Un bene che supera i confini

Redazione Web

Un bene che supera i confini
Storie di bene sorprendente dalla Terra Santa martoriata

Rimini, 21 agosto 2022 – Di Terra Santa si parla sempre per i conflitti che la segnano e che sembra non possano trovare soluzione. Ma ci sono storie incredibili di bene che lanciano sprazzi di speranza. Sono le storie raccontate da Azezet Habtezghi Kidane, missionaria comboniana, infermiera di professione, codirettrice di Kuchinate (una Ong che si occupa di rifugiate africane a Tel Aviv), e da Salem Billan, primario di Radioterapia al Rambam Hospital di Haifa, primario di Oncologia “Holy Family Hospital” di Nazareth e senior consultant Oncology “Augusta Victoria Hospital” di Gerusalemme est. Ha moderato l’incontro Alessandra Buzzetti, giornalista di TV2000 che da anni vive in Terra Santa.
Suor Azezet Kidane si occupa da dodici anni di profughi che arrivano in Israele dall’Africa ne-ra, un fenomeno drammatico ma che pochissimi conoscono. Sono storie devastanti di sofferenza estrema di chi, sotto il controllo dei trafficanti di uomini, attraverso il Sinai è giunto in Israele. Molte le ragazze seviziate, stuprate che arrivano incinte e partoriscono o a volte abortiscono per la prostrazione a cui sono giunte. Per molto tempo il fenomeno è rimasto sotto silenzio, ma suor Azezet è arrivata al punto di non poter più tacere un dramma così estremo e ora racconta al mondo ciò che vede. Il lavoro della missionaria con la Ong Kuchinate, che include anche volontari ebrei, permette percorsi di redenzione e «ragazze che arri-vano nei centri profughi e poi si prostituiscono per mantenersi hanno avuto il coraggio di cambiare vita e aiutare loro stesse altre donne bisognose a ritrovare la propria dignità, aprendo centri di aiuto anche in altri Paesi come il Canada».
Oltre alle migranti africane, suor Azezet si occupa anche dei beduini del deserto: i più poveri dei poveri che vivono in baracche a rischio sgombero. Per incontrarli bisogna «rubare loro il cuore». Di fronte all’offerta di aiuto sul cibo o l’alloggio, i beduini hanno invece chiesto educazione per i loro figli. Così Azezet, aiutata da altri volontari ebrei e musulmani, ha aperto asili, piccole scuole di lavoro, e donne che sembravano chiuse e relegate alla vita domestica si sono aperte. «Arrivata in Israele pregavo per la pace, oggi parlo perché i popoli che vivono qui imparino a stare insieme e a riconoscersi, perché la pace ha bisogno dell’incontro».
Salem Billan opera in ospedali israeliani di livello molto elevato, dove la gran parte degli operatori sono arabi israeliani. Ma lavora anche in ospedali palestinesi, che sono in condizioni pessime. Ha aperto il centro oncologico “Augusta Victoria Hospital” a Gerusalemme est per curare chi, avendo un tumore, fino allora poteva solo trasferirsi in Giordania o altrove se aveva i soldi. «Sono Arabo e Cristiano in mezzo alle divisioni tra i popoli di questa terra», ha raccontato. «Ma la proposta di creare questo centro ha unito gente che fino allora non si guardava nemmeno». Passo dopo passo ha radunato un gruppo di professionisti di ogni categoria per rendere l’“Augusta Victoria” un ospedale veramente funzionante ad alto livello, al punto che la storia è stata rilanciata dalla rivista “Lancet” come esempio rilevante a livello mondiale.

(G.F.)

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