Sussidiarietà possibile: welfare e finanza per il bene comune

Press Meeting

“Il Meeting affronta ogni anno i temi del no-profit, del welfare e della sussidiarietà perché sono fondamentali da un punto di vista sociale. Su tali tematiche occorre una riflessione organica per trovare soluzioni adeguate ai tempi, che rispondano alle esigenze della persona e della società. Se il no-profit non trova canali per finanziarsi esso rimarrà socialmente una periferia”. Giorgio Vittadini, ha introdotto con queste riflessioni l’incontro delle ore 19.00 in Sala Neri sul welfare e finanza per il bene comune.
Ha portato il suo contributo per primo Lester Salamon, direttore del Centro studi sulla società civile alla Hopkins University (USA), per il quale “nel mondo sta avvenendo una rivoluzione nella finanza con finalità sociale, portando all’interno di questo mondo nuove modalità finanziarie, ad esempio il crowdfunding, assieme a concetti e strumenti della finanza tradizionale”. Questa situazione si è venuta a creare per la diminuzione dei fondi pubblici e privati (le donazioni dei filantropi) a favore di questo tipo di impresa. “Ad esempio il levarage, in italiano l’effetto leva – ha continuato il professore – può essere benissimo applicato alla finanza con scopi sociali purché il suo unico scopo non sia quello solo di produrre maggiori profitti ma di aiutare le imprese no-profit a crescere e ad raggiungere i propri fini”.
Ci sono inoltre attualmente in molti paesi del mondo fondi (equities) per il finanziamento delle attività sociali, un’innovazione quest’ultima permessa grazie all’entrata nel mercato di nuovi soggetti no-profit con nuove idee ed esigenze. “È un mondo che si sta muovendo anche se ancora la sua rivoluzione non è terminata – osserva Salamon – perché rispetto al modello di impresa tradizionale non muove capitali ingenti”. Il professore ha condiviso con il pubblico alla fine della sua relazione una frase dell’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI: “Il fatto che queste imprese distribuiscano o meno gli utili oppure che assumano l’una o l’altra delle configurazioni previste dalle norme giuridiche diventa secondario rispetto alla loro disponibilità a concepire il profitto come uno strumento per raggiungere finalità di umanizzazione del mercato e della società. È auspicabile che queste nuove forme di impresa trovino in tutti i Paesi anche adeguata configurazione giuridica e fiscale. Esse, senza nulla togliere all’importanza e all’utilità economica e sociale delle forme tradizionali di impresa, fanno evolvere il sistema verso una più chiara e compiuta assunzione dei doveri da parte dei soggetti economici”.
L’intervento successivo di Letizia Moratti – co-fondatrice della Fondazione San Patrignano – è stato focalizzato sulla necessità per l’Europa di dotarsi di un nuovo sistema di welfare. Il peso del welfare degli stati dell’Unione europea incide a livello globale per il cinquanta per cento con un pil pari al 25 per cento. “Oggi dobbiamo percorrere nuove strade con strumenti e attori diversi”, ha rimarcato Moratti. Qualcosa per il vero è già stato fatto. La relatrice elenca il caso virtuoso della politica sociale dell’UE, che offre una visione nuova fatta di solidarietà e di sostegno fra i paesi membri, e poi cita i fondi per le imprese sociali e il terzo settore varati dalla commissione europea. E in Italia? Anche da noi non mancano gli esempi virtuosi di finanza sociale, come i bonds e le obbligazioni sociali e nuove forme di microcredito sul quale però le banche sono ancora poco impegnate (2 per cento sul totale). Un dato eclatante riferito da Moratti evidenzia la necessità di un cambio di mentalità: “La comunità fondata da Vincenzo Muccioli nel 1978 versa ogni anno allo Stato un milione di Iva che non riesce a recuperare”. “Dal governo abbiamo riscontrato attenzione per il terzo settore e attendiamo entro i prossimi dodici mesi l’emanazione di una legge delega a sostegno delle imprese sociali” ha concluso la relatrice.
Marco Morganti infine ha presentato Banca Prossima, l’istituto di cui è amministratore delegato e che fa parte del gruppo Intesa SanPaolo. Nata nel 2007, è presente su tutto il territorio nazionale attraverso gli sportelli di Intesa SanPaolo. Banca Prossima dà credito al terzo settore attraverso prodotti bancari pensati per il mondo del volontariato: la raccolta fondi e l’anticipazione di finanziamenti ad associazioni e opere. Chi investe soldi nella banca, ha spiegato il manager, ha un piccolo margine di guadagno mentre chi richiede un prestito restituisce il capitale con lo stesso tasso di interesse del donatore, intorno all’1 per cento. “In sintesi chi versa guadagna qualcosa – ha detto Morganti – e al contempo svolge un’azione di filantropia sociale che ha aiutato e consente di aiutare ogni anno tante persone”.
(A.S., G.G.)

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