Non c’è bene comune in un mondo di soli diritti e senza doveri

Sofia Bronzetti

ESPOSITO E VIOLANTE, APPASSIONANTE DIAOLOGO-CONFRONTO SULLE RADICI DELLA CONVIVENZA CIVILE

 

Rimini, 19 agosto – Un dialogo tra filosofia e politica, diritti e doveri, giustizia e bene comune. Un viaggio alla scoperta di ciò che fonda le regole della convivenza civile, che ha appassionato oggi la folta platea della sala Neri UnipolSai. Sul palco, per l’incontro “Diritti, doveri, bene comune” Costantino Esposito, professore ordinario di storia della filosofia all’Università di Bari, e Luciano Violante, presidente emerito della Camera dei Deputati.

Un confronto che ha preso le mosse dalla frase “Sono i doveri a dare un senso alla vita, non i diritti”, in cui un termine giuridico come “diritto” si collega direttamente ad una terminologia decisamente più filosofica: il “senso della vita”. A collegare i due mondi anche il termine “doveri”. Ed è proprio riferendosi a questi che Violante si è alzato dalla sedia e ha mostrato alla platea l’immagine del quadro Caduta di Icaro: «In esso – ha detto – è contenuta la negligenza dal guardare, dall’accorgersi delle cose che rappresentano l’unico vero dovere».

Per il presidente emerito della Camera, però, non è chiaro ciò che, in ultima analisi dovrebbe spingerci all’adesione verso il nostro dovere. Costantino Esposito ha contribuito alla risposta nell’indagine sulla genesi del dovere: «Esso – ha detto – non nasce dallo sforzo della nostra volontà che deve giungere a performare una giusta obbligazione, bensì l’atto di risposta a un primo richiamo. Il dovere risulta un “sì” ultimo e – ha chiarito Esposito – è un’attrattiva». Di tutta risposta, Violante ha aggiunto: «Credo che dobbiamo riflettere e chiederci se il dovere non sia una parte della realizzazione di noi stessi».

A questo punto del dibattito il diritto, rimpiazzato dal dovere, è apparso un concetto meno affascinante rispetto a quest’ultimo. Per questo, Esposito ha rincarato: «Qualcosa si mostra come un dovere solo quando serve al nutrimento dell’essere umano». Il dovere, in quanto tale, diviene una forma di rispetto verso l’umanità tutta, ma ancor prima, verso noi individui singoli ed è lo strumento utile alla costruzione del bene comune. Infatti, gli ha fatto eco Violante, esso è una costruzione faticosa e chi lo persegue «ha la consapevolezza di star combattendo insieme a chi ha costruito la lotta del bene contro il male». Ma, in questo dialogo creato sulla complementarietà, Esposito ha aggiunto un’ultima considerazione: «Il bene comune lo si impara storicamente e il punto è sempre e rimane favorire l’esperienza del bene comune».

 

(A.F.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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