Luis Andrès Villacosta Santamato, alla presentazione della mostra sul santo spagnolo Toribio, ha spiegato come questa figura sia vicina all’idea del Meeting per l’amicizia tra i popoli, per il suo impegno nell’ambito del multiculturalismo.
Nato nel nord della Spagna nel 1538, divenne poi secondo vescovo di Lima, capitale peruviana. “L’Infinito – afferma il curatore della mostra- si manifestò nella sua vita, quando gli venne chiesto, ormai quarantenne e studioso di diritto canonico, di diventare vescovo di Lima. Ci pensò un anno, e alla fine accettò. Non si tirò indietro davanti al mistero”. Fu un grande testimone della fede cristiana, ed è oggi un esempio di come si possa evangelizzare valorizzando la cultura e le tradizioni del popolo con cui si vive. Santamato ha fatto, su questo argomento, alcuni esempi: “Toribio incentivò tutti i preti a cui veniva chiesto di andare in Perù, di imparare la lingua indigena, così che si potesse insegnare e predicare parlando anche alle persone non istruite. Usò infatti diciassette anni dei venticinque in cui visse in Perù, per andare in ogni paese sparso per la sua diocesi, la quale era lunga più di 1.000 chilometri. Le persone, inoltre, potevano partecipare alle processioni coi vestiti della tradizione pagana”. Importantissima per lui l’educazione, tanto che per insegnare materie scolastiche e catechesi decise di tradurre i libri nella lingua indigena. Fu anche il fondatore della prima università americana. “L’ educazione alla bellezza era per lui fondamentale. Incentivò molto gli insegnamenti di arte da parte di molti artisti arrivati da tutto il mondo. Così, anche questi luoghi, ebbero i loro artisti negli anni a venire”.
È intervenuto infine il Vescovo di Lima, Mons. Lino Panizza, facendo notare come questo sia un esempio di come la Chiesa non sia oscurantista. “Toribio è testimone di una posizione di confronto e accettazione con la realtà. Trovo don Luigi Giussani molto vicino a ciò, ed è proprio nella conoscenza della realtà – conclude- che si può conoscere la Verità”.