LO STATO DELLA GIUSTIZIA

Press Meeting

La sala A3 ha ospitato l’incontro delle 19, in cui Paolo Tosoni, presidente della Libera Associazione Forense, ha così introdotto l’intervento del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Michele Vietti: “Si parla molto di crisi economica, poco di quanto il malfunzionamento della giustizia italiana possa incidere su di essa. Il nuovo ministro della Giustizia e il capo dello stato hanno sottolineato a ragione che si deve fare al più presto anche una riforma della giustizia, non solo in ambito penale, ma anche e soprattutto in ambito civile. Migliaia di cause, infatti, sono tuttora inevase da ben più di cinque anni”. Per Tosoni va poi meglio definito il ruolo dei componenti del Csm, “nell’ottica dell’imparzialità e dell’onestà negli interventi”.
Secondo Vietti il ruolo dei mass media nelle crisi economiche è stato molto importante: “Mi sentivo molto alleggerito quando vedevo che i giornali e le televisioni durante la crisi non parlavano del sistema giudiziario italiano; tuttavia, riflettendoci bene, mi sono accorto che gran parte dei problemi della nostra giustizia non sono mai stati presi in adeguata considerazione. Il cattivo funzionamento giudiziario è la causa della perdita di un punto del pil: lo ha affermato Draghi recentemente”.
Si parla di miliardi di euro. “Se noi dibattiamo su come uscire dalla crisi, non è improprio introduttore il tema degli handicap della giustizia italiana; per questo dobbiamo approfittare della crisi e trarne una ragione per revisionare il sistema giuridico. È come se dovessimo agganciare un ulteriore vagone al treno della manovra economica. Nel 2005 io tentai di agganciare un primo vagone, tentando di portare al governo un decreto che razionalizzava il diritto fallimentare: le precedenti norme risalivano a un regio decreto antebellico. Purtroppo non ho avuto molto seguito”.
L’intera geografia dei nostri tribunali – sottolinea il relatore – deve essere suscettibile di modifiche in tempi rapidi. “La dislocazione delle sedi giuridiche risale agli stati pre-unitari. Basti pensare che se in Piemonte vi sono 17 tribunali, in Sicilia esistono solo quattro corti di appello”. Il vicepresidente del Csm vuole poi “una magistratura che non dipenda dal governo”. “Per questo sono favorevole al dialogo fra governo e magistratura – afferma – ma non a scorrettezze nelle nomine o a vie privilegiate o azioni improprie nell’assegnazione dei ruoli giudiziari”.
Da questo punto di vista per Vietti è una fortuna che nel nostro paese i “togati” non vengano eletti, perché altrimenti sarebbero parziali in quanto condizionabili dai loro elettori. “L’imparzialità – è la sua sintesi – è il registro fondamentale di ogni magistrato, che per questa ragione non deve fare politica o ricoprire altre cariche istituzionali. Se un magistrato venisse eletto come assessore, non dovrebbe candidarsi nel luogo in cui esercita il suo mandato; diversamente perderebbe la sua imparzialità e non potrebbe essere più magistrato”.

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