Spirito Gentil

Press Meeting

Rimini, 20 agosto 2015 – Anche al Meeting 2015 “Spirto Gentil” è il titolo della serie di esecuzioni musicali dal vivo ed ascolti, dall’omonima collana di cd, che vuole ripercorrere le scelte in campo musicale fatte da don Luigi Giussani nel corso di oltre cinquant’anni di intensa attività educativa.
La musica era per lui innanzitutto un potente strumento evocativo dell’umano, come esigenza di compimento, come aspirazione alla totalità. “Anche la musica – scrisse nell’introduzione alla collana di cd della collana – come il cuore, ha le sue ragioni”. Il nome della collana deriva da una celebre aria de “La favorita” di Gaetano Donizetti. Quel canto, disse, aveva dato una vibrazione umana alla risposta al desiderio più profondo del cuore dell’uomo: la ricerca di bellezza, felicità, verità.
La serie delle guide all’ascolto prenderà il via il 20 agosto alle 19 in Sala Neri CONAI, con “Arie d’opera”, scelte e commentate da Ermanno Calzolaio, docente dell’Università di Macerata.
Seguirà il 23 agosto sempre alle 19 in Sala Neri, l’attesa esecuzione dal vivo di brani scelti di Heitor Villa Lobos (1887-1959). Relatore ed esecutore Piero Bonaguri. Il celebre solista riminese ha inciso per “Spirto Gentil” l’opera integrale per chitarra del compositore brasiliano, comprendente il Preludio n. 1 e lo Studio n 11, tra i brani più amati da don Giussani, ed eseguiti da Bonaguri anche alla presenza di Giovanni Paolo II.
Terzo appuntamento il 26 agosto con la celebre “Sonata per Arpeggione” di F. Schubert, nell’esecuzione del duo formato da Giulio Giurato al pianoforte e Andrea Noferini al violoncello. Relatore il musicologo Pier Paolo Bellini.
La Sonata in la minore per violoncello e pianoforte «Arpeggione» D 821 risale al 1824, l’anno decisivo nell’esperienza creativa di Schubert come autore di musica strumentale. L’anno, tra l’altro, dei Quartetti D 802 e “La morte e la fanciulla” D 810 nonché dell’Ottetto D 803. Nel particolarissimo timbro, lo si intuisce dalla scrittura e dalla forma della sonata, risiede uno degli elementi fondanti della composizione. Un’opera di circostanza, che non sfiora nemmeno i vertici dei capolavori coevi, e tuttavia sprigiona un fascino sottile ma sicuro, avvalendosi anzitutto della straordinaria invenzione lirica, soffusa di malinconia, che contraddistingue la musica strumentale dell’ultimo Schubert.

(M.T.)

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