L’impronta – Cuori Moderni

Press Meeting

“Ciò che mi sorprende, dice Dio, è la speranza”. Lo spettacolo inaugurale del Meeting 2015 – L’impronta – Cuori Moderni – all’Arena Frecciarossa1000 salone D3 si apre e si chiude con la lettura di un brano di Charles Péguy tratto dal Portico del mistero della seconda virtù in lingua originale dall’attore francese Michael Lonsdale. Il brano parla della virtù della speranza, propria dei bambini, di coloro che sono semplici e non hanno niente da difendere se non il loro cuore, come in fondo i poeti.
È la voce della grande poesia accompagnata dalla danza e da geniali soluzioni multimediali che fa da fil rouge allo spettacolo e porta il pubblico ad accorgersi di una ferita che brucia al centro del petto, ad accorgersi di essere abitati da un’assenza che costituisce la nostra impronta di uomini: “Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza? Che colmi tutta la terra della tua assenza?” (Lagerkvist).
Il ritmo dello spettacolo è dettato dall’interazione fra le parole e l’azione coreografica realizzata dal bravissimo Marco Baldazzi, che tramite delle vele utilizzate anche per proiettare le immagini degli attori/lettori, ha trasformato il palco in una barca in mezzo al mare, ora calmo ora tempestoso, che vuole tornare al porto.
Lo spettacolo prosegue con Pavese: “Non c’è cosa più amara che l’alba di un giorno in cui nulla accadrà”; segue Rebora con il tema del mare proiettato anche sullo sfondo, a rappresentare le tempeste che nella vita l’uomo attraversa, senza tuttavia poter dimenticare quel richiamo (il gancio di Kikuo Takano) a cui forse “non c’è più nulla da appendere”.
Sembrerebbe che l’uomo non abbia la forza necessaria per vivere all’altezza delle sue domande, ma Leopardi si chiede come mai, “se polve ed ombra sei, tant’alto senti?”. Risponde però Luzi con la certezza che emerge della poesia che dà il titolo al Meeting: “Ma c’è, ne custodisce forza e canto /la musica perpetua ritornerà. / Sii calmo”.
La parola, a volte spezzata, a volte ricomposta e sovrapposta a più voci, ma sempre integrata con la scena multimediale e l’azione coreografica di Marco Baldazzi, ha così guidato il pubblico nella riflessione sul desiderio del cuore e la sua realizzazione. La poesia, scrive Davide Rondoni a presentazione della piéce, è il segno bruciante di un’impronta ed è stata sempre usata per dare voce a quell’impronta, diventando inseguimento appassionato del reale.
Un commosso grazie, dunque, quello espresso dal regista Otello Cenci, a tutti coloro che si sono prestati alla realizzazione dello spettacolo e segnatamente alle magistrali voci e agli intensi volti di Francesca Benedetti, Maddalena Crippa, presente in sala, Gioele Dix, Sandro Lombardi, Glauco Mauri, Massimo Popolizio, Galatea Ranzi, Roberto Sturno, Pamela Villoresi e Michael Lonsdale.
(A.S., Ant.C.)

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