Quale libertà per quale America

Press Meeting

Si è svolto in un clima di cordiale familiarità l’incontro che ha avuto per protagonisti S. E. Mons. Sean P. O’Malley e Lorenzo Albacete, presenze di primo piano, ha evidenziato Vittadini, nella Chiesa d’oltreoceano. Accolti con un caloroso applauso dalle circa tremila persone riunite nella Sala A3, l’Arcivescovo di Boston e il teologo ed editorialista del “New York Times Magazine” e del “New Republic” hanno intrecciato un lungo dialogo sul tema “Quale libertà per quale America”.
Alcune citazioni letterarie hanno offerto ad Albacete lo spunto per approfondire il tema dell’identità nazionale americana e del suo rapporto con il protestantesimo: “l’America – ha detto – è figlia della riforma protestante, è stata fondata come successione di frammenti protestanti”. In questo contesto religioso e più ampiamente culturale si è sviluppato un movimento di opposizione nei confronti del cattolicesimo, fondato su motivazioni politiche più che religiose. La chiesa cattolica americana, d’altronde, ha avviato un processo di deromanizzazione e si è progressivamente adattata al clima protestante. Con Mons. Sean P. O’Malley sulla cattedra episcopale, ha sottolineato Albacete, è stato possibile un nuovo inizio, un nuovo modo di essere presenza cattolica in America per ricostruire una Chiesa in rovina.
Ricco di aneddoti personali e di riferimenti letterari, l’intervento dell’Arcivescovo si è aperto con una riflessione sull’amore: Gesù ci dice che tutta la nostra religione, la legge e i profeti possono essere riassunti nel grande comandamento dell’amore verso Dio e verso il prossimo. Amare significa essere connessi agli altri, ed è una menzogna l’idea secondo la quale si può essere Chiesa da soli. Una delle grandi malattie dei nostri tempi – ha proseguito – è l’amnesia spirituale. La dimenticanza di Dio coincide con l’oblio della nostra stessa identità: infatti “se dimentichiamo chi sia Dio, dimentichiamo anche chi siamo noi stessi e perché siamo qui”. Introducendo quindi il concetto di libertà, l’Arcivescovo ha ricordato come essa sia sempre stata un valore fondamentale nell’esperienza americana, ma anche come, fin dall’inizio, siano germogliati i semi di distruzione dell’individualismo; quell’individualismo che portato agli estremi ha condizionato il modo stesso di concepire la libertà. Importante è il contributo della Chiesa per chiarire la sua essenza reale: “la fede – ha detto Mons. O’Malley – ci consente di vedere quello che è la libertà, perché siamo qui e che cosa dobbiamo fare”. Libertà e democrazia: termini inscindibili di un paradigma che presuppone anche un altro concetto, quello di verità. In una società nella quale la verità non è affermata, la libertà risulta fortemente indebolita e viene minato il bene della persona e dell’intera società. I fondamenti della democrazia – ha proseguito – non sono politici o legali, ma culturali: “la democrazia prolifera dove la gente ha un senso profondo di comunione ed è disposta a compiere sacrifici per il bene comune. Abbracciare un ideale di abnegazione e di amore legato al sacrificio è la sfida lanciata dalla nostra religione”.
Sollecitato da Albacete, l’Arcivescovo è quindi intervenuto sulle prossime elezioni presidenziali, precisando che la Chiesa americana non indica ai fedeli di schierarsi con un partito o con l’altro, ma li richiama alla responsabilità di promuovere, anche attraverso il voto, una società migliore, più morale, impegnata nella tutela delle fasce più deboli. Sulla sfida che le minoranze etniche rappresentano rispetto alla visione americana della libertà, ha poi ricordato come ogni ondata di immigrazione abbia contribuito alla costruzione del Paese, portando sempre grande energia e impegno nella promozione dei valori umani.
Un accenno, quindi, alla crescente attenzione che sempre più americani rivolgono alle parole del Santo Padre sulla guerra in Iraq per poi passare ad alcune considerazioni sul contributo di Comunione e Liberazione alla missione della Chiesa negli USA: contrastare la diffusa amnesia spirituale attraverso la testimonianza concreta di persone vive. Una missione, questa, svolta anche dalle scuole cattoliche: “stiamo lavorando – ha detto l’Arcivescovo – per rendere le scuole cattoliche strumenti efficaci di evangelizzazione”.
In chiusura una domanda lapidaria: “quando tornerà il Figlio dell’Uomo ci sarà ancora fede in America?”. Tempestiva e non priva di un sottile umorismo la risposta: “In America non abbiamo mancanza di fede, ma sovrabbondanza di credulità”. Ogni anno sorgono nuove correnti religiose, ma i “credenti militanti” offrono una testimonianza sorprendente, per cui “credo – ha concluso O’Malley – che ci sarà ancora fede in America”.

F.M.

Rimini, 26 agosto 2004