PUBBLICO CIOÈ PER TUTTI: L’ESPERIENZA DEGLI OSPEDALI A SERVIZIO DELLA PERSONA.

Press Meeting

“In campo sanitario, il servizio pubblico è nato dall’iniziativa privata: gli ospedali originariamente sono nati dalla mossa di soggetti privati, di uomini mossi da compassione e carità verso le necessità di chi soffre, di chi esprime un bisogno”. Con questa considerazione, Giancarlo Cesana, Docente di Medicina del Lavoro all’Università degli Studi di Milano Bicocca, ha invitato i relatori a confrontarsi sul tema del rapporto tra pubblico e privato nel mondo della sanità e sul ruolo delle strutture non statali. “Pensare, oggi, che solo il pubblico debba finanziare e gestire i nuovi bisogni di salute della popolazione è demenziale e impossibile da sostenere a livello economico – ha detto Cesana – Se però il privato continua a essere considerato esclusivamente una forma di ripiego, dove il pubblico è debole, sarà difficile regolarlo e renderlo veramente un utile strumento a servizio di un miglioramento complessivo di tutto il sistema”.
Paolo Arullani, Presidente Campus Bio-Medico di Roma, si è soffermato sul fatto che “il rischio attuale è quello di concepire il pubblico come uno spazio amorfo, privo di un riferimento ideale: ma un modello così è in grado di dare vita a strutture sanitarie orientate al servizio della persona?”. Arullani ha affermato che “i valori che sostengono un ‘pubblico’ e un ‘privato’, correttamente intesi, devono essere integrati in un modello virtuoso, che concilia i principi e i doveri di giustizia dell’essere al servizio di tutti, con i vantaggi gestionali”. Come esempio di questo, ha descritto l’esperienza del Campus di cui è presidente, che “è un’università non statale, che svolge però compiti di interesse pubblico come l’istruzione, la ricerca e l’assistenza medica, per i quali riceviamo finanziamenti e rimborsi pubblici”. “Siamo un’istituzione culturalmente ed eticamente caratterizzata, nata dall’iniziativa dell’Opus Dei, e questo riferimento preciso ci ha permesso di sostenere l’idea di una medicina realmente al servizio della persona. Una Mission precisa e condivisa, una concezione dell’ospedale come luogo di accoglienza della persona sono poi i fondamenti sui quali l’ospedale è nato originariamente”. Fondamenti che non bisogna dimenticare, soprattutto in un momento storico in cui, come ha detto Cesana, “la medicina non ha più un’idea unitaria su cosa sia l’uomo”. Arullani ha poi illustrato alcuni dati sull’attività del Campus a testimonianza del fatto che una sinergia tra privato e funzione pubblica è capace di produrre ottimi risultati e di generare benessere diffuso. Infine ha ribadito che “dobbiamo pensare ad un’idea di ospedale che si può definire etico, cioè capace di interrogarsi sulla verità del proprio operare e sui principi che ne guidano l’attività, fin nei più piccoli dettagli: la sua bontà sarà testimoniata dai risultati che sarà in grado di generare, secondo alcuni indici numerici che noi come struttura ci proponiamo di raccogliere”.
Anche Angelo Bazzari, Presidente della Fondazione don Carlo Gnocchi Onlus, ha raccontato la sua esperienza e quella della struttura che presiede, concordando sul fatto che “anche se oggi l’ospedale si è evoluto rispetto alle sue origini, è cruciale riferirsi agli scopi e ai valori che ne hanno sempre guidato l’attività”. Inoltre “pubblico e privato devono convivere e collaborare, il pubblico dovrebbe garantire le regole e il controllo, mentre la gestione dovrebbe essere compito di pubblico e privato allo stesso modo”, concetto ripreso e ribadito con decisione anche da Carlo Lucchina, Direttore Generale Assessorato Sanità Regione Lombardia. Bazzari ha poi aggiunto: “tutta la nostra attività cerca di coniugare solidarietà sociale ed eccellenza, tecnica scientifica, buona prassi organizzativa, efficacia nei risultati e sostenibilità economica”. Bazzari ha poi detto che “gli ordini religiosi impegnati in ambito sanitario sono in crisi; il concetto stesso di carità e la condivisione di alcuni valori comuni stanno venendo meno. A maggior ragione è necessaria e importante la presenza di strutture che abbiano valori e principi saldi”. Infine un affondo sul fatto che “la Fondazione da sempre ha cercato e cerca di collaborare con il pubblico, ma spesso questo è difficile, ci sono dei vincoli e capita che il non profit sia utile solo a sopperire alle carenze del pubblico”.
“Certamente, il non profit è molto importante, in particolare in Lombardia – ha risposto Lucchina – perchè a volte il pubblico non dà risposte adeguate; però allo stesso modo il non profit deve migliorare la sua capacità di gestione delle strutture, che spesso non è adeguata, qualificando il suo management”. Ha poi elencato una serie di sfide attuali, con le quali l’intero sistema sanitario deve confrontarsi, tra cui la sostenibilità economica (“per mantenere il livello di servizi che abbiamo bisogna dedicare ogni anno il 4% in più di risorse”), l’emergere di nuovi problemi di salute (come il costo elevato dei farmaci per i malati oncologici o la crescita di malattie psichiatriche in età giovanile) e i nuovi modelli organizzativi a livello di gestione dell’ospedale (il modello dipartimentale) e del sistema nel suo complesso (rispetto al quale ha citato l’esempio del sistema lombardo, che prevede la parificazione tra erogatori pubblici e privati e garantisce la libertà di scelta al cittadino). Secondo Lucchina, “il privato può decidere autonomamente che investimenti fare, ha una migliore efficienza del pubblico e ha contribuito a migliorare la qualità di tutto il sistema sanitario, perché ha stimolato il settore pubblico, che presenta al suo interno ottime professionalità, a non essere da meno”. Ha poi aggiunto che “bisogna smetterla con i pregiudizi ideologici sul rapporto tra pubblico e privato, che spesso impediscono ogni tipo di dialogo”.
Lucchina, infine, ha individuato nella “gestione della non autosufficienza la vera sfida per il futuro, alla quale non siamo ancora preparati”.
Cesana ha concluso l’incontro affermando che “pensare un nuovo modello organizzativo in sanità, che possa confrontarsi con i problemi discussi, oggi è fondamentale, non rimandabile, così come è cruciale favorire la presenza di uomini e strutture che possano operare in sanità, mossi da una concezione dell’uomo corrispondente a quello che egli realmente è”.

M.C.
Rimini, 22 Agosto 2007