Lotta al terrorismo

Press Meeting

Rimini, 25 agosto 2017 – Alle 15:30 si è svolto, presso lo Spazio Muri B2, l’incontro dal titolo “I muri della radicalizzazione”. Protagonista è stato Lorenzo Vidino, direttore del programma sull’estremismo alla George Washington University – ISPI, e ad introdurre Roberto Fontolan.
Vidino ha chiarito il significato del termine radicalizzazione. «Esso definisce il processo attraverso cui l’uomo adotta una visione del mondo diversa dalla maggioranza, affermandola talvolta attraverso la violenza». Il terrorismo è un fenomeno di radicalizzazione, che ha assunto negli ultimi anni una forma totalmente diversa dal ventennio precedente. «Se, infatti, negli anni ’90 e di inizio millennio si parlava di terrorismo “di gruppo”, oggi gli attacchi sono invece di tipo individuale». Abbiamo difficoltà identificarne modi e percorsi della radicalizzazione. Le diverse esperienze vissute finora ci insegnano, infatti, che questo può avvenire in un arco di tempo brevissimo, attraverso video di propaganda su Youtube, influenze di amici o un indottrinamento profondo e lungo, basato sullo studio di ideologie estremiste. L’aspetto a cui Vidino ha voluto dare un maggiore peso è l’eterogeneità dei profili coinvolti nel terrorismo. Oltre ad adulti e bambini, come ha specificato, sono molte anche le donne protagoniste dell’estremismo islamico: «Non esiste un soggetto terrorista standard: molti dei soldati della Jihad sono convertiti alla religione islamica e non sono nati con questo credo».
Il relatore ha poi approfondito un tema su cui è importante la chiarezza: «Non è vero che una delle cause maggiori della radicalizzazione in Europa e nel mondo è data da una scarsa integrazione delle comunità islamiche nelle società». Ha sostenuto la sua tesi con alcuni dati, che dimostrano che, dei 6mila soggetti partiti dall’Europa per combattere la diabolica “battaglia” jihadista, la maggioranza proviene da nazioni del nord Europa, dove il sistema di integrazione è certamente più avanzato, per esempio, di quello italiano. «Non per questo esclusione e scarsa integrazione rappresentano necessariamente una causa scatenante della radicalizzazione». La figura determinante di questo processo è, invece, il «soggetto predicatore». Un persona, alle volte un religioso, che semina odio e ideologia estremista all’interno della società.
Vidino ha poi concluso toccando il tema della sicurezza e dell’antiterrorismo: «Gli strumenti classici contro l’estremismo sono in continua e veloce evoluzione, ma non sono sufficienti: il punto primo su cui bisogna lavorare per arrivare a risultati positivi è la prevenzione. Oltre a questo», ha terminato, «è necessario deradicalizzare chiunque sia soggetto all’adesione al terrorismo o torni in Europa dalle battaglie jihadiste in Medioriente».
(A.C.)

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