SCIENZA E FILOSOFIA: INVITI ALLA LETTURA

Press Meeting

Il primo libro presentato all’incontro del ciclo “Invito alla lettura” che ha avuto luogo martedì 23 alle ore 11.15 al caffè letterario sponsorizzato da Eni è “Siamo soli nell’universo?” (editrice San Raffaele) di Elio Sindoni, docente di Fisica generale all’Università di Milano Bicocca. Alla presentazione, introdotta da Camillo Fornasieri (direttore del Centro culturale di Milano), ha partecipato anche Marco Bersanelli, professore di Astrofisica dell’Università statale di Milano, il quale ha introdotto il libro del collega ricordando come la domanda “Siamo soli nell’universo?” abbia un’origine molto antica: già Anassagora, 2500 anni fa, constatando che la Luna non è un disco piatto ma un corpo sferico, con una superficie irregolare come quella della terra, non poté evitare di chiedersi se ci fossero altri posti abitati al di fuori della superficie terrestre. La domanda quindi va ben oltre l’aspetto scientifico sull’ipotesi di vita extraterrestre ed è collegata ad altre domande profonde che da sempre ci poniamo: cosa è l’uomo? Siamo esseri unici e voluti o siamo frutto di un evento fortuito?
Ovviamente nel libro l’aspetto scientifico è predominante: i capitoli centrali espongono un’analisi scientifica dei fattori che hanno reso possibile la comparsa della vita intelligente e autocosciente sulla Terra. Il risultato è sorprendente: dalla distanza della Terra dal Sole, che permette una temperatura adatta alla vita organica, alla posizione del sistema solare nella galassia, che assicura la presenza degli elementi chimici propri della vita; dalla presenza di un satellite massivo come la Luna, che stabilizza l’inclinazione dell’asse terrestre, alle caratteristiche del Sole, una stella stabile nell’arco di miliardi di anni; dalla presenza di un campo magnetico, che ci ripara dalle radiazioni cosmiche, alla tettonica a placche, che permette la presenza dei vulcani. Tutti questi e molti altri fattori formano una combinazione perfetta che ha permesso alla vita di nascere sulla Terra. Ma non basta, perché da una forma di vita primitiva si è giunti ad una vita autocosciente attraverso alcuni salti evolutivi assolutamente non scontati. Da questa analisi, osserva Bersanelli, emergono alcune domande: quanto è comune un pianeta che ha le caratteristiche di abitabilità? Cosa è accaduto ad un certo punto sulla Terra così che avesse inizio la vita? Quanto è probabile che la vita, dopo essere nata, possa durare e arrivare ad essere cosciente di sé?
Se i dati scientifici recenti confermano che esistono, sebbene in minoranza, pianeti con caratteristiche almeno simili alla terra, la stima della probabilità che esistano civiltà durature in altri luoghi dell’universo è molto difficile, proprio perché alcuni fattori sono quantificabili a fatica. Alla fine della presentazione, alla domanda “Siamo soli nell’universo?” Sindoni ha risposto: “Come scienziato dico: non lo so. Come credente dico: noi siamo il punto d’arrivo della storia creata da un grande architetto, alla fine della quale si pone la Rivelazione, che è unica. Quindi, da scienziato credente dico: sì, siamo soli”.
La presentazione del secondo libro, “La rivincita di Rosmini” (edizioni Biblioteca Rosminiana) di Claudio Grotti, professore di filosofia, è stata introdotta da Umberto Muratore, direttore del Centro Internazionale di Studi Rosminiani di Stresa, il quale ha sinteticamente descritto la figura del beato Rosmini. “Chi sono i grandi pensatori? – si chiedeva Nietzsche – Dopo la morte cadono in oblio. Se sopravvivono a questo periodo di oblio, diventano dei classici.” Questo pensiero si adatta perfettamente alla figura di Rosmini, spiega Muratore, perché nella sua vita la parabola prima discendente e poi di nuovo luminosa è eccezionale. Nato nel 1797, appartiene alla famiglia più ricca di Rovereto, non lontano da Trento, e dimostra capacità intellettuali elevatissime. Ma all’età di 18 anni “lascia tutto questo per seguire un ideale. Ha visto una luce più forte dei suoi beni.” Nel 1821 riceve l’ordinazione sacerdotale e, in risposta alla sua “ansia fortissima di abbracciare tutto l’Essere” (Rebora) e di compiere la volontà della Provvidenza, riceve nel 1829 da Pio VIII un mandato: “Per influire utilmente sugli uomini, non rimane oggidì altro mezzo che quello di prenderli colla ragione, e per mezzo di questa condurli alla religione”.
“Può essere immaginata una linea nella storia, che collega sant’Agostino, san Tommaso e il beato Rosmini – spiega Muratori – i quali difesero il corretto uso della ragione nelle diverse epoche (tardo-antica, medioevale e moderna)”. Rosmini, che aveva tra le preoccupazioni principali di garantire un’oggettività alla conoscenza, si trovò infatti a contrastare la mentalità illuminista proprio sull’uso della ragione. Sebbene fosse riconosciuto dai suoi contemporanei come grande pensatore (Manzoni lo mise tra le sei intelligenze che più onorano l’umanità), non fu compreso da subito. Nel 1849 comincia una serie di censure e condanne da parte della Chiesa che sembrarono decretare la fine del pensiero rosminiano. Sarà agli inizi del Novecento che l’opera di Rosmini verrà progressivamente rivalutata fino al completo riconoscimento da parte di Paolo VI, del Sant’Uffizio (nel 2001, con una lettera ufficiale) e infine con la beatificazione nel 2007.
Nel presentare la motivazione del suo libro, Grotti constata che la filosofia contemporanea, relativista e nichilista, “vaga staccata dalla realtà, senza il vincolo dell’oggettività. Quasi un gioco, un attivismo estetico”. Nel riconoscere che tale pensiero è il compimento di processi di distacco dalla metafisica iniziati nel passato (l’autore cita la rivoluzione linguistica di Heidegger), Grotti rivela di aver trovato nel pensiero rosminiano una medicina, una risposta al razionalismo e al problema dell’uso della ragione nella filosofia contemporanea. “Il risultato del razionalismo è l’incapacità di descrivere l’uomo nella totalità dei suoi fattori – dice Grotti – un passo avanti può essere fatto partendo dal concetto di ragione di Rosmini.”

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