
Testi & Contesti