Verso un nuovo welfare: valutare il non profit per valorizzare il territorio

Press Meeting

Rimini, 23 agosto 2015 – Riformare il welfare per garantire ai cittadini istruzione, assistenza, servizi sanitari efficienti ed efficaci. In che modo? Introducendo per le imprese e la pubblica amministrazione metodi e strumenti di valutazione per misurarne gli impatti e il grado di soddisfazione degli utenti. L’incontro sul nuovo welfare, in sala Eni B1 (delle ore 19), è stato un confronto aperto, apprezzato dal pubblico, fra rappresentanti dell’associazionismo, delle imprese sociali, della finanza, della pubblica amministrazione.
Alla presidente della Compagnia delle Opere sociali, Monica Poletto il compito di moderare i relatori. “La persona con i suoi bisogni è la questione centrale – dice Poletto – la strada che abbiamo intrapreso oggi è promettente”.
“In settori quali l’educazione, la sanità, la cultura gli utenti non possono vedere la qualità dei servizi prima che vengano erogati. L’efficacia di un corso di avviamento al lavoro la posso verificare alla fine se trovo lavoro, oggi più che in passato la gente vuole valutarne l’efficacia” – sostiene Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. “Siccome non possono essere giudicati a priori, esiste un’asimmetria informativa che ne pregiudica l’efficacia, peggio ancora quando i servizi non vengono erogati”. Alcune regioni come la Lombardia, ricorda il moderatore, hanno già introdotto con ottimi risultati criteri di valutazione dei servizi che ne hanno elevato il livello di qualità e sensibili risparmi. “I tagli alla sanità – conclude – non possono essere applicati in maniera orizzontale, uguali per tutti, ma devono tenere conto di criteri: soddisfazione degli utenti, efficienza ed efficacia che si traducono in risparmio, un livello elevato di qualità dei servizi, risposte ai bisogni della gente”.
In sintonia con il precedente l’intervento di Donato Iacovone, ad EY (Ernst&Young) in Italia: “È fondamentale, oltre che urgente, trovare metodi per misurare gli impatti delle azioni destinate alla collettività, in modo da poter orientare le scelte e decidere su cosa investire per il benessere dei cittadini. Questo vale per le imprese che devono allocare gli investimenti e misurare i risultati ottenuti e anche per la pubblica amministrazione dove, in un contesto come quello di oggi, le risorse sono sempre più scarse e i bisogni crescenti”. Iacovone vede nella filantropia un investimento per produrre reale benessere collettivo. “La valutazione dell’impatto sociale – afferma – è quindi la bussola per capire come e dove investire e permette una pianificazione ottimale, mettendo in gioco in modo sinergico tutti gli attori”.
Quando parla di modello, inoltre, il manager di EY Italia accenna anche a un nuovo metodo di valutazione sviluppato dal network EY, “uno strumento di valutazione applicabile ex ante ed ex post alle organizzazioni, pubbliche, profit e non profit per misurare il loro impatto sul «benessere» delle comunità”. Iacovone è entrato anche nei particolari: “Si tratta di uno strumento ‘diverso’, anche in termini di finalità, dalle forme di valutazione tradizionale. Misura infatti i bisogni e gli impatti sociali in termini di benessere e competitività in modo sistemico, concreto e affidabile a partire dalle reali priorità del territorio nazionale, regionale o comunale in analisi”. Questo modello, ha ulteriormente precisato, “accosta la valutazione dell’impatto sulle priorità del benessere con un’altra dimensione di analisi: l’allineamento con le priorità strategiche dell’organizzazione, una dimensione fondamentale che serve a identificare gli interessi prioritari sulla base dei quali costruire partnership di valore”.
Anche per il mondo della cooperazione sociale occorre un cambio di mentalità. Giuseppe Guerini a capo di Federsolidarietà di Confcooperative ritiene fondamentale uno “spirito nuovo e un anelito di calore umano” nella cura dei malati, degli anziani. “Il mondo delle tecnologie e dell’informatica – rileva Guerini- dal Novecento ad oggi ha fatto passi da gigante, anche le cure dei pazienti psichiatrici sono migliorate notevolmente, ma non con la medesima evoluzione degli smartphone”. Perché? Per Guerini sono migliorate le cure ma non il sistema di risposta, “ci accontentiamo di riempire un modulo, di svolgere una procedura, ma non ci facciamo carico della persona. Migliorare i servizi socio assistenziali delle imprese non profit si può a fronte di una valutazione di qualità e costi”. L’imprenditore del sociale deve acquisire una vocazione imprenditoriale, introdurre il principio della sussidiarietà e ragionare in maniera critica sul suo operato. I sistemi di valutazione servono per migliorare l’impresa e le sue prestazioni ai cittadini.
Il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, tirato in ballo negli interventi precedenti come ente pubblico virtuoso, a seguito di una serie di importanti riforme, incalza: “Ci occupiamo di welfare perché serve, lo chiedono i giovani in cerca di lavoro, i disabili, gli anziani. L’azione attuata dalla regione – dice Maroni- tiene conto di criteri di valore, la centralità della persona e i suoi bisogni, la libertà di scelta del tipo di scuola, pubblica o privata. Pure in campo sanitario posso decidere – sottolinea il governatore della Lombardia – se farmi curare in un ospedale piuttosto che in un altro. Infine per noi è determinante la valutazione dei risultati quale punto centrale dell’azione amministrativa”.
La parte conclusiva dell’incontro è riservata alla presentazione della riforma della sanità. Maroni tiene a precisare si tratta non tanto di riforma quanto di un’evoluzione della sanità. “Secondo questa logica il malato non deve essere curato, ma dobbiamo prenderci cura di lui”. I sistemi di valutazione già introdotti hanno consentito un’economia di scala con risparmi di 400 milioni di euro che vanno a sommarsi a 250 milioni di avanzi di bilancio e 970 milioni di risorse provenienti dal Fondo Sociale Europeo da affidare alla gestione delle 7734 associazioni di volontariato presenti sul territorio.

(G.G.)

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