All’incontro, che riprendeva il titolo della mostra che intendeva presentare, hanno partecipato Carmine Di Martino, Aldo Tagliabue e Giuseppe Zanetto, curatore dell’esposizione e Docente di Letteratura Greca presso l’Università Statale di Milano.
La mostra, ha esordito il prof. Di Martino, “è assimilabile ad una tesi di laurea collettiva. Un gruppo di studenti di Lettere Classiche, ma anche Moderne, di Milano, si sono coinvolti col professor Zanetto. Ne è nato un lavoro che ha entusiasmato innanzi tutti coloro che lo hanno fatto”. Il tema della mostra – desunto da una domanda rivolta a Solone dal re dei Lidi Creso, episodio riferito da Erodoto – si intreccia col quello del Meeting 2003. L’esposizione, ha affermato Di Martino, “costituisce un ribaltamento di quella impostazione interpretativa che tende a trascurare una dimensione fondamentale della cultura greca. Il discorso greco arcaico è incomprensibile se separato dalla sua sorgente religiosa”. Il prof. Di Martino ha quindi sottolineato un altro elemento: “La religiosità costitutiva del pensiero greco ci costringe a considerare a fondo la domanda umana a cui il cristianesimo risponde”.
Aldo Tagliabue, studente universitario, ha segnalato come è nata la mostra a tema dell’incontro. Alcuni studenti avevano invitato lo scorso anno il professor Zanetto a vedere la mostra del Meeting “Cercandolo come a tentoni”. Il professore l’aveva apprezzata, aggiungendo che si sarebbe potuto compiere un passo ulteriore. Insomma una storia di rapporti tra studenti e un maestro, che si è intensificata e si è misurata con un lavoro comune e appassionato. “Alla mostra – ha segnalato ancora Tagliabue – hanno partecipato venti studenti e, per la parte delle immagini, anche altri due docenti dell’Università”. Dopo aver illustrato le tre sezioni della esposizione – la prima incentrata sull’episodio raccontato da Erodono, la II sul poeta Pindaro, cantore delle imprese sportive, la III sulla tragedia, e in particolare sui cosiddetti “drammi della speranza” di Sofocle – Tagliabue ha posto sul tappeto la domanda: perché leggere e studiare autori di 2500 anni fa? Utilizzando anche affermazioni del suo Professore ha risposto: “Perché possono essere utili alla nostra esperienza umana. La cultura greca ci corrisponde perché è un umanesimo dispiegato. Parla di noi”.
È stata quindi la volta del prof. Giuseppe Zanetto che si è soffermato ulteriormente ad illustrare le sezioni e i contenuti della mostra coinvolgendo i presenti in un affascinante racconto. Prima ha illustrato il dialogo tra Creso e Solone e tutto il contesto in cui lo colloca Erodono, concludendo: “Il discorso sulla felicità messo in bocca a Solone si inscrive in un discorso sul destino e sul limite dell’uomo, che non è mai, per la cultura greca, costruttore, ‘faber’ delle sue fortune. È una cultura, quella greca, inevitabilmente e anche primitivamente religiosa; il contatto con essa è per noi vivificante e fonte di commozione”. Successivamente il Docente di Letteratura greca ha accompagnato i presenti nei percorsi della II e III sezione, parlando quindi dei canti di vittoria di Pindaro e di Sofocle, in particolare del “Filottete”. “Per Pindaro, l’uomo è un nulla, ma, quando gli è concessa la grazia, può innalzarsi, in certi momenti, alla beatitudine degli dei”; e ancora: “Il ‘Filottete’ è la tragedia greca più commovente, l’unica, che noi conosciamo, che mette a tema la sofferenza fisica, la malattia. Vivere per la tragedia – ha segnalato ancora il professor Zanetto – è affrontare dei mali di cui non si conosce il senso”. Dato che, per Pindaro, la dolcezza della vittoria è paragonabile al miele e al cibo degli dei, a conclusione della mostra c’è un vaso di miele offerto al palato dei visitatori.
V. C.
Rimini, 24 agosto 2003