“L’Italia che invecchia è una bomba migratoria”

Press Meeting

Incontro con Gian Carlo Blangiardo

Lo spazio incontri “Un caffè con…” ha ospitato l’incontro “L’Italia che invecchia è una bomba migratoria” con Gian Carlo Blangiardo, Docente di Demografia all’Università di Milano Bicocca.

Il moderatore Francesco Magni ha innanzitutto ringraziato Blangiardo per il contributo dato alla realizzazione della mostra del Meeting “Migranti, la sfida dell’incontro”, per quanto riguarda il quadro e l’analisi di quali cambiamenti hanno portato nella società italiana gli arrivi massicci di migranti. Quali invece le sfide che abbiamo di fronte a noi?

“La realtà demografica – ha risposto Blangiardo – pone in evidenza che la società italiana ha smesso di crescere. Nel 2015 si è avuto il minor numero assoluto di nascite dai tempi dell’Unità, 486mila. È del tutto illusorio credere – e far credere – che gli immigrati possano sostanzialmente riempire le nostre culle vuote. Nel 1961 gli stranieri in Italia si sarebbero potuti far entrare in un stadio come San Siro, erano in tutto 60mila. Oggi sono 6 milioni, più del totale degli abitanti di una regione come la Campania, e quasi 180mila gli stranieri divenuti italiani nel 2015. Oggi il problema che crea forte apprensione è quello della mobilità internazionale. È la ‘bomba demografica del nostro tempo di cui stiamo percependo solo la componente più evidente e problematica”.

Quali allora le maggiori evidenze che accompagnano il fenomeno? Blangiardo ha ricordato che le ultime statistiche delle Nazioni Unite mettono in luce come negli ultimi 15 anni i migranti a livello planetario si sono accresciuti del 41%. Da subito nel profondo Sud del mondo si rende necessario creare mediamente almeno 8-9 milioni di posti di lavoro in più ogni anno. “Uno specifico piano d’azione va oggi messo in campo con l’obiettivo di disinnescare questo nuovo ordigno. La medicina per governare i flussi di mobilità dell’Africa è connessa tanto al miglioramento delle condizioni economiche e di vita che gravano sui popoli del Sud del mondo, quanto al contenimento degli squilibri che ne incentivano la fuga dalla miseria. Occorrono quindi vere politiche di supporto di un piano per lo sviluppo del continente africano, che crei spazio e risorse per tutti. Non è solo una necessità emergenziale o un dovere etico ma una scelta intelligente che dovrebbe governare le scelte politiche a livello internazionale”.

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