Un caffè con… i nativi digitali

Press Meeting

Santiago Mazza, ceo di Fotonica srl, introduce l’argomento dei nativi digitali (coloro che imparano l’uso degli strumenti informatici non appena in grado di intendere e di volere) con il video della sua intervista, nel 2012, a Marco Zamperini, alias Funky Professor. Il compianto maestro del web italiano avvertiva che “questi bambini sembrano molto competenti, ma in realtà hanno solo una grande familiarità con l’interfaccia, e nessuna comprensione di cosa vi sta dietro”. E infatti è necessario istruirli ed educarli perché “la tecnologia non assolve dal compito educativo”.
Mazza rivolge a Paola Sucato, consulente web e social media, la domanda sulla responsabilità educativa. “Se decidi di lasciare gli strumenti a disposizione dei figli, devi essere il primo, genitore o insegnante, a saperli usare” – risponde Sucato – e articola la risposta con un video dove narra delle avventure digitali della figlia Blanca, dalla scoperta della tastiera (successiva comunque a quella del touch screen) al blog scolastico. Tra qualche vagito proveniente da un passeggino (evidentemente un nativo non ancora digitale), Sucato chiosa “lo strumento non è il male, se lo usi bene. Internet e i social sono luoghi, in cui il genitore deve accompagnare il figlio come farebbe sotto casa tra il panettiere e il semaforo”. Anche a scuola “è l’educatore che deve conoscere gli strumenti. Non solo il tablet, ma anche i luoghi e gli oggetti (virtuali) che con esso si raggiungono”.
Jesùs Colina, fondatore di Zenit, presidente di Aleteia e consultore del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, inizia il suo intervento presentando i numeri della rete: due miliardi e mezzo di persone connesse, 1,2 miliardi di utenti su Facebook e 250 milioni su Twitter (sorprendentemente, ben il 20 per cento tra 55 e 64 anni), la Cina che ha tanti utenti quanto America ed Europa insieme, i social che hanno recentemente superato la pornografia per numero di accessi e tempo di permanenza sui siti.
Colina prosegue analizzando l’impatto umano di queste realtà: a proposito di social, ed usando le parole in senso antropologico positivo, “povertà e ricchezza vengono declinati come solitudine e incontro”. Ma “l’incontro è reso possibile dalla comunità, da cui il successo delle reti sociali” e cita il messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali: “Non basta passare lungo le ‘strade’ digitali, cioè semplicemente essere connessi: occorre che la connessione sia accompagnata dall’incontro vero”. È proprio per questo motivo che papa Francesco è il primo su Twitter: “Non usa il social come cassa di risonanza, ma è capace di parlare al cuore di tutti”.
Sorprendente poi la sua opinione sulla solitudine che sarebbe generata nei giovanissimi dall’uso della rete: “Avrei paura se i ragazzi non avvertissero più la noia. La noia è il momento in cui il giovane si confronta con se stesso e mette a frutto la sua creatività. I media non possono essere baby-sitter, e la solitudine è comunque una dimensione umana che non si può ignorare”.
(A.C.)

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