Meeting 2016: cosa c’è di umano nella tecnologia.

Press Meeting

Uno scienziato, un sociologo ed un ingegnere a confronto sul conflitto tra uomo e innovazione tecnologica. Incontro con Marco Bersanelli, Mario Morcellini e Teodoro Valente.

La serie di incontri intitolati “What’s human about technology” nasce dalla collaborazione tra l’associazione Euresis e la fondazione Camplus, come occasione di mettere a fuoco le varie problematiche e i vantaggi che scaturiscono dalla dilagante diffusione della tecnologia odierna. Il primo incontro di oggi e i successivi si terranno tra il padiglione A5 e C5: uno spazio suggestivo appositamente creato per ospitare le conversazioni, ma anche come luogo espositivo e di dialogo. Già dal primo appuntamento infatti gran parte del tempo a disposizione è stato riservato alle domande.

“Le tecnologie tendono a sigillare i giovani tra di loro”, ha affermato Mario Morcellini, professore ordinario di Processi culturali e comunicativi all’Università di Roma La Sapienza. “Nessuna verità può essere scoperta se non attivando la comunicazione con l’altro, che non è uguale a te, il che significa anche rompere lo schema per cui solo i tuoi coetanei sono depositari della verità”. La verità, dice il relatore, non è solo scambiarci parole vuote, ma nasce dalle domande di fondo su cui una comunità adulta deve interrogarsi. Per questo è importante secondo Morcellini dire ai giovani di adottare un principio di precauzione nei confronti delle tecnologie. È ciò che nel romanzo “Lettera ad un ragazzo sulla felicità”, riporta Franco Ferrucci: “In perfetta buonafede il giovane credeva di avere un sacco di cose da dire, mentre aveva un gran bisogno che gli si dicesse qualcosa”.

Bersanelli, ordinario di Astronomia e astrofisica all’Università Statale di Milano oltre che direttore scientifico di Euresis, è tornato sul tema del Meeting, “Tu sei un bene per me”. “La tecnologia traduce questo bene in un’utilità – ha spiegato l’astrofisico – il livello di questa utilità equivale alla qualità del miglioramento che porta”. Per questo nell’uso delle tecnologie è importante l’educazione del soggetto, “di un umano che sappia usare tutto il bene che viene dalla tecnologia senza aspettarsi quello che non può dare.”

Da questa considerazione realistica delle tecnologie ha preso spunto Valente: “Nella rete ci si trova da soli, ci si confronta con lo schermo e quindi con se stessi. Abbiamo necessità di enerare degli spazi fisici dove le persone possano incontrarsi e dove le idee possano nascere dal confronto, utilizzando anche le tecnologie disponibili e ponendo le basi per lo sviluppo di nuovi approcci di carattere tecnologico”. Idea che verrà presto attuata nel progetto “Sapere” che prevede la realizzazione di uno spazio fisico all’interno del campus universitario romano dedicato a professori, ricercatori, studenti e personale esterno con varie aule e laboratori: un esempio pratico a dimostrare che “il soggetto non è la tecnologia, il soggetto è l’uomo”.

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