Vie di connessioni e relazioni

Redazione Web

Vie di connessioni e relazioni
A terra, in cielo o in mare, la via disegna e accompagna lo spostamento che il “messaggio nuovo” compie da una persona ad un’altra, connettendole.
Il “modo” in cui questo viaggio avviene esprime il “modo” in cui stiamo investendo in connes-sioni e relazioni per non isolare i più deboli

Rimini, 21 agosto 2022 – Cercare luoghi e persone sconosciuti, storicamente è stato il mo-vente di chi ha “osato” tracciare strade nuove. La strada “è” un mezzo di comunicazione: a terra, in cielo o in mare, la via disegna e accompagna lo spostamento che il “messaggio nuovo” compie da una persona ad un’altra, connettendole. Il “modo” in cui questo viaggio avviene è stato il tema del talk “Muoversi bene per vivere insieme”, per la serie “Il cambiamento possi-bile”, condotto da Enrico Castelli e Irene Elisei.
Come ci spostiamo è, dunque, lo specchio di come ci relazioniamo: i dati 2019 della Fonda-zione Sussidiarietà parlano di un utilizzo del 76% di trasporto privato, dell’11,5% di trasporto collettivo e solo del 5,7% di trasporto su ferro.
Il PNRR ha stanziato 61 miliardi e 300 milioni di euro, di cui quasi 42 serviranno per rendere il sistema italiano delle infrastrutture più moderno digitale e sostenibile. Verranno, quindi, im-plementate le opere per il trasporto su gomma, ma la maggior parte degli interventi riguar-derà i treni, soprattutto al Sud Italia, dove verranno incrementati i collegamenti.
Ferrovie dello Stato ha presentato i punti strategici del piano industriale 2022-2031, impe-gnandosi ad investire oltre 190 miliardi nei prossimi dieci anni per potenziare le infrastrutture del paese. Il piano è rivolto per il 60% alle regioni del Centro-Sud con un aumento dell’offerta di treni del 20% sia per l’altra velocità che per i treni regionali e per il raddoppio della quota di trasporto merci su rotaia, con una programmazione di fabbisogno di personale che do-vrebbe garantire 40mila nuove assunzioni.
Sviluppo economico, aumento del traffico, carenza di infrastrutture moderne e difficoltà a trovare soluzioni alternative ai mezzi di trasporto privato rendono il movimento sempre più complicato nelle nostre città. Come invertire la rotta?
Alessandro Morelli, viceministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, lo spiega così: «Dire che possiamo lasciare indietro l’automobile è una cosa abbastanza strana, ci saremmo aspettati di più dal PNRR. Oggi dobbiamo porre le basi per un futuro in cui “la cura del ferro” ci porti a collegamenti ferroviari efficienti ed efficaci, perché la mobilità negli ultimi decenni è cambiata proprio grazie all’alta velocità: ad esempio il terzo valico sarà fondamentale per ve-locizzare il trasporto tra Milano e Genova e permetterà al porto di Genova di essere il porto europeo di eccellenza. Ma ricordiamo anche che dobbiamo potenziare il trasporto ferroviario capillare nelle nostre regioni».
Si aspettava qualcosa in più dal PNRR anche Enrico Pagliari, coordinatore area tecnica di ACI, che, in tema di sicurezza, ribadisce: «Si parla spesso di mobilità sostenibile: per noi una mobi-lità è sostenibile soprattutto se “si cura”: una strada ben mantenuta consente una sicurezza superiore».
Sembra dunque ancora imprescindibile la presenza della gomma soprattutto nell’ultimo mi-glio, ma il vero problema dell’intermodalità è strettamente legato alle infrastrutture. Lo hanno sostenuto sia Pietro D’Arpa, vice president supply chain Europe Procter&Gamble, sia Umberto Ruggerone, presidente di Assologistica di Confindustria.
«Il trasporto su gomma non va demonizzato, ma un eccesso di utilizzo ha conseguenze sulla società, perché provoca congestioni che rendono inefficienti i sistemi di logistica». Lo ha spie-gato Alessandro Perego, professore ordinario di Logistics Management e direttore del Dipar-timento di Ingegneria gestionale del Politecnico di Milano. Occorre, quindi, un riequilibrio tra tutte le modalità di trasporto, investendo in particolare sulle modalità che hanno ottenuto meno risorse. Ma i finanziamenti del PNRR non sono sufficienti, perché occorrono investi-menti in forme di trasporto multimodale, da garantire per molti anni.
Ma c’è un fratello minore, nel capitolo “trasporti” del PNRR: il porto. Nella classifica dei porti nazionali, nel 2021 in testa, con 55 milioni di tonnellate, c’è Trieste, che distanzia Genova a quota 48, seguita da Gioia Tauro, Livorno e Cagliari. Con questi numeri l’Italia va all’attacco di dei giganti portuali di Germania ed Olanda.
«Oggi siamo facendo una serie di investimenti molto importanti per quanto riguarda i porti», ha detto il viceministro Morelli: «L’Italia in questo momento sta investendo sul Tirreno, in particolare Livorno».
C’è già chi ha cominciato a investire sulla digitalizzazione per migliorare i sistemi di trasporto e di logistica: «Oggi attraverso algoritmi e piattaforme digitali è possibile pianificare i trasporti in maniera tale da adattare gli ordini a specifici mezzi di trasporto», ha spiegato D’Arpa, per il quale «non è vero che “più veloce” è sempre meglio. In passato questo si è fatto in maniera manuale, oggi è possibile farlo in maniera digitale e in tempo reale. Questo ha liberato delle opportunità per l’intermodale che prima non erano visibili».
E c’è anche il progetto MaaS, un nuovo concetto di mobilità che prevede l’integrazione di mol-teplici servizi di trasporto pubblico e privato (ad esempio e-bike, autobus, car sharing, treno, taxi, aerei, monopattini), accessibili all’utente attraverso un unico canale digitale. Questi ser-vizi operano attraverso “piattaforme digitali di intermediazione”, che abilitano diverse funzio-nalità – quali informazione, programmazione e prenotazione di viaggi, pagamento unificato dei servizi, operazioni post-viaggio – capaci di rispondere in modo personalizzato a tutte le esigenze di mobilità.
L’ACI, invece, in tre città spagnole (Valencia, Barcellona e Madrid) ha già sperimentato Ci-tyTrips, un’app che integra trasporto pubblico e condiviso. Un sistema già utilizzato anche a Santiago del Cile e in Australia e che si conta di attivare entro fine anno in Italia, a partire da Milano e Genova.
Per “vivere bene”, dunque, dobbiamo “muoverci bene”, che è prima di tutto una questione culturale e di attenzione a chi non può restare indietro rispetto ai tragitti di sviluppo che si stanno disegnando e progettando in questi mesi.
(G.D.G.)

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