Rimini, 22 agosto 2017 – Vera e propria sfida ad un adattamento in versione teatrale, “Solaris”, film tra i massimi capolavori della fantascienza, diretto nel 1972 da Andrej Tarkovskij, tra gli appuntamenti più attesi per gli spettacoli del Meeting 2017, è andato in scena con successo al Teatro Novelli, con regia di Paolo Bignamini e drammaturgia di Fabrizio Sinisi, e in scena Debora Zuin, Giovanni Franzoni e Antonio Rosti
Portato sul grande schermo dal grande regista russo, tratto dall’opera dello scrittore polacco Stanislaw Lem, “Solaris” è senza dubbio il capolavoro della fantascienza filosofica. Un mistero che turba e destabilizza lo spettatore sui temi dell’identità, del soggetto, del rapporto fra le percezioni dei sensi e quelle della memoria. Questa riflessione ci mette dinanzi alla sempre radicale domanda su cosa sia veramente la realtà e su chi siano davvero le persone che amiamo: “Ciò che esse sono, o ciò che vogliamo che siano?”.
Introdotto da uno scrosciare continuo di acque, tipicamente tarkovskiano, che appare come una sorta di rito di purificazione, immersa in una coreografia surreale e resa suggestiva dal brillare lontano del rosso pianeta, la versione vista al Novelli è apparsa nella sua ora di durata un vero condensato di tutta la poetica di Tarkovskij dominata dall’anelito ad una sofferta redenzione umana e spirituale, a la continuo porsi delle domande ‘ultime’, sull’uomo e su vita e destino.
Protagonista lo psicologo Kris Kelvin, che viene inviato sulla stazione spaziale orbitante attorno al pianeta Solaris per comprendere cosa sia successo ai pochi scienziati rimasti lassù. Li cerca, li chiama ‘amici’, è animato da sentimenti pienamente umani, ma si trova avvolto dall’atmosfera di un misterioso accadimento e stupore. Cosa è avvenuto? Sono in attesa, di cosa? Perché appaiono come fantasmi? Dov’è la realtà? È forse la dimensione del ricordo e del rimpianto quella che essi manifestano? In una parola, di un’assenza.
Ma «l’uomo ha bisogno di uno specchio … ha bisogno dell’uomo», dice uno di loro, anche se sa che, in realtà, non saprà mai chi sia veramente, mentre il cuore aspira a conoscere la verità ultima su sè stesso. Solaris ci conduce nel punto più remoto dello spazio, così come nell’abisso più profondo del nostro essere.
(M.T.)