“Mossi da uno sguardo” Dalla Sagrada Familia all’Abbazia di Morimondo

Press Meeting

Rimini, 23 agosto 2015 – È un omaggio alla memoria di Alessandro Rondena, l’architetto dei restauri dell’abbazia cistercense di Morimondo, scomparso nel gennaio scorso, la conversazione che si svolge alle 15.00 nella sala Poste Italiane C2 del Meeting. Gianni Mereghetti, in rappresentanza dell’Associazione Amici Centro Culturale Shalom, coinvolge nel dialogo l’architetto José Manuel Almuzara, presidente della fondazione per la beatificazione di Antoni Gaudí, e lo scultore Etsuro Sotoo. Il tema al pubblico del Meeting piace, eccome: la C2 è strapiena, in C3 si segue in diretta video e lo stesso accade in Hall Sud.
“Abbiamo conosciuto di più Sandro, conoscendo Josè Manuel, Etsuro e l’amicizia che li legava. Di qui nasce la mostra che è possibile visitare nella piazza A5/C5”. Con queste parole Mereghetti chiede innanzitutto agli interlocutori di raccontare come è nato il rapporto con Rondena. Un incontro avvenuto tra il 2007 e il 2008, attraverso la comune passione per l’opera e il modo di lavorare di Gaudí. Racconta Sotoo: “Sandro aveva negli occhi una domanda, alla quale non ero io che dovevo rispondere. Testimoniava nello sguardo una ricerca. Io sono diventato suo amico perché volevo seguire la sua stessa domanda. Aveva uno sguardo che tracciava un orizzonte”.
Dall’amicizia a ciò che la stessa ha fatto scoprire: “Che cosa avete intravisto in Morimondo?” Risponde Almuzara: “Un luogo dove è stato fatto un lavoro incredibile con Dio. La cosa che mi ha colpito di più di Alessandro, in parallelo con Gaudí è l’umiltà dello sguardo e la capacità di andare alla scoperta. Sono sicuro che ho due architetti che mi aspettano in cielo”.
Mereghetti incalza con le domande: “La modalità di lavoro cui accennate rimanda al modo con cui si costruisce la Sagrada Familia?” “Gaudí dice che per costruire cose buone ci vuole prima l’amore e poi la tecnica”, dice Sotoo. “Per questo aveva tanta pazienza con chi lavorava alla Sagrada. Questo è il segreto del cantiere della Sagrada”. Almuzara aggiunge: “Il cantiere è lì per risvegliare, attraverso la carità, i cuori addormentati”.
Mereghetti accenna quindi all’amore alla natura che accomunava i due architetti, mettendolo in rapporto coi contenuti dell’enciclica Laudato si’: “Che valore ha per voi la natura nel lavoro che fate?” “Sono uno scultore – è la risposta – lavoro la pietra e la natura è tutto e vi devo obbedire. Io non sono in grado di modellare la natura; io sono infinitamente piccolo, rispetto all’infinitamente grande. L’uomo non crea, incontra, ci vuole molta osservazione. Non siamo Dio”. Il dialogo termina con lo scorrere di immagini della Sagrada Familia sulle note dell’Ave Maria di Schubert.

(G.L.)

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