Lo sviluppo economico, fattore di superamento del fondamentalismo religioso

Press Meeting

Rimini, 21 agosto 2015 – Favorire la crescita dei paesi tentati dal fondamentalismo religioso, promuoverne le economie, intensificare le relazioni commerciali. Questa la strategia migliore per combattere le ideologie violente che si ammantano di slogan religiosi nel bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente. Le strade da percorrere? Libertà e dialogo interreligioso, politiche d’investimento nella cooperazione, cicli di istruzione e formazione professionale rivolti ai giovani, progetti culturali nella scuola, dall’infanzia all’università, per incentivare la tolleranza e il rispetto reciproco.
Questo è il filo conduttore del convegno dal titolo “Lo sviluppo economico, fattore di superamento del fondamentalismo religioso”, nella sala Eni B1 delle ore 15, promosso in collaborazione con l’ufficio d’informazione in Italia del Parlamento Europeo e della Commissione Europea. Al tavolo dei relatori Lucio Battistotti, direttore della rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Brian Grim, president religious Freedom & Business Fondation (Stati Uniti), l’imprenditore libanese Fouad Makhzoumi, ceo del gruppo Future Pipe Industries & Founder of the national dialogue party, il vice presiente del Parlamento Europeo Antonio Tajani e Michele Valensise, segretario generale del ministero degli Esteri. Il dibattito è stato introdotto da Roberto Fontolan, direttore del centro internazionale di Comunione e Liberazione.
“Occorre che la politica torni a occuparsi di valori e idee – afferma Tajani in apertura – coinvolgendo soprattutto i giovani. L’educazione deve riscoprire urgentemente la propria funzione e il proprio valore. La scuola e le università devono essere dei laboratori per le future società, promuovendo il dialogo, il rispetto della diversità e l’impegno politico”. Proprio l’educazione è il tema di una conferenza in programma il 17 novembre promossa dal Parlamento Europeo.
Battistotti ricorda che il dialogo interreligioso è ai primi posti nell’azione della Commissione Europea. Citando una affermazione di Borges “è più facile morire per una religione che viverla”, il direttore della rappresentanza in Italia della commissione aggiunge che “il dialogo fra i capi delle religioni favorisce la lotta al fondamentalismo e al terrorismo e crea benessere economico. Per contribuire e favorire il dialogo la Commissione ha investito 185 milioni di euro per progetti interculturali e di istruzione rivolti anche alle start up, alle organizzazioni non governative e alle associazioni di volontariato del nostro paese”.
Grim, esperto delle implicazioni fra sviluppo economico e fondamentalismo, ha realizzato uno studio che colloca la disoccupazione al primo posto fra le cause di instabilità in Iraq. Un malessere facilmente cavalcato da Isis con sistemi mafiosi di reclutamento di giovani nelle azioni di terrorismo. “La strategia è combattere questa mentalità – spiega Grim – attraverso progetti virtuosi come Business for Peace, iniziativa sull’economia di profitto per la pace che ha finanziato start up di successo. Fra queste cito un’azienda creata da due giovani, uno ebreo, l’altro musulmano per visite turistiche in Terra Santa rivolte ai vari credi religiosi”.
Per Makhzoum, imprenditore a capo di un gruppo internazionale che occupa 3500 addetti, “la libertà religiosa e il dialogo contribuiscono alla crescita economica abbattendo la corruzione”. Uno studio realizzato dalla sua fondazione in 173 paesi conferma questa tesi e individua varie soluzioni, soprattutto progetti di istruzione, formazione e micro credito per nuove piccole-medie imprese.
Per Valensise il titolo del convegno è una affermazione, non si conclude con un punto interrogativo. “C’è una correlazione precisa tra maggiore sviluppo economico e decrescita del fondamentalismo”. Il ruolo dell’Italia “è perseguire nelle politiche di cooperazione e volontariato nelle regioni più povere, un settore in cui il nostro paese ha un primato a livello europeo”. Infine, precisa Valensise, “se vogliamo creare sviluppo e combattere il fondamentalismo religioso dobbiamo puntare sui giovani e sulle donne con progetti nel campo della formazione in agricoltura e per migliore la condizione femminile in paesi ad alto rischio terrorismo quali Marocco, Tunisia, Afghanistan”.

(G.G.)

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