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Redazione Web

Turismo: imprenditori e politici protagonisti del cambiamento

Il ministro Garavaglia e i governatori delle regioni a confronto sulla ripresa

Rimini, 21 agosto 2021 – Il turismo italiano, nell’agosto 2021, scoppia di salute e i presidenti di Regione gongolano insieme al ministro Garavaglia. Però se si vuole restituire all’Italia il posto che le compete nel mondo, occorre coraggio: coraggio di innovare nell’organizzazione, nella formazione, nella comunicazione e nella mentalità di politici e operatori. Un coraggio che richiede dei protagonisti capaci di grinta e niente affatto resilienti, ma aperti al cambiamento. Questo pomeriggio, all’Auditorium Intesa Sanpaolo D1, presidenti di Regione e di Provincia non hanno giocato in difesa, sgranando il logoro rosario delle recriminazioni, ma hanno dato prova di avere accolto la sfida della pandemia e di guardare avanti, insieme al ministro, come soggetti attivi di una Italia che riparte proprio dal turismo. Alla tavola rotonda, realizzata in collaborazione con Cdo e Punti Impresa digitale delle Camere di commercio, introdotta da Gianluca Giansante, socio Comin & Partners, docente Luiss “Guido Carli”, e moderata da Roberto Inciocchi, giornalista di SkyTg24, hanno partecipato: Alberto Cirio, presidente Regione Piemonte; Attilio Fontana, presidente Regione Lombardia; Maurizio Fugatti, presidente Provincia Autonoma di Trento; Massimo Garavaglia, ministro del Turismo; Nello Musumeci, presidente Regione Siciliana; Donatella Tesei, presidente Regione Umbria.

Tesei e Musumeci hanno voluto confortare il loro ottimismo sulla ripresa del turismo italiano con dati alla mano: in Umbria, i primi sette mesi dell’anno hanno fatto registrare un +120% rispetto allo stesso periodo del 2020 e la Sicilia (considerata dal New York Times fra le prime sette regioni al mondo per il turismo) ha visto le presenze crescere del 6% sul dato del 2019, considerato il massimo storico. Mare, montagna, laghi, collina, borghi e città d’arte hanno tirato e stanno tirando ovunque, anche se si tratta ancora di un turismo nazionale o di vicinato (svizzeri e austriaci che scelgono la Lombardia), con il Piemonte a rimpiangere gli stranieri che costituivano il 60-70% degli ospiti in epoca pre-Covid. Ma se, come ha assicurato il ministro Garavaglia, quest’anno la stagione invernale si farà, «serena tranquilla e senza scossoni», allora la tendenza si confermerà e ce ne sarà per tutti.
Non è tempo, però, di stare con le mani in mano. Giansante ha affermato che l’Italia ha molte carte da giocare, a partire dalla sicurezza sanitaria che riesce a garantire, ma che deve, al contempo, «assicurare infrastrutture, stabilità politica, risorse umane qualificate». La concorrenza straniera continua a farsi sentire e «per fronteggiarla bisogna imparare dai nostri concorrenti», ha detto Garavaglia. Così, se la Spagna ha sessanta istituti di istruzione superiore dedicati al turismo e l’Italia solo dodici («nessuno dei quali nel centro-sud», ha rimarcato Musumeci), allora, per il ministro, bisogna investire in alta formazione. E se il Ghana e il Camerun hanno un piano strategico per l’enogastronomia, l’Italia, che ne è sprovvista, deve fare altrettanto. Lo stesso vale per il digitale che vede Spagna, Giappone e Svizzera, avanti anni luce rispetto a noi. «E non basta parlare di digitale, di formazione, di comunicazione», ha detto con decisione Garavaglia, «bisognerà riempire di contenuti questi propositi e questi progetti». In questo modo si metterà fine al paradosso, denunciato dallo stesso ministro, per il quale «a gennaio, l’Italia appare il Paese più desiderato del mondo, poi, a dicembre, a conti fatti, ecco che ci classifichiamo al sesto posto». Del resto, per concorrere nel mondo l’Italia ha tutti i titoli. Cirio ha raccontato che in Dubai i primi tre pacchetti venduti ai turisti sono tricolori: un corso di cucina italiano, shopping di prodotti del Bel Paese, giro in Ferrari nell’autodromo dell’emirato.

Garavaglia si è impegnato a trascinare il valore del turismo italiano dall’attuale 14% al 20% del Pil, anche con aiuti agili e concreti alle imprese, come «l’80% semplice e sicuro» per gli interventi sulle strutture ricettive. «E non sarà il meccanismo cervellotico e impraticabile del bonus del 110%», ha assicurato con una punta di aperta polemica, «metteremo a disposizione gli strumenti finanziari per renderlo reale ed efficiente».
Fontana, visibilmente soddisfatto per la conferma che a settembre, a Milano, si terrà il Salone del mobile, ha insistito anche lui sulla necessità della formazione non solo turistica ma a tutti i livelli, annunciando che la Lombardia investirà in questo ambito la metà dei prossimi Fondi europei. Fugatti, sulla preparazione del personale, ha aggiunto che «non è solo un discorso di formazione professionale, quanto un passaggio culturale, una nuova mentalità che mette l’accoglienza del turista prima di tutto». «Il soggiorno deve essere un’esperienza di vita», ha aggiunto Tesei, che insieme ai colleghi ha sottolineato l’importanza del “vivere bene” dei borghi e dei centri non blasonati, per arrivare ad un turismo che coinvolga l’intero Paese 365 giorni all’anno.
Inciocchi ha interpellato tutti sul tema del Meeting, il “coraggio”. I relatori hanno parlato di «coraggio della responsabilità» (Fugatti); di «coraggio della gente comune, che se ne infischia dei giornaloni e dei pregiudizi e vince sfide epocali come il Covid» (Fontana); di «coraggio del cambiamento, contro il conformismo e il politicamente corretto» (Musumeci e Garavaglia); di «coraggio delle Regioni di essere propositive e resistere al centralismo dello Stato» (Tesei e Cirio). Giansante ha chiuso l’incontro ricordando l’importanza della persona, dunque dell’ “io”, pur in epoca digitale: «Con il digitale si fa molto di più che non in passato, ma un caffè preso al bar, un incontro a tavola, una stretta di mano, anche ai fini dell’economia, non hanno eguali».

(D.B.)

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