Nacque la tua professione da ciò che fissavi

Redazione Web

MEDICI ED INFERMIERI CONCORDI: COLLABORARE INSIEME GUARDANDO ALLA PERSONA è LA STRADA PER UNA SANITÀ MIGLIORE

 

Rimini, 19 agosto 2019 – «Medici ed infermieri debbono essere una squadra e l’elemento di coagulo è che guardino tutti da una stessa parte: verso la persona, al servizio della quale svolgono il loro lavoro». Parlando della formazione specialistica del loro settore, all’Arena Meeting Salute C3, hanno avuto questa comune valutazione sei professionisti dell’area sanitaria: Giancarlo Cicolini e Barbara Mangiacavalli, rispettivamente tesoriere e presidente della Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche, Francesco Colombo, dirigente medico di Chirurgia generale presso l’Ospedale “Luigi Sacco” di Milano, Andrea Lenzi, presidente del Comitato per la biosicurezza e le scienze della vita della Presidenza del Consiglio dei ministri e Presidente Health City Institute, Roberto Monaco, segretario nazionale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, e Pietro Lombardo, specializzando alla Scuola di specializzazione in Chirurgia generale presso l’università statale di Milano, nelle vesti di moderatore.

L’argomento dell’incontro, appunto “La formazione delle professioni”, ha affrontato una questione importante per il nostro servizio sanitario, quella dell’accesso ai corsi di specializzazione: quest’anno ci saranno solo novemila posti per 19 mila neolaureati. Una situazione criticata da tutti e che ha visto gli ospiti concordi su un punto: chi si laurea in medicina deve avere la certezza di poter accedere ad un corso di specializzazione. Per questo Roberto Monaco ha difeso a spada tratta la politica del “numero chiuso”, indispensabile «per non generare false illusioni in tutti quei giovani, che si laureano in medicina e poi restano fermi al palo, per tantissimi anni, perché non ci sono posti nella specializzazione». Monaco ha aggiunto che la sua Federazione ha convocato gli “Stati generali di professione”, dove giuristi, teologi, economisti, filosofi e cittadini dovrebbero delineare l’identità del medico in una società che cambia. A breve, inoltre, partirà il progetto “Curvatura biomedica”, per parlare di medicina nei licei e favorire una scelta consapevole da parte dei ragazzi.

Colombo, ripercorrendo le tappe della sua formazione, ha individuato alcuni punti decisivi che uno specializzando deve tener presenti. In primo luogo, una graduale assunzione di responsabilità; quindi un rapporto con un tutor esperto, un maestro appassionato che stimoli il desiderio di conoscere e di studiare, un’esperienza professionale all’estero che aiuti a personalizzare il proprio percorso formativo ed infine una valutazione delle strutture sanitarie sedi delle scuole di specializzazione. Su quest’ultimo punto ha insisto molto anche il professor Lenzi, sostenitore di una severa verifica dell’operato di ospedali e docenti chiamati a “specializzare” i neolaureati. Secondo il presidente del Comitato per la biosicurezza «gli specializzandi debbono cercare i migliori insegnanti e le migliori scuole, ma le istituzioni non possono lasciarli soli: i docenti debbono essere soggetti ad una valutazione di qualità e così pure le università». Lenzi si è dichiarato contrario al valore legale del titolo di studio, che mette sullo stesso piano una laurea conseguita in un ateneo al top con quella ottenuta in una università con bassi standard qualitativi. Il presidente dell’Health City Institute ha preso le difese del nostro Sistema sanitario, definendolo, il migliore del mondo, che dà tutto a tutti. «Certo», ha riconosciuto, «nei nostri ospedali si fanno file interminabili però nelle altre parti del mondo si va al pronto soccorso con la carta di credito in bocca: prima paghi e poi ti visitano. Da noi non è così». Per Lenzi, medici e infermieri sono tali 24 ore su 24 ed hanno bisogno, per questo, di una formazione continua e perfetta, «perché siano maestri non solo di scienza ma anche di umanità».

La formazione in campo sanitario, naturalmente, non riguarda solo i medici ma anche gli infermieri, chiamati ad essere sempre più specializzati e meno generalisti. Mangiacavalli e Cicolini hanno sostenuto l’importanza dello sviluppo specialistico nella formazione di un personale infermieristico in grado di tener conto dei nuovi bisogni dei pazienti, che richiedono infermieri all’altezza del loro percorso di cura. Per i due esponenti della Fnopi non si tratta di fare dei duplicati della formazione dei medici ma di integrare i due percorsi e ragionare insieme non in maniera antagonistica ma collaborativa.

Alle relazioni degli ospiti, ha fatto seguito un dibattito con il pubblico, che ha permesso di approfondire alcuni aspetti specifici degli argomenti trattati come il numero chiuso, le modalità di reclutamento, la qualità umane e professionali dei tutor e via dicendo.

 

(D.B.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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