PRESENTAZIONE DEI LIBRI “LIBERTÀ PER L’EUROPA. ROBERT SCHUMANN” E “IL DIO DELL’EUROPA”

Press Meeting

“Io vedo una Chiesa cattolica che sopravvaluta una sorta di stato d’assedio in cui si ritiene di vivere”. Alla tesi espressa da Luigi Manconi, Sottosegretario al Ministero della Giustizia, Monsignor Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro, ha replicato elencando alcuni dei fatti recenti in cui la Chiesa italiana è stata oggetto di attacchi ai suoi luoghi e ai suoi simboli. Questo è uno degli aspetti emersi durante l’incontro di ieri sera al Meeting, nel corso del quale sono stati presentati contemporaneamente due libri (entrambi della casa editrice ARES): “Libertà per l’Europa. Robert Schumann” di Maurizio De Bortoli, storico e “Il Dio dell’Europa” di Mario Mauro, Vice Presidente del parlamento Europeo.
Introducendo l’incontro Camillo Fornasieri, Direttore del Centro Culturale di Milano, ha osservato che la lettura dei due libri consente di confrontare l’Europa di ieri, che De Bortoli racconta attraverso la biografia di Schumann e l’Europa di oggi, nel resoconto frutto dell’esperienza politica e culturale di Mauro.
Presentando il suo lavoro di ricerca su uno dei padri fondatori dell’Unione Europea, De Bortoli ha denunciato una diffusa e intenzionale volontà “delle persone che abitano a Bruxelles” di dimenticare la figura di Schumann: “Perché era cattolico lo si vuol mettere in ombra”.
Quali sono i tratti caratteristici della personalità di Schumann? Anzitutto il suo realismo: era “cosciente del suo compito nella storia e amava la verità più della sua stessa vita”. Per mettere in luce quale consistenza avessero parole come patria, identità e tradizione nella cultura del padre fondatore, De Bortoli ha citato le parole dello stesso Schumann: “Sono europeo, tuttavia continuo a rimanere francese e in Francia la mia piccola patria è la Lorena”. Il terzo e ultimo aspetto, che lo storico ha sottolineato, è la concezione delle persone e delle istituzioni: l’unità dell’Europa è, sempre citando Schumann, anzitutto “un cammino degli spiriti”, prima che la creazione di istituzioni. Inoltre la democrazia “deve la sua esistenza al cristianesimo” e “sarà cristiana o non sarà”.
“L’Europa è nata con un’identità ben precisa, frutto di una cultura cristiana”: così il vicepresidente Mauro ha illustrato la tesi che sta alla base del suo libro, che documenta come la dimenticanza di questa identità sia la causa della distanza dell’attuale progetto culturale e politico dalle intenzioni dei padri fondatori. Nelle loro scelte politiche, essi avevano saputo affermare il “bene comune come ideale talmente grande che tutto contiene”; la negazione delle radici cristiane porta a mettere al centro della convivenza civile non il bene comune ma l’ideologia.
Alla preoccupazione dell’onorevole Mauro, riguardo al relativismo della società odierna che ha portato fra l’altro alla diminuzione dei matrimoni e della loro durata e all’aumento di aborti, il sottosegretario Manconi ha preferito parlare di una pluralità etica e non di un trionfo del relativismo morale. A detta di Manconi, la morale tradizionale è in crisi e quindi la Chiesa ha perso il suo ruolo di maggioranza, con la conseguente “difficoltà a riconoscere un proprio ruolo di minoranza”. Manconi ha poi precisato che il fatto religioso “non debba essere in alcun modo espunto dalla vita pubblica”, perché ritiene che sia assolutamente determinante nella vita collettiva. “Il fatto cristiano è straordinario e l’uomo ha bisogno dello straordinario”, ha concluso.
Monsignor Negri si è congratulato con gli autori dei libri, perché “sono un contributo per comprendere l’ora presente” e confermano quanto affermava Giovanni Paolo II: “L’Europa ha vissuto un’apostasia dalla fede che era apostasia dall’Europa stessa”. Riguardo al relativismo, il vescovo ha spostato la questione dal livello morale a quello culturale: “È venuta meno la cultura cattolica” e l’esito è stato una cultura che ha al centro l’uomo senza una dimensione religiosa. La sfida che attende i cristiani su tutti i fronti, compreso l’impegno politico nelle istituzioni europee, è di “fare emergere una cultura della fede”, sentendosi parte di un popolo le cui radici sono un presente. “Il cristianesimo vuole una missione e non un’egemonia”, ha aggiunto.

V.V.
Rimini, 23 agosto 2007