NORD AFRICA: UN CAMBIAMENTO CHE VA SOSTENUTO

Press Meeting

“Noi dobbiamo, senza se e senza ma, essere al fianco dei giovani arabi”. È quanto è emerso nell’incontro di oggi dedicato al Nord Africa e agli sconvolgimenti che lo stanno interessando. Proprio a causa dei continui mutamenti, tra i relatori mancava il segretario generale della Lega Araba Nabil El-Arabi, impegnato a gestire i recenti sviluppi libici. I suoi saluti e le sue considerazioni sono state lette dal moderatore della conferenza, Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Cl. El-Arabi ha sottolineato che, nel mondo arabo, il cambiamento è ormai inevitabile; fondamentale però sarà per la stabilità dell’area e per lo sviluppo della democrazia la risoluzione del conflitto tra Israele e Palestina. Sono poi intervenuti il ministro degli Esteri Franco Frattini, il produttore Tarak Ben Ammar e Wael Farouq, docente all’American University del Cairo e vicepresidente del Meeting Cairo.
La conferenza inizia con i saluti di Antonella Mularoni, segretario di Stato agli Affari esteri della Repubblica di San Marino, che ha evidenziato “l’importanza dell’impegno degli Stati occidentali nel sostenere i paesi del Nord Africa”. Pensiero condiviso dal collega Frattini che ha accusato l’Occidente di “miopia” e di aver “troppe volte seguito dei partneriati di convenienza rispetto a dei partneriati di convivenza”. Il ministro ha smentito una rivalità tra Francia e Italia nei confronti della Libia e ha ricordato l’importanza del rispetto religioso nelle relazioni tra questi mondi: “Noi dobbiamo puntare l’obiettivo sul vero scopo di queste rivoluzioni: la persona umana. Su questo focus noi chiediamo ai nostri amici della riva sud del Mediterraneo di rispettare le varie confessioni”.
Frattini ha poi indicato gli elementi su cui gli Stati arabi dovrebbero puntare: “Questo grande evento di libertà potrà e dovrà portare un nuovo riconoscimento delle donne. Non ci sarà poi un successo nelle rivoluzioni se non si verificherà la rinascita economica di questi Paesi. Noi (occidentali, ndr.) ci facciamo prendere dalla paura a breve termine; occorre invece lavorare in modo profondo per resettare i rapporti tra Europa e Mediterraneo. La chiave è creare un nuovo umanesimo che viene dai popoli”. Il ministro ha concluso sottolineando il valore dell’accoglienza, soprattutto in una nazione cristiana come l’Italia: “Noi italiani abbiamo una storia di umanità, di democrazia e di cultura che ci pongono come ponte naturale. In questo non siamo secondi a nessuno”.
Tarak Ben Ammar è stato il padre di quella che ha definito “la tv della rivoluzione”. Di origine tunisina, nel suo Paese “due anni fa ho deciso di lanciare una televisione basata sulla tolleranza, rivolta al Nord Africa e soprattutto ai ragazzi”. Secondo Ammar non c’è pericolo che il fondamentalismo prenda il potere: “La gioventù araba non accetterà mai un’altra dittatura”. È necessario, però “dargli un lavoro per far sì che poi non vengano a cercarlo a Lampedusa e in Italia” e ridistribuire le ricchezze. Il produttore ha ricordato in quanti Stati del Maghreb sono presenti giacimenti petroliferi: “La povertà non c’è”.
L’incontro si è concluso con l’intervento di Wael Farouq che ha spiegato come la rivoluzione sia scoppiata per il clima di forzata stabilità creato dell’ex presidente Mubarak: “Abbiamo vissuto per quasi mezzo secolo sotto un regime d’emergenza e proprio questa stabilità, che contrasta con le libertà e i diritti, ha fermato il processo di modernizzazione”. In nome di questo principio, anche “i governi occidentali hanno sostenuto la democrazia, – ha aggiunto il professore – dimenticando che chiudere gli occhi significa essere partecipi dei crimini compiuti”. Farouq ha poi sottolineato che la rivoluzione egiziana ha avuto successo perché i suoi connazionali “hanno creduto nelle proprie capacità di cambiare. Non è il risultato di ideologie, di partiti, di elite, di filosofie secolari e testi religiosi”. Altro elemento che, secondo il docente, ha influito sui risultati delle agitazioni è stata la comunicazione digitale e i suoi strumenti, come facebook: “Hanno creato un nuova realtà relazionale” diminuendo così il tempo di reazione.
Farouq ha concluso citando una frase nota al popolo del Meeting: “Questa esperienza di rivoluzione mi ha fatto pensare alle parole di don Giussani ‘le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo”.

Scarica