Luci a Scampia, la palestra di Gianni Maddaloni

Redazione Web

Rimini, 22 agosto – Chi è Gianni Maddaloni? ‘O Maè, come lo chiamano nel suo Star Judo Club, ha fondato e gestisce una palestra a Scampia, uno dei quartieri più difficili di Napoli. Soprattutto, Maddaloni è un sognatore, come si è definito questa sera nell’Arena Sussidiarietà&Lavoro al padiglione B1 del Meeting. La sua storia, raccontata in un video e attraverso le sue parole durante l’incontro “Scuola, sport, famiglia. L’esempio di Scampia”, brilla di luce propria, e così la figura di Maddaloni. Felice Siciliano, della Fondazione per la Sussidiarietà, ha dapprima tratteggiato i punti salienti della vita del Maestro, lasciando poi la parola interamente a lui. Cresciuto nella passione per la boxe condivisa col padre, alla sua morte ha dovuto fare i conti con le responsabilità di un capofamiglia: il lavoro da muratore toglieva tempo alla sua passione e le cose si stavano facendo difficili. A salvarlo, dice lui, è stato un maestro di judo, in cui ha trovato una guida e che insieme ai film di Bruce Lee gli ha ridonato la passione e l’entusiasmo per la vita.

Da allora gli anni sono passati e la responsabilità di maestro è pian piano scivolata sulle sue stesse spalle. La palestra Star Judo, gestita da Maddaloni insieme alla sua famiglia, raccoglie ragazzi di strada e dà la possibilità di praticare la disciplina anche a chi non riuscirebbe a pagare la retta. L’attività dei Maddaloni non finisce qui: attraverso distribuzioni di cibo, aiuto economico alle famiglie in difficoltà e qualunque iniziativa la realtà del momento richieda, è diventata negli anni il cuore pulsante del quartiere.

Durante tutto l’incontro Maddaloni ha mostrato orgoglioso una bandiera della pace e con grande energia, muovendosi per la sala, ha risposto alle domande del pubblico. «Quando mi chiedono perché do una seconda chance ai detenuti, rispondo che il vissuto è parte della persona e della sua verità e con verità va trattato. Fare del bene ti rende orgoglioso e ti fa capire la vita. Dobbiamo usare lo sport come strumento di pace e non solo di agonismo». «Ma non si è fatto dei nemici a causa della sua attività?» ha chiesto una ragazza dal pubblico. «Quando fai le cose a titolo completamente gratuito e aiuti proprio tutti, la gente se ne accorge e nessuno tiene a farti fuori» è stata la risposta del Maestro.

La storia dei Maddaloni ha toccato anche vette agonistiche assolutamente impressionanti, tanto più se si considerano i pochi mezzi di partenza della palestra. Pino Maddaloni, primogenito di ‘O Maè, ha infatti vinto l’oro olimpico a Sidney 2000 e anche stasera Maddaloni ha mostrato fiero la medaglia al pubblico. «Come hai fatto a portare tuo figlio alle Olimpiadi da Scampia?», ha chiesto il co-moderatore Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. «Mio figlio mi disse: “Papà io non voglio fare judo, voglio stare con te”. Per noi era un modo di stare insieme, tutto il resto è venuto di conseguenza» ha risposto Maddaloni. A domande semplici, risposte semplici e fatti eclatanti.

 

 

(L.V.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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