Vari docenti e studiosi hanno svolto relazioni sull’argomento nella tavola rotonda introdotta da Antonio Matacena, condirettore della rivista “Non Profit”, a partire da Giancarlo Rovati, presidente Commissione di indagine sull’esclusione sociale presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: commissione istituita per legge nel 2001 e composta, ha sottolineato il relatore, anche dai rappresentati di organizzazioni direttamente impegnate nella condivisione della povertà e dell’aiuto rivolto a chi si trova in questa condizione. “In Italia si trova in condizione d’indigenza assoluta dei beni necessari a una condizione dignitosa un milione circa di famiglie, per un totale di 2.800.000 persone. Si pensa che ad esserne colpiti siano soprattutto gli anziani e si dice poco che il livello d’indigenza dei minori è pari a quello degli anziani.” Importante per il monitoraggio sulla consistenza del fenomeno ‘povertà’ la consistenza dei tentativi di risposta legati all’esperienza delle organizzazioni ‘Non Profit’.
Lorenza Violini, ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università di Milano, ha posto l’attenzione sulle linee delle politiche europee per contrastare la povertà, attivate soprattutto a partire dalla Conferenza di Lisbona su “Occupazione, risorse e coesione sociale” del 2001: da allora la politica sociale “non è stata più vista solo come un’attività succedanea ma subsostanziale alla struttura dello sviluppo economico europeo”. Il ruolo che in questo ambito viene assegnato al tema della sussidarietà emerge, nei documenti, più come tensione a coinvolgere le realtà “non profit” nella fase di elaborazione delle politiche che in un sostegno fattivo alle azioni per contrastare la povertà. “‘Il fare è lasciato alle politiche nazionali, ma ragionare in termini d”impresa sociale nelle politiche d’affronto della povertà porta ad una più positiva integrazione delle politiche di carattere economico”.
“Liberi di non essere poveri” in termini economici – ha ribadito Giorgio Fiorentini, direttore Master in Management delle Aziende Cooperative e Aziende Non Profit dell’Università Luigi Bocconi – significa dare alle imprese “Non Profit” una finalità socio-economica non solo di tipo assistenziale di emergenza.
È quindi toccato a Clara Caselli, decana della Facultad de Ciensas Economicas dell’Università Cattolica “Sedes Sapientiae” di Lima, far vedere attraverso l’esperienza diretta come il “Non profit” dia risposta al problema dell’indigenza.
“In Perù la forbice tra ricchezza e povertà è spaventosa. In questo contesto opera da più di 5 anni con una ricchezza di iniziative l’Università Cattolica, essa stessa un’esperienza “Non profit” che conta oltre 3.000 studenti, situata in una delle zone più povere della capitale. Appare evidente in questo contesto che la libertà dell’individuo è la prima molla dello sviluppo. A Lima in 5 anni abbiamo creato 400 nuovi posti di lavoro vero, e ciò ha contribuito a cambiare il volto della zona”.
M. T.
Rimini, 22 agosto 2005