Non si è mai troppo lontani per incontrarsi Un seme lanciato per formare non solo opere, ma persone

Redazione Web

Rimini, 20 agosto – Grande affluenza in Salone Intesa Sanpaolo B3  per l’incontro moderato dal segretario generale AVSI Giampaolo Silvestri con a tema la situazione africana e il ruolo fondamentale che può e deve rivestire il sostegno a distanza nei paesi del Terzo Mondo.

In un incontro certamente di grande spessore, cinque relatori hanno raccontato diversi aspetti di come, con una modalità semplice di aiuto, si possa davvero generare un impatto positivo, un cambiamento per comunità in difficoltà.

Ha condiviso il suo punto di vista Lamas Wabwire Maiyah, studente della Scuola Cardinal Otunga di Nairobi (Kenya), che, grazie a una madre tenacemente decisa a farlo uscire dallo slum di Kibera, a dei «formatori che mi volevano veramente bene» e ad AVSI ha scoperto la bellezza di studiare e di scommettere sul proprio futuro. «Prima stavo perdendo le speranze verso l’istruzione», ha raccontato. «Grazie all’incontro con AVSI alla Little Prince Paradise School è cominciata la mia formazione. Ho iniziato a studiare veramente e sono diventato uno dei migliori allievi. Questo ha riportato speranza nella mia vita e nella mia famiglia. Ce la potevo fare».

«Io volevo un ospedale; le mie donne hanno desiderato una scuola che sia bella e in cui scoprire il proprio valore. Per questo si sono mosse in prima persona facendo collane, e adesso la nostra scuola sta raggiungendo buonissimi risultati. Stiamo vedendo i frutti di ciò che ci ha insegnato don Giussani», racconta Rose Busingye, infermiera e responsabile Meeting Point di Kampala. Rose spiega in modo convinto: «Io aiuto l’altro perché ha un valore infinito. Voglio che questa persona sia felice. “Questo valore sei tu. Devi cominciare da te. Non puoi dare ciò che non hai” mi ha insegnato don Giussani. Prima i ragazzi non volevano la scuola, e le donne non volevano le medicine. Si scopre di potersi voler bene solo se qualcun altro ci ama e ci dà valore, e solo così si può davvero aiutare gli altri». Per lei quel rapporto che le ha fatto dare valore anche a sé stessa è stato quello con don Giussani, il cui insegnamento definisce «un seme lanciato nel cuore dei nostri ragazzi, e bisogna avere pazienza nel farlo crescere. Ora il mio lavoro è gridare a tutti che la vita è importante».

Massimo Favilli, direttore Soci e Comunicazione Unicoop Tirreno, ha illustrato i progetti di solidarietà della società, che ha avuto modo di vedere in prima persona grazie a un viaggio a Kampala, in Uganda. Sottolinea che con AVSI c’è «credibilità e rispetto reciproco, ma soprattutto condivisione» e racconta dei 170 sostegni a distanza per l’avvio ai percorsi di studio a cui la sua cooperativa contribuisce. «Non è l’azione di un unico, misterioso benefattore, ma un concreto supporto a base sociale, che conta circa 600 mila soci. Un piccolo gesto può fare molto. Io credo che il sostegno a distanza non cambi solo la vita della persona che sostiene e di un bambino, ma un’intera comunità».

Anche lo sport, in particolare il calcio, diventa un mezzo per aiutare ed educare non solo i ragazzi, ma anche le famiglie, come ha riportato Damiano Tommasi, presidente Associazione Italiana Calciatori: «C’è un mondo che parla attraverso un pallone. Quanto l’emozione di un gioco incide sulla nostra formazione! In questo caso il calcio è palestra di vita in modo concreto, e la finalità deve essere creare delle comunità». Portare un’attività sportiva, ma anche di cooperazione nelle fondazioni AVSI è diventa un’occasione per ex calciatori professionisti che non sono entrati nel calcio d’élite di continuare a mettersi in gioco. «Quello che portiamo è sempre meno di quello che ci riportiamo a casa», ha chiosato Tommasi.

«Non basta fare opere, perché rischiano di non essere gestite, soprattutto in un’Africa ancora sottoscacco». Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà, illustra i problemi che ancora oggi attanagliano il continente africano e l’innovativo apporto di AVSI per l’aiuto a queste realtà svantaggiate. «Attraverso una modalità semplice, ovvero la raccolta fondi dalla gente e non dagli Stati o da altre organizzazioni, si riesce a fare una differenza vera nel punto in cui questi fondi non sono sprecati: le famiglie. Ma la vera intelligenza di AVSI è che è un intervento finalizzato al percorso educativo. Se si costituiscono solo opere ma non si genera il soggetto locale, non si genera responsabilità intorno a sé, gli interventi finiscono».

Conclude Vittadini: «Questo è l’intervento del futuro. L’intervento che, se invece di essere supportato semplicemente da una grande organizzazione come l’AVSI convogliasse anche l’intelligenza dei governi, potrebbe portare a un cambiamento della situazione anche sul piano della migrazione. Perché la gente non emigra perché è contenta di andarsene, ma, come siamo emigrati noi in ventisei milioni, perché non ha possibilità, e l’educazione è il primo fattore di lotta alla povertà. Ogni impresa come questa e ognuno di noi che vi partecipa sta costruendo il futuro dell’Africa, e lo sta facendo sulla persona, con cui rimane in rapporto. Ma sta anche costruendo un intervento innovativo, che, se i politici guardassero, farebbe guardare al tema migranti veramente con un’idea di sviluppo».

 

(C.R.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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