SPIRTO GENTIL – QUINTETTO OP. 81 DVORAK

Press Meeting

Strapieno, più di 1000 persone, molte in piedi o sedute per terra, l’auditorium A2 per il secondo appuntamento con le guide all’ascolto dal vivo della collana Spirto Gentil, condotto stasera da Pier Paolo Bellini, General Editor della collana. L’appuntamento ha avuto a tema il Quintetto op. 81 di Anton Dvorak le cui parole, citate da Bellini, hanno subito inquadrato il contesto: “la musica dei popoli è come un fiore raro e bello che cresce in mezzo a sterpi contorti”. È quindi piccola la probabilità che qualcuno se ne accorga, è necessario uno “spirito attento che l’apprezza”.
E oltre a Dvorak, maestro nel valorizzare la musica popolare, uno spirito attento è stato don Giussani, secondo cui “Dvorak è come un bambino che guarda, spalancato, al destino”. Così in un’opera assai elaborata come questo Quintetto si rivela – ha affermato Bellini – “una semplicità che fa cogliere i suggerimenti di dialogo contenuti nella realtà”. In quest’opera Dvorak “da corpo e voce ad una bellezza a cui non siamo abituati: non quella che stringe il cuore, nostalgia di un bene assente, ma bellezza che fa intravedere il mistero delle cose, possibilità presente”.
Ci si è addentrati quindi nella dettagliata analisi formale di ciascuno dei quattro movimenti dell’opera. I temi e i principali sviluppi sono stati proposti dal vivo dalla formazione del Quintetto. Musicisti giovani e talentuosi, bravi e disponibili che, insieme alle parole del relatore ed ai puntuali grafici, hanno guidato l’uditorio, per massima parte musicalmente illetterato, nella esposizione e comprensione di ogni elemento strutturale.
Sgombrata la strada dalle difficoltà di forma e di struttura, la formazione (Matteo Pippa e Maddalena Pippa, violini, Gerardo Vitale, viola, Fernando Caida Greco, violoncello e Stefania Santangelo, pianoforte) ha eseguito l’opera per intero, offrendo a tutto l’uditorio la possibilità di addentrarsi nell’evento musicale, ripercorrendo il percorso immaginato da Dvorak: dall’iniziale dialogo tra i primi due temi per arrivare, passando dalla Dumka del secondo movimento e dal leggiadro Scherzo del terzo, all’atipico quarto movimento in cui il finale svela, dopo quasi quaranta minuti, la parola conclusiva di Dvorak, il tema popolare proposto nella sua forma più immediata, “tutta l’opera tende, come se aspettasse di prendere la sua vera forma”.

A. C.
Rimini, 20 agosto 2007