Radici romene in salsa italiana

Press Meeting

Una famiglia rumena il cui padre è un sacerdote di rito greco-cattolico, che ammette la possibilità di accedere al sacerdozio alle persone sposate: questi gli ospiti di “Un caffè con…” questa sera alle 18.30 all’Arena “Nuove generazioni” A1 per l’incontro: ”Radici romene in salsa italiana”.

Padre Marine vive a Imola con la moglie Sorina e i loro cinque figli. Presenti all’incontro, oltre alla moglie, Filip, Matei e la piccola Miriam.

Marinel trascorre l’infanzia in Romania, educato dalla sua famiglia alla fede greco-cattolica. Frequentando le scuole superiori, incontra modi di pensare lontani da quelli improntati alla tradizione e alla religiosità conosciuti da piccolo. Desidera essere accettato dai suoi compagni e si immerge in un mondo agli antipodi rispetto a quello dell’infanzia, finendo così per rinnegare l’educazione religiosa che aveva ricevuto dai genitori. Nel 1987, a ventidue anni, in occasione del matrimonio della sorella, incontra il nonno del cognato, un anziano sacerdote di rito greco-cattolico, che gli racconta la sua storia di persecuzione da parte del regime comunista, e ciò riapre nel cuore del giovane la partita con la fede. Inizia così un percorso che, di nascosto, lo porta a frequentare altri sacerdoti. Marinel, che già era sposato con Sorina, comincia a maturare la vocazione sacerdotale e nel 1992 il suo vescovo gli propone di andare in Italia a studiare teologia. Conosce don Carlo Dalpane, rettore del seminario di Imola, che gli offre amicizia e ospitalità. Nel 2002 viene consacrato sacerdote nella cattedrale di Imola, per essere destinato al servizio dei fedeli romeni.

L’impegno come pastore della sua comunità è andato di pari passo con l’educazione dei cinque figli, in una dinamica in cui il costante riferimento alle radici romene si è coniugato con il desiderio di sentirsi pienamente partecipe della società italiana.

Filip racconta, divertendo la platea, di una partita di calcio Italia-Romania in cui aveva esultato per i goal di entrambe le squadre.

Sorina parla delle difficoltà dei primi anni in Italia e del dispiacere perché i suoi figli parlano meglio l’italiano del rumeno, ma poi conclude: «La cosa più importante è aver la pace nell’anima e questo avviene quando fai un incontro. L’unica cosa che desidero è mettere nel loro cuore quel seme che possa portarli a cercare di colmare quel desiderio di gioia che, lo sappiamo bene, da nessun uomo può essere colmato».

Marinel spiega: «Vogliamo trasmettere ai nostri figli entrambe le culture; come la chiesa ha due polmoni (romano e bizantino), così loro hanno due tradizioni da far vivere e coesistere».

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