Tutto quello che vuoi

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Rimini, lunedì 20 agosto – Antonio Autieri, giornalista e direttore di “Sentieri del cinema”, presenta al pubblico Francesco Bruni, regista di “Tutto quello che vuoi” (2017), alle ore 21.00 nella Sala Neri UnipolSai. Il film, realizzato in collaborazione con Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution, è vinci-tore di tre Nastri d’argento 2017, del David di Donatello 2018 e del Globo d’oro 2018.
Si tratta di una tragicommedia che racconta la storia di Alessandro, un ragazzo romano di 22 anni, ignorante e perditempo, che si ritrova a doversi prendere cura di Giorgio, elegante poeta ottantacinquenne affetto da Alzheimer. Col passare dei giorni, dalla mente smarrita dell’anziano riaffiorano ricordi del suo passato, legati soprattutto all’incontro con i soldati americani in occasione del “passaggio del fronte” in Toscana, durante la seconda guerra mondiale. Questo passato misterioso costituisce per Alessandro e i suoi amici l’occasione di una vera e propria caccia al tesoro, che concretamente è rappresentata da una cassa della U.S. Army contenente degli stivali, ma che simbolicamente è metafora di un percorso ascensionale, di un processo di maturazione che investe soprattutto il protagonista.
Bruni, intervistato da Autieri alla fine della proiezione, rivela di essersi ispirato alla vera storia di suo padre, venuto a mancare nel 2017 per il morbo di Alzheimer. La stessa dinamica della caccia al tesoro è ispirata al racconto biografico del padre del regista, che si allontanò da casa per un mese e mezzo con i militari americani, i quali gli regalarono un paio di stivali, da lui gelosamente nascosti sotto terra.
La scelta dell’ambientazione costituisce un aspetto di fondamentale importanza, in quanto suggeri-sce una chiave di lettura del film: “La storia si potrebbe definire schematicamente un confronto tra generazioni – spiega il regista –. Questo è reso visivamente anche attraverso quella scalinata, la scala che unisce due mondi: Trastevere con la sua vita un po’ da casba, con la movida, lo spaccio e la microcriminalità giovanile, e il Gianicolo, quartiere signorile, elegante e silenzioso. Il tragitto e la scalinata che Alessandro percorre ogni giorno costituiscono simbolicamente per il ragazzo un’ascesa verso una purezza”.
Ma che cosa rende affascinante l’incontro di Alessandro con la “Cultura”? Come spiega Francesco Bruni, il segreto per appassionare un giovane è la capacità di “insegnare senza insegnare, senza im-porre qualcosa da imparare”. La grandezza di Giorgio sta infatti proprio nella capacità di “trasmettere un modo di guardare la vita, con incanto e dolcezza”. Ma anche l’anziano poeta vive a sua volta un percorso evolutivo: “I ragazzi gli danno un’iniezione di energia e di divertimento che a lui mancava e gli permettono di compiere il viaggio alla ricerca del tesoro nascosto che chiude il cerchio della sua esistenza”.
Il regista non manca, infine, di valorizzare gli attori protagonisti del film: Giuliano Montaldo, grande regista italiano che torna a recitare dopo cinquant’anni e che “per eleganza, umorismo e signorilità” gli ricorda il padre. Andrea Carpenzano, nel ruolo di Alessandro, “ragazzo su cui nessuno scommetteva nulla e che invece si è messo in questa storia con una passione e dedizione totali”. Raffaella Lebboroni, moglie del regista e fedele compagna anche sul set. Il regista rivela di amare la collaborazione con la famiglia e di lavorare sempre con le stesse persone: “Il film dev’essere una specie gita tra persone che si vogliono bene. Credo che l’opera guadagni molto da questa atmosfera un po’ familiare”.
Il regista conclude citando il momento più commovente del film: il riconoscimento di Alessandro da parte di Giorgio. Il ragazzo, che fino a quel momento era stato confuso con Carlo, il fratello minore di Giorgio, viene finalmente chiamato per nome. “Questo essere chiamato per nome – spiega il regista – è un riconoscimento: Alessandro si sente riconosciuto per quello che è e gli si apre una diga nel cuore, che lo fa piangere”. Un film divertente e commuovente quello di Bruni, che ci mostra in modo disarmante e genuino che esiste per tutti una possibilità di incontro che cambia la vita.

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