Quale futuro per l’Europa? Percorsi per una rinascita

Press Meeting

“Quale futuro per l’Europa?” La domanda, senza dubbio di attualità, prende spunto dall’ultimo libro curato da Giulio Sapelli e Giorgio Vittadini ed è divenuto il tema dell’incontro culturale “Invito alla lettura” tenutosi questo pomeriggio alle 17 nello spazio Eni – Caffè Letterario A3. Proprio partendo dalla domanda contenuta nel saggio, esperti di diverse estrazioni – ma afferenti per lo più al mondo dell’economia – si sono cimentati in un dialogo ricco e stimolante per cercare di comprendere come dar vita a una rinascita economica e culturale in Europa e nel nostro Paese.
Ha introdotto il tema Camillo Fornasieri, direttore del Centro culturale di Milano, col contributo di numerosi ospiti, tra cui Maurizio Carvelli, amministratore delegato della Fondazione Ceur, Giuseppe De Lucia Lumeno, segretario generale dell’Associazione nazionale fra le banche popolari, il politologo ed economista Carlo Pelanda e lo stesso Vittadini, curatore del libro e presidente della Fondazione per la Sussidiarietà.
Proprio a Vittadini è stato affidato il compito di illustrare l’intento e il filo che lega i diversi contributi del libro. Il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà ha contestato prima di tutto l’esistenza di una effettiva unione economica e politica che ad oggi “non sta in piedi”. Inoltre, per Vittadini, “questa Europa ha mostrato segni di crisi ben prima che si manifestasse quella finanziaria, così come è stata da sempre evidente l’assenza di volontà di costruire un’autentica unione politica. Manca il coraggio per costruire un percorso comune”. È un’ Europa in crisi d’identità quella che descrive il curatore del volume: “È soprattutto vittima di una grande confusione che la paralizza”. Un esempio esplicativo è dato dalle diverse politiche dei paesi europei che – dice Vittadini – “trattano i diversi soggetti economici, tra cui impresa e famiglia, con un approccio molto variegato”. Allo stato attuale, quindi, appare ancora un’utopia parlare di un mercato unico. Deludente poi, prosegue il relatore, la scarsa attenzione che l’Italia, a differenza di paesi come la Francia e la Germania, dedica al sostegno della famiglia.
L’incontro prosegue col contributo di Carvelli che, partendo una riflessione mutuata da Galli della Loggia, riporta l’attenzione sulla necessità di realizzare un’“operazione verità” e dare vita ad una radicale riconciliazione col principio di realtà, in quanto “da troppo tempo abbiamo creduto di poter vivere al di sopra dei nostri mezzi”. “È necessario riscoprire una diversa antropologia, una concezione positiva dell’uomo”, sostiene l’ad di Ceur, che conclude ricordando: “La concezione positiva deriva dal riconoscere una tradizione, una storia. Solo così, partendo dall’idea del bene e del bello, tipicamente italiana, potremo uscire dalla crisi. Ma dobbiamo credere profondamente nell’identità propria che ci appartiene”.
L’intervento di De Lucia Lumeno inizia con una citazione di Churchill del ’46. “Oggi vorrei parlarvi della tragedia dell’Europa”. Secondo il relatore da allora la situazione non è molto cambiata. La situazione dell’Europa è tuttora tragica. Tuttavia “il maggiore problema europeo non è l’economia, non sono i tecnicismi, ma la mancanza di elementi ideali”. Al di là del dichiarato euroscetticismo, il rappresentante della banche popolari conserva la speranza che si realizzi veramente un’Europa degli ideali, dello stato sociale, del lavoro: “Una sorta di Stati Uniti d’Europa che siano una famiglia”. “L’Europa ha un collante – conclude De Lucia Lumeno – ed è il senso dell’appartenenza cristiana. La lingua comune non è l’inglese, ma il cristianesimo”. Per questo “o l’Europa sarà cristiana o non sarà”.
Una particolare attenzione alle dinamiche geopolitiche ed economiche ha caratterizzato infine l’intervento di Pelanda. Partendo dalla domanda provocatoria “riusciremo a pagare le pensioni fra 30 anni?”, il politologo ed economista ha evidenziato alcune fragilità del sistema nazionale ed europeo. Inoltre, ricollegandosi ai precedenti interventi, ha dubitato “della possibilità che si possa giungere alla realizzazione degli Stati Uniti d’Europa, in quanto pare che nessuno stato abbia intenzione e interesse a farlo”. Citando un recente intervento di Mario Draghi ha ritenuto che si potrà giungere ad una sorta di “sovranità condivisa”, che è comunque realtà ben lontana dagli Stati Uniti d’Europa. Tornando alla domanda iniziale Pelanda ha poi indicato alcuni obiettivi che ritiene debbano essere perseguiti per poter garantire alle generazioni future il percepimento della pensione: ridurre l’ambizione del progetto europeo, favorire la prospettiva di un mercato unico con gli Usa e superare l’attuale modello di welfare assistenziale.
“Dobbiamo stare dentro e non sopra l’Europa” ci ricorda Fornasieri a chiusura dell’incontro. Cioè non porci in una posizione astratta, ma vivere e incarnare quotidianamente un ideale.
(F.R., C.S.)

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