Parlare al cuore e alla mente. La comunicazione e la leadership in tempo di grandi cambiamenti

Redazione Web

Parlare al cuore e alla mente. La comunicazione e la leadership in tempo di grandi cambiamenti

Rimini, 24 agosto 2021 – A cura di Randstad si tiene un webinar sul tema della comunicazione e della leadership nel mondo attuale in continua evoluzione. Partecipa Fabio Caressa, giornalista, commentatore sportivo e conduttore televisivo, modera Jack Sintini, campione di pallavolo e head of Randstad Sport.

«Il parallelo che vogliamo fare oggi è tra il mondo dello sport e quello del lavoro. Dietro ai successi dello sport, dietro ai vincitori ci sono atteggiamenti corretti che vogliamo conoscere»: così Sintini apre il dialogo, iniziando dal tema della leadership, dei cui vari stili chiede di descrivere qualche esempio. Risponde Caressa: «Non c’è un percorso unitario per essere leader, non c’è un unico stile, ognuno è leader in base a come è. Ci sono due categorie di allenatori: quelli che parlano alla mente per parlare al cuore e viceversa». Ad esempio Antonio Conte parla alla testa, segue i calciatori, cerca di capire chi sono i suoi uomini uno per uno, vuole scoprire la porta di accesso di ognuno e poi esercita le sue skills: «Conte è ossessivo, vuole avere la certezza che quando uno scende in campo abbia tutti gli strumenti per fare il suo lavoro, ad ogni giocatore ha dato una chiavetta con tutte le informazioni del suo avversario. In questo modo Conte segue istante per istante l’attuazione del piano stabilito mentre i suoi giocatori si sentono protetti e diventano devoti». Altra categoria è Carlo Ancelotti che punta sul cuore, sull’amicizia: «Ancelotti vuole un rapporto famigliare coi suoi giocatori, se c’è già devozione parte da quella. Infatti non è un caso che l’abbiano chiamato ancora al Real Madrid perché in questo momento c’è bisogno di ricostruire la squadra. Mancini invece è di entrambe le categorie. Coi giocatori è scientifico, ma poi fa gesti come chiamare Vialli». Sintini obietta che è facile trovare compattezza nel tempo breve e Caressa continua: «Il lavoro di Mancini viene da molto lontano, si è formato nel tempo, aveva già le idee chiare, e il mix delle due categorie di leadership in Mancini ha reso vincente la squadra».

La mancanza di compattezza della squadra così come il mancato controllo del giudizio toglie serenità a tutti, i giocatori si chiudono in sé stessi e smettono di rischiare incidendo negativamente sulla performance. Rintuzza Sintini «Tra le capacità di un leader c’è anche il tempismo nei suoi interventi». Continua Caressa: «Ci sono allenatori che nel tempo hanno perso la capacità di ascolto. Capello diceva ai suoi di non dire sempre di sì, ma di essere critici perché questo porta al confronto e quindi alla costruzione del team. Importante per un allenatore è capire se gli schemi funzionano, adattare gli schemi al campo e alle persone».

Sintini invita poi a parlare di alcune leadership importanti, quelle di allenatori come Allegri, Guardiola, Mourinho e Sacchi. Caressa prosegue: «Allegri e Mourinho sono grandi, Guardiola e Sacchi sono geni. Sono geni perché hanno visioni diverse da tutti gli altri. Sacchi per primo ha visto il campo dall’alto e non da dentro. A Fusignano ha imparato che il campo è divisibile in zone, col 4-4-2 poteva concentrare la squadra nei settori e il risultato era che in campo sembravano in quindici invece che in undici. Guardiola invece ha inventato la contrazione del tempo, ha capito che sono, ad esempio, decisivi i 5 secondi da quando si perde palla a quando si è capito di averla persa. Mette tutto lo sforzo in quei 5 secondi per recuperarla e poi quando la palla è recuperata rallenta il tempo per trattenerla». Allegri è il teorico del “cazzeggio creativo”, come dice Caressa, lascia liberi i giocatori di farsi venire le idee. Infine Mourinho è “l’ombrello”, protegge la squadra dalle pressioni di ogni tipo esterne e così è stato in una famosa partita in casa del Barcellona, in cui lui si è messo al centro del campo a prendere i fischi, lasciando così i suoi giocatori tranquilli a riscaldarsi.

Altro tema, incalza Sintini, è quello della comunicazione: «Partiamo da quello del tuo lavoro di cronista sportivo». «Io sto sempre tra emotività e razionalità», racconta Caressa. «Do sempre informazioni sui due fronti. Mi preparo e so tutto di ogni giocatore prima della partita e cerco di portare l’emozione del campo a casa del telespettatore. Quando si è capito che Chiesa stava diventando determinante agli Europei, ho portato l’attenzione su di lui, ho creato l’emozione su di lui, ho fissato così il momento. Poi c’è la brandizzazione del prodotto, ringraziare le persone che lavorano con me, dall’autista al produttore, perché tutti sono fondamentali per il mio lavoro». Osserva Sintini: «Tu dici all’inizio dei momenti di pausa “andiamo a prendere un tè caldo”, e questo crea atmosfera e relax sullo spettatore. Quindi il tempismo è importante perché certe cose dette fuori tempo possono invece creare danni».

A proposito di tempismo si parla della “maledetta”, il calcio di punizione di Pirlo. Continua Caressa: «Pirlo aveva scoperto questo tiro osservando Pernambucano, l’ha provato più volte a Milanello e dopo tanto tempo ha raggiunto la perfect execution senza conoscere le regole della fisica e capire il perché la palla percorre quella traiettoria». Sintini propone, in seguito, l’argomento dei dati, delle informazioni ricavabili da una partita: sono utili e applicabili? Caressa, preparatissimo in materia, spiega: «I dati ricavabili da una partita sono tantissimi, ma da soli non servono a niente se non si è in grado di analizzarli. Per avere informazioni in tempo reale dai dati occorre precostruire algoritmi di analisi secondo certi criteri. Faccio un esempio: il calcio d’angolo va in rete una volta su dieci mediamente. L’Atalanta è riuscita a ridurre statisticamente questo rapporto a uno su sei. Questo perché hanno studiato a fondo i dati di tante partite, ma anche il comportamento degli avversari. Altro esempio», continua Caressa, «è che, se so che un giocatore ha un problema al ginocchio e durante una partita lui ha un incidente su quel ginocchio, ho la possibilità di prevedere con grande probabilità cosa succederà dopo, un cambio di giocatore, un cambio di schema, una diminuzione della performance della squadra».

Sintini chiude l’incontro con un’ultima domanda: «Distribuire l’informazione è importante, ma se non fatta al momento giusto e alle persone giuste potrebbe creare danni?». Per Caressa «di fronte al contesto che cambia in continuazione è importante imparare ad adattarsi, anche nella gestione delle informazioni».

(A.L.)

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