UN CAFFÈ CON … GLI IMPRENDITORI: ROBERTO FARINA, DIRETTORE RISORSE UMANE COCA COLA HBC ITALIA

Press Meeting

Nello spazio del Padiglione C1, in un contesto accogliente e familiare (prima un momento musicale, poi la degustazione di un pregevole Sangiovese di Coriano guidata da Paolo Massobrio), Bernhard Scholz, responsabile del Dipartimento Formazione della Fondazione per la Sussidiarietà, ha introdotto e coordinato l’incontro con Roberto Farina, Direttore Risorse Umane Coca Cola HBC Italia.
Il dottor Farina ha cercato innanzitutto di spiegare, rivolgendosi in particolare a giovani che si accingono ad entrare o stanno facendo le prime esperienze nel mondo del lavoro, quali sono le caratteristiche di un manager. “La prima cosa che si richiede”, ha affermato, “non è una laurea particolare: io mi sono laureato in Filosofia a Milano nell’89. Più che una laurea specifica, contano alcune caratteristiche personali: la capacità di leadership, quella di cambiare e innovare, poi la capacità di relazione e di fare squadra, quindi di raggiungere dei risultati”. Il Direttore Risorse Umane di Coca Cola Italia si è fermato quindi sulle caratteristiche della leadership (innanzi tutto la capacità di avere un’idea, un progetto, di coinvolgere e di saperlo comunicare) per poi notare che il clima di relativismo e scetticismo che si è diffuso in Italia negli ultimi anni ha determinato anche “un forte gap di leadership: nei colloqui, quando chiediamo precedenti esperienze di leadership, più volte, quando va bene, ci viene risposto: ‘Ho organizzato le ferie con gli amici’. Un po’ poco, obiettivamente”.
Roberto Farina ha segnalato poi che sforzo, talento e capacità di raggiungere risultati sono gli elementi fondamentali della meritocrazia nelle aziende. “Purtroppo, in Italia la meritocrazia viene penalizzata fin dalle scuole superiori e questo non è equo e mortifica le risorse migliori”.
Diverse le domande formulate dai giovani presenti (ad esempio sull’Università, e sui colloqui delle aziende per selezionare le persone da assumere).
Concludendo l’incontro, Bernhard Scholz ha sottolineato che criteri di valutazione e parametri di meritocrazia, magari in forme implicite, ci sono anche nelle piccolo aziende, e che “non è detto che una piccola azienda dia ad un giovane più possibilità di esprimersi di una grande. Dipende”. Ancora: “La cosa più importante, per un giovane, è scoprire il proprio talento e farlo lavorare. Bisogna inoltre essere molto realisti: in ogni azienda ci sono delle condizioni oggettive di lavoro con le quali bisogna fare i conti”.

V.C.
Rimini, 23 agosto 2007