Per continuare un incontro. Dialogo con Paolo Benanti

Redazione Web

Per continuare un incontro. Dialogo con Paolo Benanti
Serve un’etica nello sviluppo tecnologico

Rimini, 25 agosto 2022 – Dopo l’avvincente incontro col filosofo franco-argentino Benasayag, Paolo Benanti, docente alla Pontificia Università Gregoriana di Roma ed esperto di bioetica, etica delle tecnologie e human adaptation, dialoga con Sergio Martinoia, ingegnere e docente all’Università di Genova, in “per continuare un incontro”, a cura di Associazione Euresis e Camplus.
La tecnologia ha certamente una funzione di grande positività per la nostra vita, ma spaventa la sua sempre maggiore pervasività. Questo ha radici lontane, come racconta Benanti: «L’eco-nomia uscita dalla rivoluzione industriale ha la capacità di produrre molto più della domanda di beni; da allora si è impegnata a suscitare sempre più domanda, anche forzando mode e interessi delle persone; per esempio la cultura pop è servita a questo. Un tempo non esisteva la categoria di “giovane”, è un’invenzione che favorisce lo sviluppo di consumo specifico, per-chè i giovani possono consumare, ma non sono ancora adulti con i vincoli che l’essere maturi pone». Così oggi si sa già che a settembre si dovrà comprare il nuovo cellulare in uscita perchè è più “moderno” e nuovo di quello preso giusto l’anno scorso. È dunque un processo di cam-biamento antropologico, che impatta il rapporto degli uomini con la realtà. «Si è arrivati all’inversione della direzione della conoscenza: un tempo il padre insegnava al figlio, oggi è il figlio che insegna al padre le nuove tecnologie!».
Da qui si è sviluppato il racconto di Benanti, ricco di citazioni ed esempi originali e molto evo-cativi. E a seguire le domande di Martinoia hanno condotto all’ulteriore approfondimento, che è poi giunto al tema del Machine Learning e dell’Intelligenza Artificiale. Come stare di fronte a queste enormi sfide del futuro dell’umanità? Per Benanti, l’unica possibilità è il recupero dell’ etica: che non sia la prescrizione di obblighi e doveri calati dall’alto, ma innanzitutto «la capa-cità di porsi le domande giuste sul rapporto tra le tecnologie che si evolvono e l’uomo che ne è soggetto e oggetto. Servono ingegneri che sappiano “dare senso ai dati”».
La parte finale dell’incontro è stata dedicata alle domande dal pubblico che hanno insistito sulla questione etica. L’etica può essere strumentalizzata, come già successo nella storia, arri-vando a porre limitazioni ai sistemi democratici. E l’etica spesso può non essere condivisa. Ma la strada che non possiamo non percorrere è quella di iniziare a sviluppare un pensiero critico sull’etica nell’uso della tecnologia.
(G.F.)

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