Nuova autonomia e prof valutati anche per la loro umanità

Press Meeting

Rimini, martedì 21 agosto – A settembre, incontro con i sindacati per stabilire indicatori e obiettivi per la valutazione del personale scolastico ai fini della corresponsione del bonus; relazioni strette fra mondo del lavoro e istruzione tecnica e professionale; valorizzazione delle scuole paritarie che si avvicinano agli standard di quelle statali e nuovi concorsi ordinari; nuova vita e nuova veste al regolamento dell’autonomia scolastica, ormai al traguardo dei venti anni. Questo pomeriggio, nel Salone Intesa Sanpaolo A3, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha preso degli impegni circa il futuro immediato della scuola italiana, integrando quanto aveva appena detto in un incontro con i giornalisti, al Meeting point, a proposito della sicurezza delle strutture scolastiche.

”L’istruzione rende l’uomo felice?”: questo era il tema della conversazione che il ministro ha avuto con persone che vivono nel mondo della scuola: un preside, un’insegnante di matematica, il presidente del consiglio di amministrazione di una scuola paritaria, uno studente. A coordinare i lavori, Alberto Bonfanti, insegnante di Storia e Filosofia allo Liceo scientifico statale “Donatelli-Pascal” di Milano e fondatore e direttore educativo di Portofranco, un’esperienza di aiuto allo studio, da diciotto anni attiva a Milano ma presente in quaranta città italiane. Proprio a Portofranco, Bonfanti ha avuto modo di consolidare i rapporti con il nuovo ministro, fino all’anno scorso dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Milano. Bussetti, di Portofranco, ha un giudizio lusinghiero: lo considera un’iniziativa decisiva per la vita di tanti ragazzi in difficoltà, che “la generosità e la professionalità dei volontari riescono a recuperare alla vita e allo studio, al punto che molti di loro, dopo laureati, tornano a Portofranco come insegnanti”.

Le domande che sono state rivolte al ministro sono partite tutte da esperienze dirette. Matteo, neodiplomato a Bologna, ha raccontato di aver presentato alla maturità una tesina sul cuore umano, dopo un’intensa esperienza educativa col vicepreside della sua scuola. All’esame si è portato un coro alpino ed è riuscito a commuovere pure l’insegnate di matematica. “Questo impegno di alcuni professori con il cuore di noi studenti può rientrare nella loro valutazione?”, ha chiesto al ministro. Il quale, dopo aver citato Rosmini (“i ragazzi vanno amati”), ha detto che, fra gli indicatori di valutazione dei docenti, proporrà di inserire “certi aspetti legati all’attenzione prestata agli studenti, perché tutti vengano seguiti in maniera personale”.

Lidia, docente di Matematica in un istituto professionale, ha raccontato di ragazzi difficili, di prime classi troppo numerose, di attrezzature insufficienti. Aggiungendo, però, che davanti ai problemi non ci si può fermare alla lamentazione ma bisogna partire da quanto di buono accade, come la disponibilità di un ripetente, dato per spacciato anche dai genitori, che, sentendosi considerato dalla sua insegnante, riprende i libri in mano.

Silvio, medico di Modena e padre di famiglia, deve mandare avanti una paritaria con 830 alunni, dall’infanzia alle medie. Ha descritto la riunione di un consiglio di amministrazione, alle prese con i problemi più svariati: dagli aiuti alle famiglie che non possono pagare la retta alle chat telefoniche degenerate in veri e propri tribunali virtuali. La sua preoccupazione sul futuro delle paritarie ha avuto assicurazioni da parte del ministro, secondo cui la loro presenza nel sistema nazionale d’istruzione è fuori discussione.

Infine Mario, preside di un istituto comprensivo di Busto Arsizio, portavoce di tanti dirigenti scolastici che, come lui, si sentono ridotti a burocrati, spesso alle prese con meccanismi kafkiani e improduttivi. Il preside ha insistito sull’autonomia scolastica e il ministro ha assicurato che porrà mano al Testo unico della scuola, invitando i dirigenti “a fare sintesi fra i bisogni e le potenzialità del territorio”.

Al termine, Bonfanti ha detto di avere a cuore una scuola che sia una comunità educante, “un villaggio, come dice papa Francesco, che possa favorire la scoperta di sé, che insegnanti e ragazzi sono chiamati a fare all’interno di un rapporto educativo”. Infine, un appello al ministro “perché tenga conto di tutto ciò che favorisce questo dialogo”.

(D.B.)

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